Nel discorso al Senato del presidente del Consiglio Draghi c’è stata molta retorica e pochi veri contenuti. Per Stefano Fontana è un discorso che si oppone ai principi della Dottrina sociale della Chiesa, perché ha totalmente ignorato la famiglia e la crisi demografica. Per qualche altro si è soffermato troppo su uno dei cardini del mainstream dominante: la questione ambientale.
Addirittura in più occasioni ha messo sullo stesso piano pandemia e cambiamento climatico. Ma quello che più inquieta nel discorso di Mario Draghi è quando si domanda: «Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così». In filigrana si potrebbe leggere in queste parole e nelle altre che sono seguite a queste il tema del «grande reset». (Tommaso Scandroglio, Il draghismo, una rivoluzione dall’alto, 18.2.21, lanuovabq.it)
E proprio sul come si governa la pandemia e come reagiscono gli italiani, che voglio soffermarmi. Anche perchè dalle prime battute del nuovo governo sembra che si intenda marciare sulla stessa linea del Conte 2. Anzi le premesse sono peggiori, basta osservare la grave decisione di chiudere all’ultimo momento tutti gli impianti sciistici in montagna.
E vengo alla questione della mancata ribellione dei cittadini italiani. E’ un tema che mi incuriosisce particolarmente, lo avevo affrontato qualche mese fa, sottolineando che sostanzialmente gli italiani stanno bene, come ha ben descritto in un saggio prima della pandemia il professore Luca Ricolfi.
Tuttavia per comprendere la situazione che stiamo vivendo, c’è un interessante editoriale di Tommaso Scandroglio apparso ieri su Lanuovabq.it. (Inquietanti analogie. Covid, docili allo Stato come prigionieri di guerra, 17.2.21 lanuovabq.it)
Da questo momento utilizzerò abbondantemente questo servizio. Per sostenere che l’italiano medio non si sta ribellando alla persistente e incisiva limitazione delle proprie libertà personali causa Covid, Scandroglio, si rifà ad uno studio del 1957, di Albert D. Biderman dal titolo, Communist attempts to elict false confessions from air prisoners of war (I tentativi dei comunisti di ricavare false confessioni dagli aviatori prigionieri di guerra) pubblicato sul Bulletin of the New York Academy of Medicine (ne offre una sintesi Andrea Ingegneri sull’ultimo numero di Notizie proVita & Famiglia). In questo studio Biderman sintetizza gli strumenti utilizzati dai coreani per trasformare gli aviatori statunitensi da nemici in prigionieri accondiscendenti. Le analogie con la strategia del nostro governo durante l’epidemia sono evidenti.
Scandroglio precisa che in questo suo intervento non intende sindacare se le varie misure restrittive siano proporzionate o meno, ma evidenziare che «il sig. Rossi pare essere diventato assolutamente quiescente allo status quo. Ma per quale motivo l’italico abitante della nostra penisola non scende in piazza con il forcone in mano? Lo faceva sino a ieri per molto meno».
Il giornalista della Nuovabussola la risposta la trova a pagina 619 dello studio di Biderman dove analizza alcuni casi di aviatori statunitensi prigionieri di guerra, durante il conflitto con la Corea nel periodo 1950-1953, e poi rimpatriati negli USA. In uno schema si sintetizzano gli strumenti utilizzati dai coreani per trasformare gli aviatori statunitensi da nemici in prigionieri accondiscendenti. Sostanzialmente Biderman sottoline un fatto paradossale: «la tortura fisica, al fine di piegare i prigionieri, risultò meno efficace rispetto ad altri strumenti di carattere psicologico. Alcuni di questi espedienti trovano forti analogie con altrettante misure previste dal Governo uscente (ma crediamo anche entrante) al fine di arginare l’epidemia di Coronavirus».
Analizziamo queste analogie.
«Il primo strumento di coercizione psicologica è l’isolamento il quale, secondo il sociologo, aveva prodotto questi effetti: «Togliere il supporto sociale alla capacità di resistere della vittima». È risaputo: l’unione fa la forza. La mancanza di relazioni sociali durante questo ultimo anno ha infiacchito tutti noi. Ulteriore effetto dell’isolamento: «Sviluppare una forte apprensione per la propria persona». L’ansia di poter morire è ormai tratto comune del nostro tessuto sociale. Ancora: «Creare dipendenza della vittima verso chi lo interroga»: milioni di italiani pendevano dalle labbra di Conte per sapere quale sarebbe stato il loro destino e così avverrà anche in futuro relativamente al governo Draghi»
La seconda strategia viene chiamata «manipolazione della percezione» provocata anche con le «restrizioni del movimento». È esperienza comune che nel lockdown il tempo e lo spazio perdevano quasi la loro consistenza usuale. Gli effetti di tale manipolazione sono: «Fissare l’attenzione sulla situazione nell’immediato»: non possiamo più fare progetti a lunga scadenza. Il nostro calendario non segue più i mesi ma i vari Dpcm. Altro effetto che si vuole ricercare: «Eliminare gli stimoli antagonisti a quelli controllati dal carceriere». Ecco allora bollare come fake news, le notizie che si oppongono alla versione ufficiale governativa e qualificare come “negazionisti” chi non si allinea al mainstream».
Ulteriore effetto: «Osteggiare tutte le azioni non coerenti con l’accondiscendenza». Gli esempi si sprecano: non indossare la mascherina, rimanere fuori dalla propria abitazione durante il coprifuoco, voler andare in un’altra regione, tenere aperti i ristoranti fuori dagli orari consentiti, etc».
La quarta strategia usata dai carcerieri coreani sono principalmente le minacce di morte: «il bollettino necrofilo reso noto ogni giorno rappresenta un perfetto esempio di implicita minaccia di morte. In secondo luogo Biderman parla di «minacce di isolamento senza fine». È il famigerato lockdown perenne tanto invocato dai vari Ricciardi».
Scandroglio lascia parlare l’autore: «I comunisti in genere incoraggiavano tali paure attraverso vaghe minacce e dando ad intendere che sarebbero stati pronti ad adottare soluzioni drastiche». Citiamo a caso frasi come: «Niente sarà più come prima»; «Se non collaboriamo tutti l’economia non ripartirà più»; «Se non ci adeguiamo alle misure di protezione individuale non usciremo più dalla pandemia».
La quinta strategia: siamo alle «Indulgenze occasionali» che si concretizzano, innanzitutto, in «favori occasionali»: passare dalla zona rossa a quella arancione; permettere di valicare i confini regionali, etc. Poi vi sono le «promesse» e «le ricompense per la parziale accondiscendenza»: famigerata la promessa di Conte in merito alle festività natalizia. Il premier decise la chiusura del Paese in autunno per salvare il Natale (cosa che poi non avvenne).
Inoltre da mesi ci obbligano alla mitezza promettendoci il vaccino, panacea di tutti i mali presenti. La riconquista di spazi di libertà viene poi venduta come ricompensa per il nostro comportamento virtuoso. Successivamente abbiamo le «fluttuazioni nell’atteggiamento dell’interrogatore»: si torna a scuola, no, non si torna a scuola, etc.; apriamo le piste da sci, no, non le apriamo.
Tutto questo secondo Biderman tende a «offrire motivazioni positive per avere accondiscendenza» e per favorire «gli adattamenti alla deprivazione» della libertà. Insomma, non ci vuole solo il bastone, ma anche la carota tenendo il detenuto/cittadino italiano sulla corda, in uno stato di tensione continua.
Sesto strumento di coazione psicologica: è la «Dimostrazione di onnipotenza e di onniscenza» che si concretizza come «totale controllo sul destino della vittima»: le imposizioni attuali sono infatti non aggirabili, ossia non possiamo sfuggire alle decisioni del governo. Famigerati poi i proclami del Ministro dell’Interno Lamorgese relativi ai controlli stradali minuziosi Tutto ciò deve portare il detenuto/il cittadino italiano alla consapevolezza che è «inutile resistere».
Settimo: «violazione della privacy»: ecco le autocertificazioni, i divieti di invitare a casa un tot numero di persone, il tracciamento con l’inutile app Immuni, etc. Questo percorso di degrado personale deve «far apparire il costo della resistenza più dannoso della resa». Nessun ristoratore si azzarda, comprensibilmente, ad alzare la serranda. Ma più in generale tutti obbediscono convinti che così facendo si salveranno la pelle e ne usciranno prima possibile da questo incubo. Insomma perché opporsi? Il gioco non varrebbe la candela».
Alla fine si analizza la persuasione occulta: «Imposizione di richieste banali»,come «imposizione di regole minuziose»: come portare la mascherina, come lavarsi le mani, quale distanza minima tenere tra le persone, quante persone possono entrare in un locale, etc. Tali imposizioni devono produrre l’effetto di «sviluppare l’abitudine all’accondiscendenza». Lo stato di torpore collettivo potrebbe essere la declinazione attuale di tale effetto».
Scandroglio alla fine aggiunge che non crede che il governo uscente abbia consapevolmente seguito questo schema, «abbia cioè lucidamente preordinato l’asservimento di un intero popolo, come se esistesse davvero un progetto teso alla alienazione dei cittadini. Non lo crediamo sia perché mancano le prove, sia soprattutto perché sovrastimeremmo i membri del governo uscente. Costoro non si sono dimostrati scienziati di guerra e la loro mediocrità non era di certo in grado di ordire simile piano diabolico». Tuttavia dopo questa precisazione «è comunque innegabile che le misure adottate, così simili a quelle descritte nell’articolo, hanno prodotto proprio gli effetti indicati da Biderman. In conclusione, siamo diventati, nostro malgrado, tanti aviatori precipitati al di là delle linee nemiche e fatti prigionieri di un governo a noi ostile che ci sta torturando psicologicamente da un anno, ottenendo così da noi piena accondiscendenza».
DOMENICO BONVEGNA
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