Tutto il secolo scorso e parte dell’inizio del duemila è stato contrassegnato dall’idea che il mondo si sta sistematicamente allontanando da Dio. E’ la tesi della secolarizzazione, diffusa dai vari laicisti, pasdaran del pensiero unico che attraverso i mass media di ogni genere hanno fatto credere che l’uomo moderno ha messo in soffitta ogni religione. C’è un libro, uno studio, di un sociologo americano che sfata il mito della secolarizzazione del pianeta, si tratta di Rodney Stark, “Il trionfo della fede. Perché il mondo non è mai stato così religioso”, pubblicato da Lindau (2017). L’importante pubblicazione è stata recentemente presentata da Matteo Matzuzzi, su Il Foglio del 7 gennaio scorso e ripresa da padre Livio Fanzaga a Radio Maria. Nei 10 capitoli del libro, Stark fa un ritratto globale della fede, ripercorrendo ogni angolo del globo, soffermandosi non solo sulle religioni più diffuse (dal cristianesimo all’islam, dal buddismo all’induismo, dall’ebraismo allo shintoismo), ma anche sulle tradizioni o credenze soprannaturali presenti in aree più circoscritte. Il testo riunisce un’impressionante quantità di statistiche elaborate da fonti autorevoli. Alla fine il sociologo delle religioni vuole affermare una sola cosa: “ il mondo non è mai stato così religioso”.
Stark smantella uno dei luoghi comuni della modernità più duri a morire: l’idea che le nostre società siano sempre più secolarizzate.“Non ha avuto paura di esagerare – scrive Matzuzzi – mandando in stampa un libro che ha per titolo Il trionfo della fede”. (Matteo Matzuzzi, Dio non è morto, 7.1.18, Il Foglio)
Le conclusioni del professore americano sono sorprendenti, provocatorie, radicali e difficilmente schivabili, soprattutto per i lettori occidentali e laici. Praticamente l’81% della popolazione mondiale dichiara di appartenere a una religione organizzata; il 50% dichiara di partecipare ogni settimana ai riti della propria confessione. In America Latina, le Chiese protestanti pentecostali hanno convertito decine di milioni di persone e i cattolici che vanno a messa hanno raggiunto numeri senza precedenti. Poi, “ci sono più cristiani praticanti nell’Africa sub-sahariana che in qualsiasi altra parte della terra e ben presto la Cina potrebbe diventare il Paese con il maggior numero di cristiani”. Peraltro ogni spazio lasciato dalle confessioni organizzate, istituzionali, viene preso da innumerevoli credenze nel soprannaturale. In Russia, ci sono più guaritori che medici; il 38% dei francesi crede nell’astrologia.
Eppure nonostante tutto questo i media cercano di riportare “prove” del rapido declino della religione in America e nel resto del mondo. Lo spiega bene nell’Introduzione che nella traduzione italiana ha per titolo “Contro i fanatici della secolarizzazione”: “Si tenga presente soltanto un unico fatto: la stragrande maggioranza degli americani che dichiarano di non avere alcuna appartenenza religiosa pregano e credono negli angeli! Si tratta di una dimostrazione di non religiosità?”. I numeri, in modo inequivocabile confermano che da tempo, nel mondo, è in atto un massiccio risveglio religioso. Non solo cristiano, sia chiaro. Ma islam e induismo non crescono con la stessa rapidità del cristianesimo, nonostante quel che si potrebbe immaginare limitandosi a una superficiale osservazione di quanto quotidianamente accade nel mondo”. Stark nel libro riporta solide prove accuratamente documentate, anche se non si aspetta nessuna approvazione da parte degli intellettuali occidentali,“che sbandierano l’inevitabilità di un trionfo a livello mondiale della secolarizzazione, ovvero la scomparsa della fede nel soprannaturale, sostituita da credenze interamente materiali o laiche. Per loro, la secolarizzazione è un’incrollabile questione di fede”.
Questi intellettuali basano le loro convinzioni sulla“non frequentazione delle chiese nell’Europa moderna”. Infatti la maggior parte dei sociologi della religione inserisce l’Islanda tra i Paesi più secolarizzati.“Così facendo, però, devono ignorare il fatto che il 34% degli islandesi crede nella reincarnazione e un altro 16% non ne è sicuro[…]”. Inoltre, pare che recentemente numerosi neopagani islandesi“si è dichiarato favorevole alla costruzione di un tempio dedicato al culto delle antiche divinità nordiche”. Tuttavia, soltanto il 3,5% degli islandesi si dichiara ateo. “Eppure, – scrive Stark – visto che i suoi abitanti non vanno in chiesa, l’Islanda deve essere considerato un Paese secolarizzato”.
Comunque sia qualcuno potrebbe obiettare che quello dell’Islanda è pura superstizione, non meritevole del termine religione,“dal momento che soltanto le fedi organizzate con elaborate teologie possono essere definite religioni”. Ma anche in Cina, c’è la stessa situazione circa il 77% della popolazione dichiara di non professare alcuna religione,“eppure quasi tutti questi cinesi ‘non religiosi’ si recano spesso nei templi tradizionali, dove offrono preghiere e doni a varie divinità perché vengano esaudite particolari richieste”.
E’ evidente che Stark considera anche le religioni non istituzionalizzate e le forme di soprannaturalismo, che non dispongono di congregazioni organizzate e di solito non hanno un credo, e sono presenti in molti Paesi, in particolare nell’Asia.“Sebbene i dettagli siano spesso diversi da area ad area, la storia rimane grosso modo la stessa: templi, moschee, pagode, cappelle e chiese sono piene, e persino persone che non le frequentano si dichiarano religiose”.
Dunque, “qualunque cosa si possa dire di queste persone, non possono essere definite non-credenti, e i fanatici della secolarizzazione non possono neppure consolarsi con il notevole vigore delle religioni non istituzionalizzate in Asia o del soprannaturalismo non istituzionalizzato in Europa”.
Peraltro questi fanatici sono zittiti, dal più grande esperimento, il più grande test mai realizzato,“della loro tesi secondo cui modernità e scienza rendono non plausibile la religione”. E Stark riporta l’esempio dell’Unione Sovietica, dove per generazioni, “ha chiuso le chiese, perseguitato i credenti e reso obbligatorio che tutti gli studenti di ogni ordine e grado frequentassero ogni anno corsi di ‘ateismo scientifico’[…]”. Peraltro, “il governo sovietico,“pensò bene di accelerare l’inevitabile processo di secolarizzazione, in cui la religione sarebbe scomparsa dalla faccia della terra – un processo che, in una forma forse più moderata, è un articolo di fede per molti dogmatici studiosi di sociologia”.
Attenzione, scrive Stark,“questo sforzo sovietico costituì un notevole esperimento naturale. Quale fu il risultato? Un rilevamento a livello nazionale condotto nel 1990, quando l’Unione Sovietica stava per crollare, rivelò che sessant’anni di indottrinamento intensivo avevano fatto sì che il 6,6% di russi si dichiarasse ateo, una percentuale soltanto leggermente superiore a quella relativa degli Stati Uniti”.
Tra i numerosi sociologi fanatici, soltanto uno si è ricreduto, ritrattando quello che aveva scritto, è Peter Berger. Stark, usa le sue parole:“penso che quanto è stato scritto, da me stesso e dalla maggior parte degli altri sociologi della religione, negli anni ’60 a proposito della secolarizzazione sia sbagliato[…]La gran parte del mondo di oggi non è secolarizzato. E’ molto religioso”.
Certamente Stark osserva che questo risveglio religioso ha anche effetti negativi, “l’entusiasmo religioso troppo spesso generi odio e terrorismo religioso. In effetti, sommandosi alla globalizzazione, l’intensificarsi a livello mondiale della religiosità sta causando quello che Samuel Huntington definisce ‘scontro di civiltà’”.
Nel 1° capitolo, partendo dalla tabella 1.1 si mostra il numero di aderenti alle principali religioni: i cristiani sono 2,2 miliardi (33%), superano notevolmente i musulmani, che ammontano a 1,5 miliardi (22%), gli indù sono il terzo gruppo religioso, con un miliardo di fedeli (16%), seguiti dai buddisti con 500 milioni (8%). Gli ebrei sono 13 milioni (meno dello 0,2%). I secolarizzati ammontano a 1,3 miliardi (19%).
Naturalmente molti che si dichiarano religiosi sono non praticanti. Ci sono cristiani europei che non hanno mai messo piede in una chiesa e molti altri che ci sono stati soltanto una volta. Altri si dichiarano musulmani, ma non sono mai andati in una moschea. Tuttavia, “il fatto di non essere praticanti non necessariamente deve equivalere a non religiosità”.
C’è un dato significativo, viene smentito lo stereotipo dei musulmani come ferventi praticanti, il loro numero si riduce quasi quanto quello dei cristiani, se i dati si limitano alla frequenza settimanale. Altro stereotipo smentito è quello che “negli ultimi anni del XX secolo molti esperti avevano predetto che presto i musulmani avrebbero superato i cristiani come gruppo religioso numericamente più consistente. Le proiezioni erano basate sul fatto che i musulmani avevano un tasso di fertilità molto più elevato e non si prevedevano cambiamenti. Invece – scrive Stark – il tasso di fertilità iniziò a diminuire. Oggi è al di sotto del livello di sostituzione in Iran, Siria e Giordania; e si prevede che, nei prossimi anni, in generale il tasso di fertilità della popolazione islamica mondiale scenderà a al livello di sostituzione o persino al di sotto”.
Un altro aspetto che riguarda il pianeta Islam è che la religione islamica,“genera una crescita molto ridotta mediante conversioni, mentre il cristianesimo gode di una consistente tasso di conversioni soprattutto in Paesi situati in quello che il mio collega Philip Jenkins descrive come il ‘Sud globale’, ovvero Asia, Africa sub-sahariana e America Latina”. Tra l’altro scrive Stark, “in queste conversioni non sono conteggiati i milioni di convertiti che si registrano in Cina. Pertanto, i trend di crescita attuali fanno prevedere un mondo sempre più cristiano”.
Stark smonta diversi stereotipi, tipo quello che molti sociologi hanno fatto credere che l’ateismo stia dilagando in tutti i Paesi “moderni”. Anni fa il sociologo Phil Zuckerman, vinse un premio con un libro Society without God, in cui spiega che i svedesi e danesi sono felici “anche se non venerano nessun dio”. Il sociologo aveva basato il suo libro su interviste di appena 150 danesi e svedesi. Avrebbe dovuto consultare i dati dei World Values Surveys (WVS), basato su un campione vasto e correttamente selezionato, “se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che nella danimarca ‘senza Dio’ soltanto il 5% dichiara di essere ateo e che nella Svezia ‘senza Dio’ soltanto il 16,8% fa lo stesso”.
Stark può affermare che nella maggior parte del mondo, “gli atei ammontano a una minuscola percentuale della popolazione. Soltanto in undici Paesi raggiungono il 10% della popolazione, e in nessun paese superano il 30%. Gli atei poi sono estremamente rari nei paesi islamici, nell’Africa sub-saharina e nell’America Latina. Persino negli Stati uniti, che hanno trasformato in bestseller libri di ‘nuovi atei’ come Richard Dawkins, Sam Harris, Daniel Dennet e Cristopher Hitchens, solo il 4,4% della popolazione si dichiara atea”.
La più ragionevole delle conclusioni è che la maggioranza della popolazione mondiale crede in Dio.
Sono interessanti le riflessioni sulle condizioni religiose del continente europeo, si presume che esso rappresenti un gigantesco declino rispetto a epoche più antiche e che rappresenta il rifiuto delle credenze religiose. Per il sociologo americano, questo è falso. Lo dimostra nel 2° capitolo, descrivendo l’anomalia Europa.
L’esempio, che Rodney Stark porta da anni, è quello del medioevo, considerato – “giustamente” – “l’età della fede”. Indagini accurate però hanno rivelato che in quei secoli “quasi nessun europeo andava in chiesa, e i teologi cristiani medievali condannavano la religiosità popolare come pura e semplice superstizione e magia, o persino stregoneria. Eppure, nessuno oserebbe ipotizzare che l’Europa medievale fosse fortemente secolarizzata”. Già Walzer, nel 1965, aveva scritto che la società medievale era composta in gran parte da non praticanti e i resoconti giunti fino a noi lo testimoniano. Ci sono diversi fatti curiosi riportati nel libro riguardo i tempi medievali.
Ritornando al presente“in Europa le chiese saranno pure vuote, ma il soprannaturalismo non convenzionale è in pieno boom. Questo è vero soprattutto nell’Europa dell’est, ma ciò non toglie che indovini, astrologi e venditori di amuleti possono guadagnarsi da vivere più che bene anche nell’Europa occidentale”. E poi si potrebbero citare il numero dei pellegrini (66 milioni) che si recano annualmente nei 6.130 santuari presenti nell’Europa occidentale.
Stark fa riferimento al caso Svezia, in testa a tutte le classifiche dei paesi secolarizzati. Nonostante tutto, la grande maggioranza della popolazione si dice cristiana, seppure “a modo mio”. Il settanta per cento ammette di porsi il problema del significato e dello scopo della vita. Il settantotto per cento vuole una funzione religiosa al momento della morte. Il sessantadue, in occasione del matrimonio. Fede un po’ naïf o tiepida? Può darsi, ma l’elemento religioso c’è, di certo più evidente nei paesi a tradizione cattolica rispetto a quelli protestanti. “Il motivo principale – scrive Stark – è che il clero cattolico accetta e predica ancora il messaggio cristiano di base, mentre un gran numero di ecclesiastici protestanti si considera troppo ‘illuminato’ per farlo”.
Altri aspetti da considerare sono quelli del clero “illuminato”, in riferimento a quello protestante, che paradossalmente non crede più in Dio. Stark porta qualche esempio. C’è poi la questione del pluralismo e delle Chiese forti. La competizione favorisce le religioni identitarie.
Per quanto riguarda l’America Latina, qui il paradosso è eclatante: “L’America latina – scrive Stark – non è mai stata così cattolica e questo perché oggi ci sono così tanti protestanti”. In sostanza, qui la chiesa cattolica ha toccato nuove vette di impegno da parte dei suoi membri grazie “all’adozione di strumenti tipici dei suoi competitori protestanti pentecostali. La scienza si limita a studiare il mondo naturale, ma nulla può dire sull’esistenza o la natura di una realtà non empirica La cattolica America latina del mito sta diventando una terra di cristiani carismatici”. E’ l’attrazione che fa crescere la chiesa, non il proselitismo o il compromesso politico.
Naturalmente il testo tratta poi della religiosità nell’Africa sub-sahariana, di quella degli Usa, il caso Giappone e Cina, e tanto altro, vi rinvio alla lettura dell’interessante e documentato testo del professore americano.
“Contrariamente alle costanti profezie secondo cui la religione è condannata a scomparire, che sia in atto un risveglio religioso a livello mondiale è dimostrato da molte prove”. Mai si era verificato nella Storia che “quattro persone su cinque avevano dichiarato di professare una delle grandi religioni mondiali”.
Domenico Bonvegna
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