di ANDREA FILLORAMO
Fortissimi i recenti attacchi che Papa Francesco ha fatto al clericalismo degli ultraconservatori e dei fondamentalisti cattolici che ci sono dentro e fuori la curia romana, presenti anche in tante diocesi non solo italiane, che si annidano in alcune Scuole teologiche, nelle Curie diocesane e anche nelle parrocchie, che vorrebbero fermare la riforma “in capite et in membris” della Chiesa. Di loro, utilizzando i suoi originali “stilemi” che rendono il suo linguaggio comprensibile ed efficace, Bergoglio ha affermato: «Il clericalismo nella Chiesa è un brutto male che ha radici antiche e ha sempre come vittima “il popolo povero e umile”: non a caso anche oggi il Signore ripete agli “intellettuali della religione” che peccatori e prostitute li precederanno nel regno dei cieli». «(bisogna) superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti e delle piccole cerchie che in realtà rappresentano – nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni – un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano […] Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti». Aggiungo: “non soltanto a Roma”. Fin dall’elezione Papa Francesco è stato fatto oggetto dell’odio più acceso e astioso. Alcuni attacchi, come quello di Antonio Socci, erano conosciuti da tempo ma nessuno pensava che quel giornalista che si definisce cattolico, giungesse, dopo aver messo in dubbio l’elezione al soglio pontificio di Bergoglio, usufruendo anche della liberalità di Papa Francesco che non scomunica nessuno, in un post Facebook osasse definire il Papa “un comiziante ossessionato ignorante e banale”. Nessuno avrebbe pensato, ancora, che Monsignor Luigi Negri, vescovo di Ferrara, fosse intercettato il 28 ottobre scorso sul Frecciarossa partito da Roma-Termini, si fosse sfogato con il suo collaboratore dopo l’assegnazione di due diocesi per anni in mano a Comunione e liberazione a due preti di strada e augurasse al Papa la morte: "E’ uno scandalo. Decisione avvenuta nel disprezzo delle regole. Speriamo che la Madonna faccia il miracolo". Raggiunto dal direttore della Nuova Ferrara il vescovo non smentisce: "Qualcuno ha la registrazione?" Forse nessuno si è preso la briga ma fra gli ultraconservatori sono ormai tanti e fra questi non manca chi, data l’età avanzata di Papa Bergoglio, la morte al Pontefice l’augura sul serio. Non mancano sicuramente quelli, ancora, che accostano Bergoglio al demonio come schiavo di Satana. Fra questi João Scognamiglio Clá Dias, fondatore degli Araldi del Vangelo che sono convinti, stando a quanto si legge nella Rete, che grazie alla Vergine di Fatima stia per avvenire una sorta di fine del mondo che vedrà trionfare lo stesso monsignor João Scognamiglio Clá Dias, che dovrebbe sostituire l’eretico Bergoglio. Gli Araldi raccontano di esorcismi nei quali il diavolo annuncia che lo stesso fondatore diventerà sicuramente Papa, che le forze sataniche, lo temono più di ogni altro al mondo. Un demonio attraverso la persona esorcizzata avrebbe detto: «Buttami pure addosso acqua santa, ma non acqua passata per le mani di monsignor João». Non possiamo dimenticare i celebri ‘dubia’ dei cardinali conservatori sino alle più recenti accuse di eresia, che sono da considerare l’apice dello scontro frontale, fra la curia conservatrice, mai così ostile a un pontefice, e papa Francesco, amato da tutti, cattolici e non cattolici tranne alcuni settori della curia e del conservatorismo culturale. Inequivocabilmente e intenzionalmente Bergoglio sta dando l’assalto con umiltà e coraggio a tradizioni durissime a morire in un’istituzione in cui egli sta dando nuova vita che piaccia o meno, che vi si concordi o meno ineludibilmente nuova. In poche parole, la novità viene espressa in modo chiaro, e senza minacciare la tradizione della Chiesa. Si può cambiare tutto senza cambiare le regole di base, quelle su cui si è costruita la tradizione cattolica. (Ricordiamo quel “chi sono io?” con cui egli ha espresso la sua posizione anche sugli omosessuali). La Chiesa, per il Papa, non deve essere una rigida dispensatrice di giudizi, ma deve essere sempre pronta ad accogliere i peccatori, cioè tutti noi. L’esempio di Pietro, che tradisce Gesù e poi viene "fatto Papa", è di una chiarezza lampante che in un baleno toglie valore a tutte le lettere di denuncia, i sospetti, i veleni che stanno girando nel mondo ecclesiastico dopo l’accenno alla "lobby gay". E ricorda a tutti che il cristianesimo ha sempre distinto fra condanna del peccato e misericordia verso il peccatore, e che non è un rigido puritanesimo senza cuore. Per tal motivo Papa Francesco non cambia nulla delle regole morali, ma cancella un moralismo rigido e pettegolo, e con poche parole allontana dalla Chiesa cattolica quell’accusa infamante di omofobia che l’ha perseguitata negli ultimi tempi. La misericordia è la caratteristica distintiva del cristiano, che significa accoglienza del peccatore e perdono. Altra cosa sarebbe cambiare le norme per cancellare il peccato. Misericordia è quanto invoca anche per i divorziati risposati, senza per questo aprire al divorzio: il Papa chiede anche in questo caso un supplemento di indagine teologica sulla pastorale matrimoniale, un cambiamento culturale per riuscire a spiegare questo sacramento alle donne e agli uomini di oggi. Egli individua infatti il problema: se i matrimoni religiosi diminuiscono tanto, e quelli che vengono fatti spesso sono senza valore, è perché troppe volte la Chiesa usa parole sbagliate, vecchie, rigide e sterili per spiegare l’istituzione da cui nasce la vita. Non bisogna cambiare le norme, ma gli esseri umani che le spiegano, la cultura che le giustifica. E anche a proposito del rinnovamento della pastorale matrimoniale siamo certi che Papa Francesco saprà valorizzare l’esperienza femminile, a questo riguardo decisiva. Le dichiarazioni del Papa sul ruolo delle donne sono tante, chiare e rivelatrici di una forte volontà di apertura, non pronunciate in nome dell’improrogabile necessità di adeguare la Chiesa alla parità fra i sessi realizzata nelle società occidentali, e neppure rivestite del paternalismo, spesso affettuoso, che quasi sempre vena le parole degli alti prelati quando affrontano il tema. L’apertura è sostanziale, ed è direttamente collegata al suo progetto di riforma della Chiesa: senza un riconoscimento aperto del ruolo delle donne non si può sperare in quella Chiesa vitale e accogliente che Papa Francesco desidera, quella Chiesa che può di nuovo attirare i fedeli e scaldare loro il cuore. La donna, ha detto, "aiuta a crescere la Chiesa" perché è dal rapporto paritario e collaborativo fra donne e uomini che ha origine la fecondità. E se questo rapporto langue, non è vivo ed è rinnegato, come avviene oggi, la Chiesa non cresce. Il coraggio di dire una verità, come tutte le verità anche ovvia, ma che nessuno prima di lui aveva osato, cioè che "Maria è più importante degli apostoli", non gli impedisce di escludere il sacerdozio femminile, ma al tempo stesso di chiedere un supplemento di studi e riflessioni per capire come realizzare questa parità nella differenza. Supplementi di studi e di riflessione anche per l’abolizione dell’obbligo del celibato per i preti. Supplemento di ricerca al quale, ovviamente, le donne daranno contributi fondamentali. In poche parole, la novità viene espressa in modo chiaro, e senza minacciare la tradizione della Chiesa. Si può cambiare tutto senza cambiare le regole di base, quelle su cui si è costruita la tradizione cattolica: questa è la sua posizione. Su questi temi, c’era stato e c’è il pieno consenso di Benedetto XVI (basta leggere numerosi scritti e discorsi del papa tedesco) che qualcuno ha voluto considerare di posizione opposta. Sono tutti problemi e situazioni che padre Bergoglio, prete e vescovo, incontrava nel suo cammino per le vie di Buenos Aires, nei suoi incontri con donne e uomini normali, che gli aprivano il cuore con speranza e sincerità. Un bagaglio di esperienze umane che oggi illuminano il suo pontificato, riscaldano ogni suo discorso e gli danno quel tono di verità che fa comprendere e amare le sue parole.