In molti sostengono che l’Occidente, l’Europa è scristianizzata e promuove i “nuovi diritti”, come l’eutanasia, l’aborto, il Gender, ma questo è vero per quanto riguarda le classi dirigenti europee, poi ci sono i popoli che per la verità non tutti sono secolarizzati. Nel secolo scorso, è esistito qualche rappresentante europeo che dirigeva il proprio paese secondo i principi cristiani, uno di questi era sicuramente il re Baldovino del Belgio. Peraltro, Baldovino si è reso protagonista per essersi rifiutato di firmare la legge dell’aborto votata dal parlamento belga: Devo seguire la mia coscienza, aveva detto. In questi giorni mi è capitato di leggere una breve biografia (soltanto 115 pagine) del cardinale Leo Jozef Suenens, “Re Baldovino. Una vita che ci parla” (Società Editrice Internazionale, 1995, Torino).
Il cardinale con questo testo rivela un profilo autentico e per certi aspetti sconosciuto, del defunto re Baldovino del Belgio, anche perché Suenens gli è stato vicino per oltre trent’anni. Infatti, qui vengono pubblicate pagine del diario di Baldovino e corrispondenze inedite che ci permettono di scoprire la personalità, la sua umanità, la profondità della vita religiosa del re, valori molto rari in un uomo di Stato.
Il libro è stato pubblicato qualche anno dopo la morte del re, avvenuta il 31 luglio 1993. Nell’omelia il cardinale Danneels disse a proposito di Baldovino: “eravamo in presenza di uno che era più che un re; era un pastore del suo popolo”. Nei primi capitoli il libro racconta del fidanzamento del re, praticamente sotto il segno della Madonna di Lourdes e con i preziosi consigli di una straordinaria donna irlandese, Veronica O’Brien. Consigli che il re prese in considerazione a partire dalla lettura del Trattato della vera devozione a Maria, di san Luigi Grignon de Montfort. “Sono sicura che quando avrete meditato e pregato queste pagine sante, sceglierete Maria come vostra Regina e l’accetterete come Madre, ancor più che in passato”. Del resto, il re aveva pregato il Signore, affinché gli mandasse una santa per guidarlo e formarlo nella sua vita spirituale. Questa santa per il re è la donna irlandese, vestita di verde, che le fa conoscere la sua futura sposa, Fabiola de Mora y Aragon. Anche lei si recherà a Lourdes per affidare la sua decisione finale in merito al fidanzamento con il re del Belgio. Il 6 luglio 1960 i futuri fidanzati si ritroveranno a Lourdes, e qui qualche giorno dopo si promettono l’uno all’altra. Il testo riporta le impressioni di Baldovino sulla sua futura sposa: “Amavo tutte le sue osservazioni e le sue reazioni, ero sempre più convinto che Avila (lo pseudonimo di Fabiola) da sempre era stata scelta dalla Vergine Santissima per diventare mia moglie e ne ero infinitamente riconoscente a Lei e a quel suo caro strumento, Veronica”.
Nella seconda parte, Suenens tratta del cammino spirituale del re. Pubblica delle lettere significative dove emerge la grande spiritualità di Baldovino. “La preghiera aveva un posto prioritario nel suo orario quotidiano”. Abitualmente si collocava al mattino, dove il re si metteva in ascolto di Dio per servire meglio gli uomini. “Era la sua udienza dal Signore perché l’aiutasse a essere attento alle persone che avrebbe dovuto incontrare”. Le sue parole sono pregne di una grande religiosità: “Insegnami, o Gesù, a essere con le persone che incontrerò quello che tu vuoi che io sia, un testimone del tuo amore per gli uomini”. Il re chiedeva aiuto al Signore: “Sii la mia forza, la mia saggezza, la mia prudenza, il mio buon umore, il mio coraggio, la mia dialettica”. Soprattutto chiede l’umiltà: “O mio Dio perdona questo tuo insetto di voler essere un bel cavallo. Rendimi umile, Signore onnipotente, e felice di essere stato creato piccolo”. Nell’itinerario spirituale del re, il cardinale individua una vera e propria alleanza mariana, attraverso la O’Brien che le suggerì di tenere un diario intimo.
Negli ultimi anni della sua vita, il re soffrì molto fisicamente, soprattutto durante le visite o ricevimenti ufficiali. Il cardinale ci offre il suo messaggio di addio, che ha certamente un valore di testamento per il suo popolo. L’autore del libro riporta integralmente anche la significativa omelia del cardinale Danneels, per i funerali del re. Baldovino è stato un re secondo il cuore degli uomini, un uomo discreto, silenzioso, sempre sorridente, infinitamente delicato. Un re che ha governato per ben quarantadue anni. “Si, sull’esempio di Davide, il grande re della Bibbia, re Baldovino è stato un pastore del suo popolo. Prediligeva i piccoli, i poveri, gli abbandonati. Soprattutto questi ultimi, li cercava. Durante le visite attraverso il paese, lo si vedeva spesso, insieme alla regina, conversare con persone semplici o bambini, chinando la testa e porgendo l’orecchio per ascoltarli. Con il suo sorriso accoglieva le loro confidenze e le conservava nel suo cuore come la Vergine Maria”. Ci sono dei passaggi interessanti che descrivono le straordinarie doti cristiane di Baldovino, ne ho scelto qualcuna: “Questo re pastore è stato soprattutto il modello del suo popolo […] Per lui la coscienza era un assoluto; era la voce dell’uomo profondo e la voce di Dio. Egli l’ha seguita sempre, anche a rischio della sua posizione di re. La vita umana, pensava, valeva questo prezzo”. Il cardinale ricorda come il re fu un grande difensore dei grandi valori della civiltà occidentale e anche universale, come la promozione della famiglia, la priorità data ai senza lavoro, agli esclusi, agli emarginati, ai diritti dell’uomo.
Per Danneels il re doveva essere un modello nella sua vita di coppia e nella vita familiare. Il re diceva: “Chi vuole creare l’unità nel suo paese, deve esercitarsi a farla anzitutto in casa sua e nella sua famiglia”. E questa è una identità che nella stragrande maggioranza dei dirigenti europei è completamente assente.
Per Danneels Baldovino se era secondo il cuore degli uomini – secondo il nostro cuore – era anche un re secondo il cuore di Dio. Il cardinale precisa che il re defunto, “dietro al fogliame delle attività pubbliche e politiche, zampillava una sorgente calma e nascosta; era la sua vita in Dio. La preghiera, l’eucarestia quotidiana, la lettura del Vangelo, il suo amore per la Vergine Maria, la penitenza: queste le sorgenti segrete che alimentavano il fiume della sua esistenza. Mentre serviva gli uomini, non cessava di pensare a Dio”.
Per Danneels in futuro ci sarà un tempo in cui l’umanità si renderà conto su chi era veramente il re Baldovino, “allora il mondo intero porterà la mano alla bocca per lo stupore. Come il centurione sotto la croce, gli uomini diranno: “Veramente quest’uomo era un giusto” (Lc 23,47)
Il cardinale, infine, ci tiene a precisare che la fede del re non era un paravento di cui servirsi per fare altro. Baldovino era obiettivo nei suoi giudizi e rispettoso di tutti.
Danneels conclude: “Noi abbiamo perso un re. Al suo posto Dio ci ha dato un intercessore e un protettore. Felice il popolo che ha ricevuto un tale re che lo governasse da vivo e un tale angelo che veglia su di lui dopo la sua morte”.
Il testo termina pubblicando delle testimonianze evocatrici di artisti, di gente comuni, testimonianze commoventi e inattese, come la visita del re a una mamma malata di cancro in fase terminale, che non ha potuto prendere parte alla festa del matrimonio del proprio figlio. Baldovino si era informato dell’ora del matrimonio e a sorpresa va a far visita alla mamma proprio in quell’ora.
DOMENICO BONVEGNA
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