Da molti anni EveryOne Group, organizzazione internazionale per i diritti umani, conduce una campagna mirata a sensibilizzare le istituzioni internazionali in merito al pericolo degli arsenali nucleari, che minaccia la nostra intera civiltà. Gli esperimenti e le intimidazioni da parte del dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un e le risposte di Donald Trump hanno riportato all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale questo tema di enorme importanza per la sicurezza mondiale. Per sensibilizzare i governi e le istituzioni internazionali sulla necessità di avviare piani congiunti che conducano all’eliminazione e alla proibizione delle armi nucleari, EveryOne Group ha inviato loro, in formato e-book, il libro più recente di Roberto Malini, co-presidente dell’organizzazione umanitaria e poeta laureato.
“Si intitola ‘Il ciliegio che sopravvvisse alla bomba’ ed è una raccolta di poesie che dà voce agli ‘hibakusha’, i testimoni delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki,” spiega l’autore. “Il libro però non è solo memoria di ciò che accadde il 6 e il 9 agosto 1945, ma prefigura l’avvenire, se non riusciamo a fermare la minaccia degli arsenali atomici. Oggi ci sono cinquantamila ordigni nucleari nel mondo, sempre più piccoli, sofisticati e distruttivi. Se pensiamo che nel 1961 venne sperimentata la Bomba Zar, cinquemila volte più potrente di quella che colpì Hiroshima, non si può che rabbrividire al pensiero di cosa accadrebbe, oggi, in caso di guerra o incidente riguardante armi nucleari”.
Il libro, introdotto dagli auspici del Museo Memoriale della Pace di Hiroshima, è allegato a una lettera che invita il destinatario a darsi da fare per l’obiettivo del disarmo: “Le inviamo questo libro perché siamo convinti che lei possa contribuire a salvare l’umanità, operando per il disarmo nucleare. Le poesie che leggerà ricordano cosa accadde alla gente innocente di Hiroshima e Nagasaki e sottolineano la contraddizione dell’umanità di oggi, che ritiene di essere in grado di controllare le bombe atomiche e non riflette sull’evidenza che nel corso della civiltà i popoli hanno finito, senza eccezioni, per fare uso di qualsiasi invenzione bellica, per uccidere il maggior numero di persone”.