CATANIA – Fare rete, ottenere ascolto da parte degli enti pubblici, intercettare finanziamenti e ottimizzarne il risultato per rivoluzionare la vita dei minori fragili di Catania. Il ruolo delle comunità educanti incide sulla micro-realtà territoriali. Sono ancora troppi i giovanissimi che per il contesto sociale, economico e mafiogeno di origine, non solo non vanno a scuola, ma con maggiore probabilità tendono a delinquere in età precoce.
Deviare positivamente il loro destino con un nuovo percorso scolastico, non rigido e più incline alla loro individualità, è la sfida di ognuno dei progetti presentati oggi, venerdì 30 giugno – nella Biblioteca Vincenzo Bellini di Catania – all’incontro organizzato da “A Scuola per Mare”. L’intento del focus sulle comunità educanti è stato mettere le basi – nel capoluogo etneo – per una sinergia finalizzata ad affrontare le criticità del territorio: l’obiettivo è cooperare e coordinarsi con l’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni, affinché grazie al dialogo e alla continuità, il cambiamento dei minori fragili possa essere più veloce ed efficace.
«Unire i territori del nostro Paese è molto importante – precisa Gabriele Gaudenzi, referente di “A Scuola per Mare” – bisogna riconoscere quando lavorare nel luogo d’origine e quando occorre staccare i minori dal loro contesto di riferimento. Sembrano esperienze in contraddizione tra loro, ma hanno lo stesso obiettivo. Per questo è importante creare momenti come questo, in cui i due progetti finanziati da “IS Con I Bambini” (Trap e A Scuola per mare, ndr) si confrontano per condividere esperienze e metodologie. Quando li allontaniamo dai modelli di comportamento familiari, smontiamo le loro scorciatoie per svelargli che esistono altri mondi possibili. Solo con un’offerta formativa originale possono diventare persone consapevoli, fare scelte impegnative e fissare nuovi obiettivi. Quello che si sta facendo nel nostro Paese non è abbastanza, ci vogliono più risorse welfare per consolidare servizi che CIB e altri enti promuovono e sostengono nelle fasi di avvio».
«Il progetto “A Scuola per Mare” ha funzionato ed ora è in fase conclusiva – afferma Francesca Andreozzi, presidente dell’Associazione Centro Koros di Catania e presidente della Fondazione Fava – ma considerato l’impatto avuto sul territorio merita continuità. Vogliamo fare rete con le altre comunità educanti, per discutere possibili sviluppi futuri. Il progetto ha coinvolto minori dai 14 ai 18 anni in situazione di povertà educativa, che spesso hanno commesso reati e hanno partecipato in regime di messa alla prova. Appartengono o sono affascinati da una subcultura mafiogena attrattiva, difficile da scardinare. Il mare aiuta, si lasciano a terra gli schemi comportamentali già appresi per imparare nuove regole che, tra le onde, hanno un effetto immediato e funzionano, anche riconoscendo l’autorità del comandante. La vita dei minorenni cambia quando colgono l’opportunità che gli viene offerta: acquisiscono fiducia in sé, prendono in mano il timone e viaggiano verso la loro nuova rotta».
«Ognuno ha il proprio posto per crescere. Con la scuola popolare – racconta Simona Ravizza, dell’impresa sociale Il Carro – recuperiamo il percorso di chi rischia di non proseguire gli studi, coinvolgiamo i minori che non trovano interesse nella scuola rigida e tradizionale. Lavoriamo da 30 anni in Lombardia, abbiamo importato la scuola popolare a Catania per vincere una sfida anche qui in Sicilia, una delle due regioni di d’Italia con il più alto tasso di dispersione scolastica».
«Catania ha un alto tasso di minori devianti segnalati dalla giustizia minorile – spiega Mariagiovanna Italia coordinatrice del progetto TRAP – per intervenire concretamente sulla loro condizione non possiamo lavorare separati: unire il lavoro dell’USSM, del progetto TRAP, di Arci Catania a quello di “A Scuola per Mare” è stato semplice, gli educatori hanno condiviso metodologie e visioni per favorire i minori lungo il loro difficile percorso di crescita». «Interveniamo partendo dalle scuole e dai contesti patogeni delle famiglie e dei genitori – aggiunge Manuela Corrao referente dell’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni di Catania per il progetto TRAP – quando i vari progetti lavorano in sinergia possono raggiungere obiettivi più complessi, come interferire con quelle culture non educanti dai quali i minorenni provengono. Quando i giovani hanno già commesso reati è ancora più difficile, è importante che il territorio risponda bene ai ragazzi che hanno avuto delle interruzioni lungo il loro percorso, ma che sono stati capaci di compiere evoluzioni educative».
Gli adolescenti coinvolti nel progetto “A Scuola per Mare” durante il pomeriggio incontreranno i ragazzi del campo esperienziale TRAP – Tutt* Rivendichiamo Altre Prospettive e i Ladri di Carrozzelle.