“Se è omofoba non è famiglia”: è questo il claim della campagna che Arcigay lancia in occasione del 17 maggio, giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia.
“Abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione su un particolare aspetto di questo fenomeno” spiega Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. “I nostri 68 presidi territoriali – prosegue – raccolgono numerose richieste d’aiuto, molto diverse da tra loro: le più ricorrenti sono quelle di adolescenti, neo maggiorenni e giovani che vivono un clima di oppressione, disprezzo, violenza psicologica e fisica nei contesti familiari. Il mancato riconoscimento e sostegno da parti dei genitori e dei familiari in genere è per molti ragazzi e ragazze un’esperienza molto dolorosa, che ferisce nel profondo. Spesso diciamo che la recente conquista di pochi ma importanti diritti per le persone lgbt ha prodotto una rivoluzione culturale: oggi le persone lgbt sono visibili, presenti nel discorso pubblico e in quello mediatico, vivono le loro relazioni alla luce del sole e costruiscono famiglie. Ma non dobbiamo dimenticare che queste conquiste sono state accompagnate dalla radicalizzazione del dibattito pubblico, attraversato da campagne molto violente, che puntavano proprio sulla famiglia. Chi ha lanciato slogan come “difendiamo i nostri figli” per censurare contenuti e rappresentazioni del mondo lgbti ha esposto molti figli e figlie allo smarrimento delle famiglie, che in numerosi casi si è trasformato in disprezzo. Allora abbiamo voluto dirlo chiaramente: una famiglia in cui omofobia, lesbofobia, transfobia e bifobia non restano fuori dalla porta, non può dirsi famiglia. Perché fallisce clamorosamente nel dare ai figli e alle figlie il sostegno, la comprensione e l’amore di cui hanno bisogno. Nei materiali della nostra campagna raccontiamo le storie di questi figli e di queste figlie, che non vanno difesi da fantomatiche teorie o fantasmi creati ad hoc dagli agitatori di professione, ma che paradossalmente chiedono aiuto per essere difesi dai genitori, cioè dalle persone che dovrebbero amarli di più. Questo è un cortocircuito che deve essere denunciato e affrontato. Abbiamo scelto di farlo attraverso una campagna capillare, online e offline, che cercherà di raggiungere ogni parte del Paese attraverso un fitto calendario di iniziative che i nostri circoli territoriali hanno già avviato e che proseguirà anche oltre la data del 17 maggio”. La campagna racconta quattro storie, raccolte realmente dai servizi territoriali di Arcigay, riprodotte con nomi di fantasia cartoline ma anche su immagini e video da veicolare attraverso i social media.