Dal Salmo 105
Il Signore è fedele al suo patto
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
di Ettore Sentimentale
La selezione del salmo 105 proposta alla nostra attenzione (i primi nove versetti su 45 dell’intera composizione), offrono l’opportunità di cogliere sostanzialmente il carattere di ringraziamento dell’articolata lode che ripercorre le meraviglie operate da Jahweh nel passato. La Chiesa lo designa come cassa di risonanza della 1^ lettura (Gn 15, 1-6; 21,1-3), testo nel quale l’autore sacro presenta la promessa della numerosa discendenza da parte del Signore ad Abram.
In realtà questo inno è il primo dei salmi “alleluiatici” (così detti perché si aprono con “Alleluia”, omesso però dalla selezione) e nel nostro caso il salmista invita subito a lodare Jahweh perché le sue opere sono state stupende. Non ci si può non fermare a meditare le meraviglie che il Signore ha compiuto nei confronti della “stirpe di Abramo…dei figli di Giacobbe”. L’invito dell’orante diviene addirittura un “comando”, un “obbligo” (nei primi versetti abbiamo una serie impressionante di imperativi) a lodare Dio e a ricercarne la presenza fra le pieghe della storia, punteggiate di interventi “miracolosi” nei confronti degli uomini.
Basti pensare alla “insperata” discendenza “più numerosa delle stelle del cielo”, in un momento in cui in Abram le speranze erano ormai tramontate e il “nostro padre nella fede”, si era rassegnato che un suo domestico sarebbe stato suo erede (Gn 15,3). Ma Dio è fedele (“si è sempre ricordato”) alla sua alleanza.
La liturgia ci fa pregare questo salmo in occasione della Festa della Sacra Famiglia, nucleo umano “sui generis” pensato per farci toccare con mano che è possibile percorrere la via del patto di amore fra Dio e gli uomini, anzi la famiglia “cristiana” lo ripresenta facendolo diventare “sacramento”, segno vivo del debordante amore dello Sposo (Cristo) per la sua Sposa (Chiesa), affinché questa possa presentarsi davanti a Lui tutta splendente di bellezza e di amore, senza macchia né ruga.
Auguro che tutte le famiglie, anche in mezzo a tanti disagi di varia natura, possano riappropriarsi del progetto di Dio su di loro e vivere la sfida che il mondo oggi lancia: essere la “letizia dell’amore” del Padre (“Amorislaetitia”), così come – familiarmente si usa dire di un/a bravo/a figlio/a – “sei la gioia di mamma e papà”.
Con questo commento si chiude la riflessione sui salmi responsoriali intrapresa lo scorso anno, alla prima domenica di avvento. Con il nuovo anno, dopo un serrato confronto e un proficuo discernimento editoriale con il direttore di questa testata si è addivenuti alla conclusione di soffermarci e meditare a cadenza mensile su alcuni brani profetici particolarmente “provocatori” per l’uomo contemporaneo.
Le novità però non finiscono qui. Il direttore, che ringrazio per la fiducia accordatami in questi anni, mi invita a presentare alcuni spaccati pastorali delle comunità ecclesiali, particolarmente del versante jonico visto l’impegno che porto avanti da alcuni mesi. Abbiamo concordato di prendere coscienza e conoscenza della situazione attraverso delle interviste ai parroci per valorizzare le risorse del territorio avendo come proposito principale la ricerca di “ciò che è buono, a Dio gradito e perfetto”. Il substrato di questo approccio è fatto di verità e carità. La cadenza di questi contributi sarà più o meno mensile.