Oggi su LanuovaBQ.it Roberto Marchesini spiega il significato del politicamente corretto. Per farlo si avvale di un video, peraltro disturbante, di gente che urla istericamente e quindi non ascolta. «Non c’è granché da studiare, non c’è molto su cui elucubrare. Isteria, punto. La reazione di un bambino viziato di fronte a un «No». Questo spiega anche la censura politicamente corretta: avete presente quei bambini che urlano e si tappano le orecchie perché non vogliono sentire un adulto che gli dice cose sgradevoli? Questo è il politicamente corretto».
Uno dei tanti problemi politicamente scorretti che spesso non si vuole affrontare è quello dell’aborto, dove non c’è discussione, la questione si chiude subito, sostenendo che la donna deve essere lasciata libera di scegliere. Invece sappiamo che non c’è solo la donna, c’è anche un essere umano, cioè il figlio, che dovrebbe avere gli stessi diritti della donna o madre.
In Italia oggi si ricorda una persona, che per l’intera esistenza è stato fermo custode e promotore instancabile della dignità della vita umana nascente. Questa persona è Carlo Casini, conosciuto come il fondatore e quindi presidente del Movimento per la Vita. Oggi ricorre il primo anniversario della sua scomparsa terrena. Probabilmente i grandi Media, il meinstream del politicamente corretto non avrà tempo per ricordarlo. Lo ha ricordato il Centro Studi “Rosario Livatino” e il IFN, International Family News. Ma soprattutto lo ha ricordato con un bellissimo ritratto, Massimo Gandolfini sul quotidiano La Verità (Il mio grazie a Carlo Casini, apostolo della lotta all’aborto, 21.3.21).
Grazie al Movimento per la vita e con esso i Cav (Centro Aiuto per la Vita), il Progetto Gemma, con le case di accoglienza per bambini e le loro mamme si è consentito di venire al mondo a migliaia di bambini, con la gioia delle loro mamme, amava dire Carlo. «Le donne sono forti e coraggiose, molto più degli uomini […]C’è bisogno di un nuovo femminismo, che aiuti le mamme ad incontrare lo sguardo del loro bimbo».
Al 1978 a oggi più di 6 milioni sono i bimbi abortiti. Potevano essere salvati ed essere oggi fra noi. Una società che uccide gli innocenti si avvia al proprio destino di morte. Lo aveva ben intuito Casini, rivelandosi un vero “apostolo” della vita e “profeta” del nostro tempo. Per Gandolfini è doveroso ricordarlo con illimitata riconoscenza per la sua grande opera in favore della vita per la sua militanza culturale, sociale e politica. Casini è stato un testimone ed un militante onesto e coerente del “vangelo della vita”.
Il Centro Studi ricorda l’impegno di Casini nel 1975, magistrato, giovane pubblico ministero, quando ricorse all’autorità della legge allo scopo di perseguire penalmente coloro che praticavano aborti clandestini sotto l’egida del Partito Radicale. Per questo fu fatto oggetto di insulti e minacce di ogni genere, ma non si tirò indietro neppure di un passo, facendo arrestare, tra gli altri, l’allora segretario radicale Gianfranco Spadaccia.
Successivamente difese la vita nei Parlamenti d’Italia e di Europa, Carlo Casini è stato sempre rappresentante insigne e operoso a sostegno della nobile battaglia in difesa della vita e della dignità della donna.
Dopo la sconfitta del 17 maggio 1981 della proposta di abrogazione dell’iniqua legge abortista n. 194/1977, apparve sulla rivista Cristianità un articolo di Giovanni Cantoni che metteva in evidenza il campo dell’opera apostolica da svolgere dopo l’esito referendario. Cantoni, allora, richiamava le parole del Pontefice San Giovanni Paolo II rivolte ai convegnisti di Missioni al Popolo per gli anni ’80: «Oggi bisogna aver pazienza, e ricominciare tutto da capo, dai “preamboli della fede” fino ai “novissimi”, con esposizione chiara, documentata, soddisfacente. È necessario formare le intelligenze, con ferme ed illuminate convinzioni, perché solo così si possono formare le coscienze».
Secondo Cantoni «occorreva ricostruire le trincee a difesa della verità morale e giuridica, soprattutto della verità in ordine alla dignità umana della vita nascente. Quelle trincee erano rimaste sguarnite. Donne e uomini coraggiosi avrebbero dovuto ricominciare da capo la missione affinché queste verità fossero riscoperte, per divenire poi costume vissuto e riverberarsi in leggi giuste.
Carlo Casini è stato uno di quelli che ha ricominciato da capo la missione per far riscoprire la verità della vita, dando l’esempio di questo lavoro umile, paziente, incessante.
Ha fondato il Movimento per la vita nel 1980, diede origine ai Centri Aiuto alla Vita (C.A.V.), al progetto Gemma, alle case di accoglienza per i bambini e le loro madri, creando una meravigliosa opera che ha preservato la vita di decine di migliaia di bimbi, che rischiavano la morte, con la gioia delle loro madri. Ad oggi sono oltre 200.000 i bambini salvati dall’aborto.
Carlo Casini ha combattuto la buona battaglia; ha mantenuto la fede (Paolo I Tm 4.7); ha tenuto accesa la causa della vita umana nascente e ha consegnato la fiamma dell’amore alle generazioni future. Lo accolga il Signore tra i giusti e ne seguano l’esempio instancabile quanti sono consapevoli del valore della vita umana e delle minacce che contro essa da ogni parte si muovono.
Il blog Ifamnews.com mette in risalto la laicità della battaglia per la vita di Carlo Casini. Spesso si sente dire che chi sbandiera il diritto alla vita, sta facendo una battaglia confessionale, insomma, da cattolici e sostanzialmente da preti. Non è proprio così e Carlo Casini, l’ha dimostrato è stato tanto cattolico quanto laico nella buona battaglia per la vita. «Non è mai caduto, cioè, nel trappolone del confessionalismo a difesa di una ridotta (in tutti i sensi) ecclesiastica o persino chiesastica». Casini ha difeso la vita «con la ragione e con il buon senso, con la scienza e con la professionalità, con la laicità e con il diritto naturale, dunque ovviamente con la sua grande fede».
Pertanto scrive Marco respinti, Non c’è bisogno di essere cattolici, non serve essere religiosi, per giudicare un cancro maligno la ‘ cultura di morte’ […] non sono numerosissimi, ma diversi laici, persino atei lo hanno capito. Ora, anche la battaglia dei credenti per la vita deve necessariamente passare attraverso il ricupero di un intelletto d’amore naturale».
DOMENICO BONVEGNA
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