Benedetto XVI non è stato solo il più grande intellettuale degli ultimi cinquant’anni, ma come hanno riconosciuto in tanti è stato in assoluto l’intellettuale più importante. Sulla grande eredità del pontificato di Benedetto XVI è intervenuto in due interessanti interviste, la prima su La Stampa e la seconda su Il Foglio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano: “Un uomo di questa levatura aveva un tratto di grande gentilezza anche verso chi lo faceva soffrire. Non si ricorda che abbia mai alzato la voce, o si sia vantato per il suo possente edificio intellettuale”.
L’insegnamento di Benedetto XVI, in particolare la sua attitudine all’ascolto e la sua umiltà) va preso in considerazione da chi ha responsabilità pubblica e politica. “Tanti anche fra cattolici, hanno osteggiato Papa Benedetto finché era in vita. Hanno avanzato su di lui sospetti infamanti e illazioni calunniose. Lo hanno dipinto come un reazionario […]”, ha affermato Mantovano, e ora dopo la sua scomparsa, si augura l’avvio della effettiva riscoperta del suo pontificato e delle sue opere. “In epoca di banalizzazione e di riduzione a slogan, egli ha testimoniato come semplicità e grandezza non siano in antitesi, ma anzi si tengono reciprocamente, perché entrambe riflessi di Dio”. Mantovano ricorda nell’intervista che Ratzinger più volte aveva chiesto al Papa, Giovanni Paolo II, di lasciarlo andare in pensione per dedicarsi ai suoi studi.
Mantovano ricorda come la “missione celeste” di Papa Ratzinger si muoveva su due cardini: “nel rendere chiaro e indissolubile il legame fra la ragione e la fede”. E proprio il dissociare fede e ragione porta a risultati disastrosi, come ha confermato con lucidità a Ratisbona, secondo Mantovano,“quella lezione andrebbe ripresa, finalmente letta, e magari riletta e approfondita: si scoprirebbe che, invece di costituire un attacco all’islam, come è stata presentata, rappresenta lo sforzo per trovare una base comune di interlocuzione con i musulmani, per lo meno con coloro che sono a ciò disponibili. Quella base non è la spada – come sottolinea l’imperatore Manuele Paleologo, richiamato da Benedetto XVI – ma la ragione”.
Naturalmente Ratzinger ha sempre promosso una interlocuzione rispettosa con i seguaci dell’islam, ma anche con tutte le altre religioni. Nessun cedimento o sottomissione, “ma la ricerca di quel che fra uomini rende eguali in dignità”. Inoltre Mantovano sottolinea il forte legame di Ratzinger con Giovanni Paolo II, e a questo proposito Mantovano, lamenta il poco spazio che è stato dato nei commenti a questo rapporto. Ratzinger, nota Mantovano, “ha svolto per un quarto abbondante di secolo a fianco di San Giovanni Paolo II quale prefetto per la Congregazione della dottrina della fede”. Inoltre precisa che “la gigantesca opera del Papa polacco, di richiamo dell’Europa alla sua identità, si è realizzata anche grazie alla costruzione intellettuale e alla elaborazione del suo più stretto collaboratore”.
Per quanto riguarda la difesa dell’Occidente da parte di Joseph Ratzinger, il sottosegretario precisa che non si tratta di “arroccamento o di protezione da uno o più nemici esterni, ma di riscoperta di ciò che si è; e quindi della riscoperta della capacità che l’occidente ha mostrato nel corso dei millenni, partendo dalla filosofia greca, proseguendo con la sua trasposizione nel diritto romano, e inverandosi nella civiltà cristiana medievale, di dare risposta alle domande essenziali dell’uomo”.
Infine Mantovano fa riferimento alla enciclica “Caritas in veritate”, dove Papa Benedetto XVI scriveva che “l’economia ha bisogno dell’etica”, e questo è un sentiero da percorrere, stando attenti a non scadere nella pseudo solidarietà, che si traduce nel mantenimento della povertà e non nell’aiuto a uscirne.
Un tema che è emerso in questi giorni è il presunto contrasto tra Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Sui social, i cosiddetti tradizionalisti fanno un’apologia di Ratzinger contro il cattivo Francesco; si possono leggere tesi abbastanza strampalate.
Sulle presunte divisioni è intervenuto con molta chiarezza il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, tra l’altro citato da Marco Invernizzi nella sua consueta rubrica del sabato mattino a Radio Maria.
“Che qualcuno abbia tentato di presentare Benedetto in contrapposizione a Francesco, purtroppo, è veramente accaduto e continua ad accadere, – afferma Marco Invernizzi – anche se fra questi alcuni hanno capito l’errore e hanno ammesso di essersi sbagliati. Del resto, la figura di Benedetto è stata oggetto di feroci critiche durante tutta la sua vita, a cominciare da quando prese le distanze, da professore, da una lettura del Concilio Vaticano II come rottura con la storia della Chiesa. Poi le cose sono peggiorate quando è diventato Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel 1981, e poi ancora da Papa, a partire dal 2005, e non sono migliorate nemmeno dopo la rinuncia, nel 2013, nei dieci anni successivi fino alla morte”.
Pertanto secondo Invernizzi, “sarebbe altrettanto sbagliato, come alcuni hanno fatto e continuano a fare, rispondere agli attacchi che Benedetto ha dovuto subire con altrettanti attacchi e critiche al suo successore, che evidentemente è molto diverso da lui”.
Certo è una situazione istituzionale inedita, un papa è sopravvissuto ad un altro. Un pò quello che succede con i vescovi quando a 75 anni vanno in pensione. Indubbiamente tra Papa Ratzinger e Papa Francesco c’è una grande differenza culturale. I due hanno avuto percorsi diversi, del resto, nessun Papa è il clone di un altro Papa. Tuttavia entrambi hanno avuto con accenti diversi la sollecitudine missionaria. Ratzinger è più intellettuale, Bergoglio usa toni diversi, ma i principi dottrinali sono gli stessi, è quello che sottolinea anche Mantovano nell’intervista a La Stampa.
Allora di fronte alle divisioni come è giusto comportarsi? Enfatizzandole, trasformando la Chiesa in uno stadio, oppure cercando di superarle nella ricerca della verità, che si trova nella Scrittura e nella Tradizione, oltre che nell’obbedienza al Magistero?
L’atteggiamento del cristiano deve essere quello tenuto da san Giovanni Bosco: a chi gli diceva di dire: “Viva Pio IX” o “Viva Leone XIII”, lui replicava: “Viva il Papa”. Pertanto il vero cristiano sta col Papa chiunque esso sia. Ogni tentativo di lettura dialettica è sbagliata, come stanno facendo a testa bassa certi oltranzisti che stanno oltraggiando la vera Tradizione.
DOMENICO BONVEGNA
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