Papa Francesco ci ha invitati ad amare con i fatti e non a parole

Papa Francesco nel corso del suo pontificato non ha mai smesso di scagliarsi contro i muri nel mondo, fatti di paura, aggressività ed egoismo, puntando il dito contro quei «muri visibili e invisibili» che segregano in pezzi incoerenti un mondo, paradossalmente, sempre più globalizzato. Dalla cosiddetta barriera di sicurezza israeliana che lacera in due la biblica Terra di Canaan, alle separazioni e ai rinascenti particolarismi di un’Europa sempre più fortezza e sempre meno Unione; fino al muro più lungo al mondo, ancora in costruzione, tra Usa e Messico.

Lacerazioni e conflitti in un mondo segnato da numeri impressionanti. Secondo il rapporto ONU 2017 il numero degli affamati è tornato a crescere dopo oltre un decennio. Oggi sono 815 milioni, 38 in più rispetto al 2015, l’11% della popolazione mondiale. Inoltre sono quasi 25 milioni le persone in situazione di lavoro forzato. Il Paese con la più alta percentuale di popolazione in stato di schiavitù (4,3%) è la Corea del Nord. l’India, pur non essendo il primo Paese per percentuale di schiavi rispetto alla popolazione complessiva, ospita comunque l’impressionante numero di 18,3 milioni di schiavi.

Anche l’Italia è afflitta da questa piaga. Basti pensare al fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori stagionali e del caporalato, con un costo per le casse dello Stato, in termini di evasione contributiva, non inferiore ai 600 milioni di euro l’anno. Sono almeno 400 mila lavoratori agricoli (3/4 stranieri) che quotidianamente si mettono nelle mani del caporale di turno pur di racimolare qualcosa.

Fenomeni inquietanti che penalizzano e tolgono prospettive di futuro in particolare ai giovani, come confermato anche dal rapporto Caritas sulla povertà “Futuro anteriore”, presentato il 17 novembre, a ridosso della prima Giornata mondiale dei Poveri istituita da papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia.

Nel Messaggio di presentazione della Giornata, Papa Francesco ci ha invitati ad amare con i fatti e non a parole. Fatti che possono assumere la forma di proposte concrete, ma che devono anche farci riflettere e cambiare. I poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. La povertà «ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro». Davanti a questi scenari non dobbiamo restare inerti, ma «rispondere con una nuova visione della vita e della società». È dunque un appello a contribuire al cambiamento della storia promuovendo vero sviluppo. Serve allora un’autentica conversione. Bisogna invertire la rotta. È necessario un cambiamento nel modello di relazioni, così come in quello di sviluppo e negli stili di vita personali. Buon Natale!