Ce la farà il Papa a ripulire la Chiesa dalla sporcizia accumulata nelle stanze del Vaticano?

di ANDREA FILLORAMO

Il cardinale Angelo Becciu ha un ricco curriculum ecclesiastico: è stato, infatti, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, delegato speciale presso il Sovrano militare ordine di Malta, Cappellano Gran Croce Conventuale da honorem, cardinale dal 28 giugno 2018, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.  Egli, quindi, è stato, indubbiamente, un uomo di punta nella Chiesa Cattolica, uno dei collaboratori più intimi di Papa Francesco, che si pensava potesse succedergli.

Egli, però, dopo un incontro molto teso con il papa. è stato da lui obbligato a dimettersi e, quindi, a rinunciare, seduta stante, a tutti i suoi incarichi e alle prerogative del cardinalato, perdendo, il diritto, così, di entrare in un futuro conclave.

Considerando il suo eccezionale curriculum e le sue imposte “dimissioni”, si potrebbe dire: “Sic transit gloria mundi” e per lui è stato proprio così.

Le accuse, che vengono mosse a questo cardinale, sono molto pesanti. Becciu, infatti, in un’indagine che dura da due anni, della magistratura del Vaticano, cioè di quella magistratura voluta dalla riforma di Papa Francesco, formata da magistrati liberi e indipendenti che rendono la macchina della giustizia della Chiesa più efficiente e trasparente, è indagato per peculato e favoreggiamento

L’indagine riguarda donazioni che sarebbero state girate alla coop del fratello, consistenti nei fondi provenienti dall’8 per mille dei contribuenti italiani e dall’obolo di S.Pietro che vale 78 milioni di dollari l’anno,  utilizzati soprattutto per l’acquisto di un palazzo a Londra, che ha esposto la Segreteria di Stato a una serie di incroci pericolosi con broker e fondi di investimento e che, di fatto, ne ha prosciugato le casse.

Ricordiamo che Becciu è un sardo e come tutti i sardi è orgoglioso,  forse anche cocciuto e come tale, se innocente, saprebbe come difendersi davanti ai giudici che lo processeranno, ma fin ora, tenendo conto della decisione papale, sembra che le cose prendano la direzione della piena sua colpevolezza, che non prevede nessuna attenuante, essendo lui non solo un cardinale, fatto tale da Papa Francesco, ma uomo di fiducia dello stesso Papa. Becciu, quindi, sarebbe stato preso dalla sbornia del potere e del denaro, avrebbe pensato di farla franca e non avrebbe tenuto conto che sul soglio di Pietro c’è un Papa, suo amico, che, pur predicando la misericordia e il perdono, non è assolutamente misericordioso e non perdona chi, approfittando delle sue funzioni, si serve o specula persino sull’obolo di S. Pietro, che è destinato alla carità e ai poveri e non a familiari e parenti.

Non è raro questo “diktat” di Bergoglio nei confronti di quei vescovi e arcivescovi che, attratti dal “vil denaro” o desiderosi di ricchi “lasciti”, fanno le “umane e le divine cose” per impossessarsene, che, per questo, vengono obbligati a rinunciare alla propria diocesi, cioè, in parole povere, ad essere rimossi. Fra questi non manca chi, poi, mentendo per evitare il pubblico ludibrio, davanti alla Stampa, sostiene che si sarebbe dimesso, non per “colpa” ma “per motivi di salute”. Questo, però, non è avvenuto con   Becciu.

Quanto, quindi, è avvento con Becciu, dimostra chiaramente che Bergoglio, come Gesù Cristo che cacciò con la frusta i venditori dal tempio,  al di là delle difficoltà e degli ostacoli postigli dall’apparato clericale e curiale, cerca con forza e determinazione di eliminare la corruzione che si annida ed è attiva nelle fila di un certo clero, in cui  manca la trasparenza e sono opache le operazioni, segreti gli affari, invisibili e molto riservati i comportamenti.

Di quel che sta succedendo nella Chiesa, ormai, credo che nessuno, purtroppo, si meravigli o si scandalizzi più di tanto; tutti ormai, infatti, sanno quali sono gli scogli, in cui si imbattono preti, vescovi e cardinali, che spesso non riescono ad affrontare e non più a nascondere, per una loro cultura che si ammanta di segretezza.  Gli scogli sono: il sesso e il denaro.

Una domanda sorge spontanea: “ce la farà il Papa a ripulire la Chiesa dalla sporcizia accumulata, particolarmente nelle stanze del Vaticano, per decenni, durante il lungo pontificato di Giovanni Paolo Secondo, dichiarato Santo, per la quale probabilmente il suo successore Benedetto XVI, compartecipe primo del precedente pontefice, si è dimesso?”.

È certo che Papa Francesco, al di là della lotta continua che gli hanno fatto e continuano a fargli i suoi nemici interni, che vorrebbero tornare alle situazioni precedenti, quando, anche per tacita richiesta che veniva dall’alto, la polvere si nascondeva sotto il tappeto, non intende assolutamente “mollare”.

Inutilmente, quindi, i suoi nemici insidiosi, che si trovano all’interno di quella chiesa che egli vorrebbe cambiare, lo considerano una minaccia. Inutilmente la destra nazionalista, quella di Trump e quella italiana, saldate nello scontro contro questo papa dei poveri, degli ultimi, dei dimenticati, lo osteggiano in tutti i modi.

Inutilmente i cattolici tradizionalisti chiedono a Francesco di occuparsi dell’anima, la destra nazionalista gli dice di non occuparsi di politica, di non criticare i muri chiusi, il liberismo economico che mette il profitto di pochi davanti lo sfruttamento di molti, di non occuparsi della battaglia per l’ambiente.

Bergoglio è il papa che ha ereditato la bomba degli abusi sessuali su cui si sta muovendo in maniera molto diversa rispetto ai predecessori, gli imbrogli e gli intrallazzi dello IOR, cioè della Banca del Vaticano. Egli è un papa che ha riaperto il cantiere del Concilio Vaticano II, che ha tirato fuori la parola “riforma della chiesa”; è un papa che non ha paura del mondo secolarizzato, che chiede rispetto per le donne, per i gay, per le coppie divorziate, categorie alle quali bisogna riconoscere il diritto di essere e di sentirsi cattoliche; è il papa riconosciuto anche e soprattutto dai non cattolici, l’unico leader spirituale di tutto il mondo. E poi è un papa umanissimo: forse è proprio questo il motivo per cui piace a così tanti, credenti o meno.

Ma cosa succederà dopo questo Papa? La domanda è d’obbligo, avendo Bergoglio una certa età. Chiunque sarà il prossimo papa, però, è obbligato a seguire la strada difficile intrapresa da Papa Francesco, per non vedere la Chiesa morire per le colpe dei suoi preti, dei suoi vescovi e dei suoi cardinali.