Parte il progetto Interceptor, il Modello Organizzativo dedicato alla Malattia di Alzheimer a cui sta lavorando dall’inizio dell’anno il Tavolo di Lavoro voluto dal Ministro Beatrice Lorenzin e coordinato dal Prof. Mario Melazzini dell’AIFA che ha incluso componenti provenienti da enti istituzionali (AIFA, Ministero Salute, Istituto Superiore di Sanità), Società Scientifiche (Società Italiana di Neurologia, SINdem – Associazione Autonoma aderente alla SIN per le demenze, Società Italiana di Geriatria), IRCCS (Fatebenefratelli Brescia, Besta di Milano e INRCA di Ancona), il Policlinico Universitario Fondazione A. Gemelli, e Associazioni Famigliari (Associazione Italiana Malati di Alzheimer).
Interceptor è il modello di identificazione della popolazione a rischio di Alzheimer che valuterà chi potrà usufruire dei futuri farmaci contro la malattia.
Nei prossimi 8 anni termineranno, infatti, numerosi trials clinici su farmaci contro la Demenza di Alzheimer, molti dei quali sono prevalentemente o esclusivamente rivolti a forme prodromiche della malattia. Questo ultimo dato, unitamente ai costi molto elevati delle nuove terapie ed agli effetti collaterali potenzialmente seri, rende irrealizzabile l’attuazione di un modello di erogazione generalizzato a tutte le 700.000 persone con MCI (Mild Cognitive Impairment), ossia che presentano un rischio elevato di sviluppare una qualche forma di demenza.
“In questo ultimo anno di lavoro – afferma il Prof. Paolo Maria Rossini, esponente del Tavolo di Lavoro e Direttore dell’Istituto di Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – abbiamo messo a punto il Modello Organizzativo INTERCEPTOR con l’obiettivo di intercettare le forme “prodromiche” di Alzheimer nella fase precocissima. INTERCEPTOR mira a identificare quale sia il “marcatore” o l’insieme di “marcatori” (cioè di analisi ed esami strumentali da affiancare alle batterie di test neuropsicologici) con il miglior rapporto costi/benefici, che equivale a dare una prognosi la più precisa possibile, essere non-invasivi (ovvero non pericolosi), essere disponibili sul territorio nazionale e avere un costo sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale.
Sempre maggiori evidenze scientifiche dimostrano una qualche efficacia delle terapie solo nelle fasi molto iniziali della malattia, le c.d. forme prodromiche; queste si associano ad una condizione definita Mild Cognitive Impairment (= MCI) che progredisce in Malattia di Alzheimer vera e propria in circa la metà dei casi.
“Un progetto di grande rilevanza scientifica e sociale – dichiara il Prof. Gianluigi Mancardi, Presidente SIN e Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Genova – che permetterà di avere importanti informazioni sulle persone affette da Mild Cognitive Impairment destinate ad ammalarsi di Alzheimer. Il progetto rappresenta un’iniziativa importante per tutte le persone a rischio di sviluppare questa patologia e per tutta la popolazione dei neurologi italiani che si occupano di diagnosi, terapia e assistenza di persone con Malattia di Alzheimer”.