Circa 11,2 milioni di bambini[1] sono nati nel luglio 2023, che si stima essere il mese più caldo mai registrato sulla terra. In parallelo, la crisi climatica minaccia di annullare decenni di progressi nei diritti e nel benessere dei minori, compresa la lotta alla fame. Lo ha reso noto Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Questo record è un triste promemoria di quante giovani vite rischiano di essere rovinate dalla crisi climatica, crescendo in un mondo con temperature in aumento e rischi ambientali senza precedenti. Anche le donne incinte sono più vulnerabili durante le ondate di calore: l’esposizione alle alte temperature, anche nelle prime fasi della gravidanza, è associata a parti prematuri e a mortalità perinatale.
L’Organizzazione ha esortato i leader mondiali ad agire immediatamente per fare tutto il possibile per contenere il riscaldamento delle temperature a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, al fine di limitare l’impatto di pericolosi eventi meteorologici estremi sulla vita dei bambini e delle bambine.Oltre ad essere stato il mese più caldo registrato a livello globale, luglio ha battuto anche altri due record: giovedì 6 luglio è stato il giorno più caldo mai registrato[2] e il ghiaccio marino antartico ha raggiunto livelli minimi mai registrati prima[3].
Questi record fanno seguito al giugno più caldo del mondo[4] e alle ondate di calore marino estreme di maggio, giugno e luglio, con la temperatura superficiale del mare più alta mai registrata[5]. Una ricerca[6] di Save the Children, pubblicata in collaborazione con la Vrije Universiteit Brussel, ha rilevato che le bambine e i bambini dovranno affrontare, in media, un numero di ondate di calore sette volte superiore, un numero doppio di incendi selvaggi e un numero triplo di perdite di raccolti rispetto ai loro nonni, in base agli impegni iniziali di riduzione delle emissioni definiti nell’Accordo di Parigi.
I bambini dei Paesi a basso reddito e quelli già colpiti da povertà e discriminazione sono particolarmente colpiti[7]. Ad esempio, i bambini in Afghanistan devono affrontare un numero di ondate di calore fino a 18 volte superiore a quello della generazione dei loro nonni, mentre in Mali potrebbero subire un numero di perdite di raccolto fino a 10 volte maggiore. Ma la ricerca sottolinea che se il riscaldamento si limita a 1,5°C, l’esposizione aggiuntiva dei neonati alle ondate di calore nel corso della vita diminuirà del 45%, del 39% per la siccità, del 38% per le inondazioni fluviali, del 28% per le perdite di raccolto e del 10% per gli incendi.
“Per i bambini che nascono nel mondo nel luglio del 2023, la vita appare nettamente diversa da quella a cui sono stati abituati i loro genitori e nonni. Un futuro che risponda ai loro diritti, alle loro esigenze, alla loro salute e alla loro sicurezza sembra sempre più irraggiungibile”, ha dichiarato Kelley Toole, Responsabile globale dei cambiamenti climatici di Save the Children. “Ma abbiamo ancora una piccola finestra di tempo. Con la giusta ambizione e decisione da parte dei leader per eliminare rapidamente l’uso e i sussidi ai ai combustibili fossili e frenare il riscaldamento delle temperature, possiamo agire per rendere il mondo più sicuro per i bambini e le bambine. Dobbiamo anche garantire che i diritti, i bisogni e le voci dei più piccoli siano posti al centro dei finanziamenti per il clima, e siano tenuti in considerazione nella definizione delle modalità di finanziamento per riparare le perdite e i danni causati dalla crisi climatica”.