MISERERE NOSTRI, DOMINE

di ANDREA FILLORAMO

Sono lieto di riportare fra le righe di IMGPress che ha ospitato due miei articoli in cui ho evidenziato il problema dei figli clandestini dei preti, del quale poco si scrive ma molto si parla o meglio si chiacchiera, il post del prof. S.R. che si stacca dalla schiera dei cattolici che seguono la direttiva che “i panni sporchi si lavano in famiglia” e non sanno che i panni sporchi hanno bisogno del sole altrimenti ci coprono di fetore. Quei preti che sono diventati padri e non accettano tale paternità, non sanno che avere un figlio è la cosa più bella del mondo; crescerlo, educarlo, amandolo, rispettando e onorando la donna che ci ha reso padri, è un privilegio se si pensa a tanti che vorrebbero un figlio che non arriva ed altri che il figlio l’hanno perso e non si rassegnano mai a quella dolorosissima perdita. Il prete, come tutti gli uomini, quando volente o nolente mette al mondo un figlio, quindi, si deve assumere, come gli altri, la responsabilità giuridica e morale in relazione ai doveri giuridici e a quelli etici. Egli non può sentirsi esentato da tali doveri in forza del fatto che si è auto sollevato da una norma ecclesiastica che l’obbligava alla castità e al celibato. Non è più tollerabile che i vescovi e le Curie si attivino, come nel passato, per avvolgere nel silenzio e nell’omertà “casi” ritenuti scandalosi, “strappare” i figli non solo dai padri perché preti ma anche dalle madri perché “tentatrici”. Quanti figli di sacerdoti sono stati dati in adozione, messi nei brefotrofi! Ritengo che finalmente nella Chiesa anche per questo problema tenuto sempre nascosto, comincia a farsi strada la trasparenza voluta dal Concilio Vaticano II, testimoniata non solo dalle parole ma anche dai fatti ben noti a tutti che hanno come protagonista Papa Francesco. L’ipocrisia, atavico difetto del clero, oggi comincia, quindi, nei preti, a cedere il passo alla lealtà dei comportamenti, a chiamare le cose con il proprio nome, a manifestare senza timore di censure o di penalizzazione le proprie idee. Fra queste l’urgenza, universalmente reclamata, di abolire l’obbligo del celibato, che è alla base della clandestinità dei figli dei sacerdoti, come richiesto da undici sacerdoti tedeschi ordinati nel 1967 a Colonia, considerata sia una roccaforte cattolica, che una delle città più progressiste e gay friendly della Germania, che hanno scritto una lettera aperta. Padre Simenon, uno di loro, ha detto: «Crediamo che non sia accettabile chiedere, a ogni uomo che diventa sacerdote, di rimanere celibe. Pensiamo che a ogni cattolico dovrebbe essere consentito di scegliere se preferisca o meno essere celibe, indipendentemente dal fatto di fare oppure no il sacerdote. Proprio come nella Chiesa protestante o in quella ortodossa ».
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Congratulazioni per il coraggio di far conoscere il CASO e nel porre il problema dinanzi alla nostra coscienza di cristiani e membri della Chiesa. Personalmente che un prete sia padre, oltre che "padre" non mi scuote affatto. Anzi – sai come la penso – ritengo che sia tempo di scardinare certi pilastri tarlati che reggono ancora una ipocrisia che ormai si è fatta troppo pesante da sopportare e credo che neanche Colapesce possa più reggere una colonna "infamante" come questa. Il celibato DEVE essere una scelta per chi – non gay – ne senta la forza, il dono carismatico, il desiderio e la gioia di viverlo, ma NON UNA IMPOSIZIONE CANONICA. I fedeli saranno ben lieti di sapere dal prete stesso che ha avuto un figlio e che si assumerà la responsabilità di curarlo, proteggerlo ed educarlo, come fanno migliaia e migliaia di sacerdoti altre chiese cristiane e MOLTO più cattoliche nei fatti, mi verrebbe da dire, ma non lo dirò! Chissà quanti farebbero a gara ad aiutarlo, anche a fargli da baby sitter e accogliere nella comunità col giusto rispetto la madre del bambino. Queste situazioni vanno al più presto regolate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito. Ciò che non deve continuare a farsi è TACERE, nascondere il PECCATO (anche Giuseppe fu tentato di farlo, ma lo Spirito lo illuminò e lui scelse la guida del Giusto!) Fare costruire intorno al prete "padre" un cerchio magico e "omertoso di paladini, ruffiani, ipocriti silenziatori, orgogliosi e superbi custodi del SEGRETO! Un abbraccio forte al quel signore, figlio di un prete. Gesù Natale gli faccia gustare la bellezza di essere nato, la meravigliosa dolcezza di essere padre a sua volta, e trovare nel suo cuore il coraggio e la forza di perdonare chi non ha trovato il coraggio di rivelare la sua paternità, ma quello di nasconderla. MISERERE NOSTRI, DOMINE!