Basta con le armi che distruggono

ANDREA FILLORAMO
In un articolo, pubblicato il 4 giugno u.s, sulla guerra ingaggiata da Putin contro l’Occidente scrivevo: “Nessun passo in avanti nella ricerca di far tacere le armi, nessuna speranza di poter giungere alla pace, troppe morti, città rase al suolo, gente che fugge. Le diplomazie tacciono, un clima di paura s’abbatte su tutti. Ancora, quindi, da parte dei belligeranti non vengono coniugati due verbi che sono “cedere” e “concedere”, che hanno ambedue la stessa radice verbale: cedere significa piegarsi, sottostare; concedere vuol dire accordarsi”.

Dopo quasi nove mesi da quella data, sono ancora convinto che in queste parole ci siano le chiavi per giungere alla pace.
Così la pensa anche Papa Francesco, che, dopo aver condannato in modo chiaro ed esplicito l’invasione dell’Ucraina, non si stanca di ripetere “Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico”. “Basta con le armi che distruggono”.
Una cosa è certa: papa Bergoglio ha il coraggio di dire ciò che gli altri non riescono a dire per paura di essere considerati puitiani, cioè che tra le cause di questa sporca guerra vi sia anche “l’abbaiare” scomposto – come egli lo definisce – della Nato, che ha provocato e provoca in ogni modo la Russia.
Occorre, secondo il Papa, riflettere su un nuovo progetto del mondo nel quale riconoscerci e su cui è possibile costruire il benessere e lo sviluppo per le nuove generazioni, cioè per coloro che pagano di più oggi il conto della défaillance sistemica su tanti, troppi piani. ”, Occorre compiere uno “sforzo creativo” e “ripensare alla presenza dell’essere umano nel mondo”. Di fronte alla rivoluzione che investe “i nodi essenziali dell’esistenza umana”, occorre compiere uno “sforzo creativo” e “ripensare alla presenza dell’essere umano nel mondo”.
In questo frangente della storia, abbiamo bisogno di una nuova prospettiva umanistica, basata sulla riflessioni sulla persona umana presenti nelle diverse culture.
Anche la cultura russa che mette al centro la “nozione del cuore” che come scrive un teologo russo, B. Vyseslavcev – occupa il posto centrale nella mistica, nella religione e nella poesia, può aiutare in questo grande progetto.