Chiesa & Celibato: Des profondeurs de nos coeurs

Des profondeurs de nos coeurs. Appena la notizia della pubblicazione del libro è stata diffusa nella Rete, immediatamente sono scattate accuse e ricostruzioni di complotti che denunciavano la manipolazione del vecchio Ratzinger da parte di Sarah e della cordata curiale conservatrice e questa idea è circolata all’interno del mondo cattolico.

 

ANDREA FILLORAMO

 

Des profondeurs de nos coeurs”, è il titolo di un libro, che da alcuni giorni si trova nelle librerie francesi, presentato come un’opera a due mani: le mani del papa emerito Benedetto XVI e quelle del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Da premettere che Papa emerito e il Cardinale sono amici da vecchia data e, cosa risaputa, hanno uniformità di vedute su alcuni temi ritenuti da ambedue problematici e quindi per loro intoccabili.

Fra questi quello del celibato ecclesiastico, che papa Francesco, mai ha pensato di volerlo totalmente eliminare, tenendo anche conto di quanti nella Chiesa ritengono che sia un valore e resistendo a richieste, petizioni e posizioni anche di episcopati nazionali.

Appena la notizia della pubblicazione del libro è stata diffusa nella Rete, immediatamente sono scattate accuse e ricostruzioni di complotti che denunciavano la manipolazione del vecchio Ratzinger da parte di Sarah e della cordata curiale conservatrice e questa idea è circolata all’interno del mondo cattolico. Una diversa voce informò, però, che il Ratzinger, dopo aver autorizzato la pubblicazione del libro resosi conto che il fatto potesse danneggiarlo facendolo diventare fedifrago di fronte all’impegno preso all’atto delle sue dimissioni di non essere di ostacolo al nuovo papa e di mantenere un rispettoso silenzio sulle misure che avrebbe preso il nuovo, tolse la firma come co-autore del libro nonché dall’introduzione e dalle conclusioni dello stesso. Cosa sia successo all’interno dell’appartamento di Ratzinger e negli uffici del Vaticano non lo sapremo mai! Fatto sta che immediatamente Monsignor Georg Gänswein – segretario particolare di Benedetto XVI e suo storico collaboratore – ha fatto sapere che il Papa emerito non ha mai “approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina”. In seguito, però, ha affermato che  Il papa emerito Benedetto XVI ha deciso di rimanere coautore del libro e che alcuni passaggi critici sulla modifica del celibato dei sacerdoti erano stati scritti dal papa emerito. Lo stesso, però, smentì che Benedetto XVI fosse a conoscenza dell’intenzione dell’autore principale Robert Sarah di indicarlo come coautore del libro.

Gänswein aggiunse, ancora, che aveva chiesto agli editori «di togliere il nome di Benedetto XVI come coautore del libro e di togliere anche la sua firma dall’introduzione e dalle conclusioni». Bel pasticcio tipicamente vaticano che afferma e nega quasi contemporaneamente, stando al limite del principio di identità e di non contraddizione, velando, quindi, la verità o facendola vedere solo in parte cosicché in ogni momento potesse essere smentita e sostituirla immediatamente con ciò che faceva comodo. Con ogni probabilità, quindi, le cose sono andate diversamente. Da quanto sappiamo dal direttore editoriale di Cantagalli che curerà dal 30 gennaio l’edizione italiana, il libro contiene un saggio di Sarah e un saggio di Benedetto XVI, e che «l’introduzione e la conclusione sono state scritte dal cardinale Robert Sarah e sono state lette e condivise dal Papa emerito Benedetto XVI».

Sicuramente, quindi, il libro esprime una posizione diversa e contraria degli autori a quella di Papa Francesco, relativa non tanto al celibato ecclesiastico, che il papa ritiene di ancora conservare ma all’accesso al ministero sacerdotale da concedere ai “viri probati”, avendo presente la situazione dell’Amazzonia, di cui recentemente ha celebrato un sinodo e sulla quale è chiamato a pronunciarsi. Certo che emerge una situazione paradossale, impensabile fino ad allora denunziata nel momento stesso in cui papa Benedetto si era dimesso, rappresentata dai simboli e dalle scelte fatte dal papa dimissionario, cioè dall’abito bianco, dalla conservazione del titolo di Papa, dal voler essere considerato emerito e dall’impegno preso ma non mantenuto di non avere una figura pubblica e un ruolo all’interno della Chiesa, anche se onorifico.

Ciò non sarebbe successo se Ratzinger si fosse ritirato in un convento possibilmente in Germania e avesse rappresentato veramente la parte orante della Chiesa. L’ex papa, però, non si è reso conto, stante la fama che aveva di grande teologo, e ha autorizzato a far ritenere che ci fossero due Papi, di cui uno emerito e a tollerare che la frangia più radicalmente conservatrice che c’è nella Chiesa, ritenesse che Francesco fosse un papa sostanzialmente illegittimo.

Si potrebbe anche pensare che le dimissioni fossero state imposte dalla Curia Romana e accettate “obtorto collo” da Benedetto XVI, che ufficiosamente si era riservato però spazi simbolici in cui ha potuto realizzare il suo ministero. Un’altra spiegazione può essere data dal fatto che Benedetto XVI sia al centro di una strumentalizzazione da parte dei suoi collaboratori e dalla fazione conservatrice, interessati a portare avanti le proprie battaglie e a minare la legittimità di Papa Francesco, quasi come sostiene Massimo Faggioli, storico della Chiesa e commentatore di cose vaticane, quando parla dell’esistenza di un «circo» intorno a Benedetto XVI, che si starebbe approfittando di lui.