L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia di Cesvi, presentato a Roma, ha elaborato una classifica che rappresenta la maggiore o minore vulnerabilità dei bambini al maltrattamento considerando una molteplicità di fattori di rischio, tra cui la situazione familiare, il contesto socio-economico, le politiche e i servizi di prevenzione e cura all’interno delle singole regioni.
Complessivamente, la Sicilia si colloca al di sotto della media nazionale ed è al terzultimo posto in Italia. Per ogni singola regione, attraverso 65 indicatori, sono stati calcolati i fattori di rischio, l’analisi del contesto, delle politiche e dei servizi sul territorio e sono state esaminate sei capacità: la capacità di cura di sé e di altri, la capacità di vivere una vita sana (fumo materno, uso di droga da parte dei genitori, abuso di alcolici), la capacità di vivere una vita sicura (violenza domestica), la capacità di acquisire conoscenza e sapere (livello di istruzione dei genitori), la capacità di lavorare (status occupazionale delle famiglie), la capacità di accedere alle risorse e ai servizi (disuguaglianza socio-economica).
Se si tiene conto in maniera disaggregata dei singoli posizionamenti per singole capacità si osserva che la Sicilia tiene il passo delle altre regioni del Sud (Molise, Calabria, Campania, Puglia, Abruzzo e Basilicata) sensibilmente in ritardo rispetto al Nord del Paese: 20a per capacità di acquisire conoscenza e sapere, 19a per capacità di accedere alle risorse, 18a per capacità di lavorare, 17a per capacità di cura, la Sicilia ha un buon posizionamento per capacità di vivere una vita sana e registra il miglior risultato per capacità di vivere una vita sicura. Questa rilevazione, che si sofferma sulla lettura del contesto e dei servizi, non misura quanti bambini siano effettivamente maltrattati nei territori ma solo quali siano le condizioni ambientali nelle quali i bambini vivono e se queste situazioni siano più o meno sfavorevoli rispetto al fenomeno del maltrattamento.
L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, presentato nell’ambito della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #LiberiTutti, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, confronta per i bambini maltrattati e per gli adulti maltrattanti due livelli di analisi relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio. Il maltrattamento sui bambini è la conseguenza ultima, estrema e troppe volte drammatica, di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono. Emergono nell’Indice quei fattori di rischio che creano presupposti importanti per scatenare il maltrattamento dei bambini nelle famiglie, come ad esempio l’elevato livello di povertà, il basso livello di istruzione dei genitori, il consumo di alcol e di droghe da parte dei genitori, la disoccupazione o lo svantaggio socioeconomico.
L’Indice mette in evidenza, soprattutto, la persistenza di forti disparità tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Le regioni che presentano il migliore livello di benessere complessivo dei bambini sono l’Emilia Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige, l’Umbria, la Toscana e la Valle d’Aosta. A livello nazionale, i bambini e le bambine sono maltrattati soprattutto nell’ambiente che più di tutti dovrebbe garantire loro sicurezza e protezione. Tra il 60% e il 70% dei bambini/e tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto episodi di violenza in casa. Al maltrattamento, inoltre, si accompagna spesso la trascuratezza: nel mondo il 16,3% dei bambini è vittima di negligenza fisica e il 18,4% di trascuratezza emotiva[1]. Gli effetti della trascuratezza possono manifestarsi con un ritardo nel raggiungimento delle principali tappe evolutive con disturbi dell’apprendimento oppure con un atteggiamento di eccessiva ricerca di affetto e attenzione da estranei (e il conseguente rischio di esposizione ad altri abusi), una forte chiusura e una sfiducia verso l’altro.
Dall’Indice emerge come i servizi siano più presenti nelle regioni in cui ci sono meno rischi. Al contrario, nei territori dove i fattori di rischio sono più critici si possono osservare servizi particolarmente deboli. Incrociando i fattori di rischio, i sintomi di maltrattamento e i servizi pubblici erogati nelle regioni, l’Indice pone la Sicilia (insieme a Calabria, Campania, Puglia, Lazio, Basilicata, Molise e Abruzzo) nella fascia delle regioni “ad alta criticità” in cui ad un’alta criticità propria del contesto fa riscontro anche un’alta criticità nella capacità di risposta del territorio in termini di servizi; le regioni del Nord si distribuiscono, invece, nella fascia delle regioni “virtuose” (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Veneto, Liguria e Piemonte) dove, a fronte di una bassa criticità del contesto, si riscontra un alto livello nell’offerta dei servizi pubblici. La Lombardia (insieme al Trentino Alto Adige) è collocata nella fascia delle regioni “stabili” in cui a una bassa criticità di contesto corrisponde un’altra criticità nei servizi. Soltanto la Sardegna si qualifica come regione “reattiva” con un buon livello di risposta a un’alta criticità di contesto.
«Considerata la rilevanza delle differenze territoriali – ha dichiarato Daniela Bernacchi, CEO&General Manager Cesvi – è auspicabile il varo di politiche di prevenzione e cura in un confronto Stato-Regioni specificamente dedicato al maltrattamento dei bambini, oltre alla creazione di un sistema informativo sul fenomeno fondato su strumenti di monitoraggio e di rilevazione puntuale dei dati. Attraverso questo Indice regionale – prosegue Bernacchi – vogliamo riportare l’attenzione su una serie di misure da adottare, tra cui la necessità di dare vita a una Legge Quadro Nazionale sul maltrattamento dell’Infanzia creando strumenti normativi e amministrativi che facilitino la costruzione di politiche intergenerazionali di prevenzione del maltrattamento dei minori. A ciò si aggiunge l’importanza di destinare risorse specifiche alla prevenzione e alla cura di questo fenomeno e di migliorare l’efficacia e l’efficienza della distribuzione delle risorse già esistenti».
[1] WHO (2014), Investing in children: the European child maltreatment prevention action plan 2015–2020, http://www.euro.who.int/__data/assets/
pdf_file/0011/282863/Investing-in-children-European-child-maltreatment-prevention-action-plan-2015-2020.pdf?ua=1