di ANDREA FILLORAMO
Diciamolo con chiarezza: la Chiesa Cattolica si trova in uno stato preagonico e non sa che pesci prendere per uscire dalla situazione in cui è precipitata.
Basta poco per osservare, infatti, il grave calo della frequenza dei battezzati ai sacramenti, le convivenze tra fidanzati e coppie di fatto ormai diventate dappertutto abituali, che sostituiscono il matrimonio religioso, la mancata frequenza e in molte parrocchie la scomparsa, della confessione, la sovrabbondanza di Chiese, oratori e cappelle che suggeriscono precarietà e pochezza.
A tal proposito osserva acutamente il sacerdote don Vinicio Albanese su Facebook: “Sopravvivono, dove sono radicati, gli eventi che hanno un lontano appello al santo o alla Madonna: cavalcate, torri, quintane, cerchi, cavalli e frecce. L’unica consolazione sono i funerali: improvvisamente siamo diventati i “preti dei morti”; non ti telefonano più nemmeno i familiari; l’azienda funebre pensa a tutto. Hai però la Chiesa piena, con fedeli che non vedevi dall’ultimo funerale. L’olio del sacramento dell’unzione degli infermi diventa rancido, perché inutilizzato. Non aiutano gli studi pastorali, biblici, liturgici: fermi agli anni ’50. Gli aggiornamenti sono verbali, con parole altisonanti, ma sostanzialmente vuote. È tornato di moda lo Spirito Santo; quando non sai che dire, lo invochi, quasi fosse distratto o assente; in più ricorre la “conversione dei cuori”, che nessuno potrà mai controllare”.
Assistiamo, ancora, allo svuotamento dei seminari, all’abbandono del ministero da parte dei preti e all’invecchiamento dei preti e dei parroci.
A tal proposito rileviamo che l’età media dei sacerdoti italiani è di 61,8 anni ed è aumentata del 4,1% nell’arco degli ultimi 20 anni. Nel 2020, su 25.595 parrocchie, i parroci erano 15.133, ovvero poco più della metà, con una media di 1,7 parrocchie per ogni parroco e di un parroco ogni 4.160 abitanti.
Non possediamo ancora i dati degli ultimi tre anni che sicuramente sono scoraggianti.
Dinnanzi a questo scenario preoccupante i vescovi e i preti osservano, ma molti di loro tacciono; altri negano questa realtà perché non sanno come ci si può muovere quando si è alla ricerca di una soluzione, altri infine per negligenza inconsapevole e spesso consapevole affidano a Dio il compito di intervenire, senza, però far nulla per restituire alla Chiesa la vitalità e la capacità di risuscitare dalle sue stesse ceneri. La domanda è la seguente: “Cosa sarà fra dieci o vent’anni?” la risposta è: “solo Dio lo sa”.