di ANDREA FILLORAMO
Il Dicastero per lo Sviluppo Umano integrale, al quale, secondo voci fondate, dovrebbe succedere, come prefetto, il messinese Cardinale Francesco Montenegro, inteso don Franco, è da considerare indubbiamente il perno della riorganizzazione della Curia papale, così come la pensa e la vuole Bergoglio; è, quindi, un incarico non solo prestigioso ma fondamentale e indispensabile nell’elaborazione e nella gestione delle riforme del pontificato di Papa Francesco.
L’attuale prefetto, probabilmente fino al 31 dicembre, è il ghanese cardinale Turkson, di 73 anni, che riveste tale incarico dal 31 agosto 2016, creato cardinale nel 2003 da Giovanni Paolo II: ha collaborato alla stesura della seconda enciclica di Papa Francesco, “Laudato sì”; è stato indicato come papabile già in occasione del conclave che segnò l’elezione di Benedetto XVI, adesso è considerato il più influente dei cardinali africani.
Egli ha diretto il dicastero collaborando attivamente con Papa Francesco, diventando il suo più stretto collaboratore, tant’è che qualcuno ritiene non facile per l’attuale pontefice avere eventualmente accettato le sue dimissioni e la sua sostituzione con il cardinale Montenegro che dopo le sue dimissioni da arcivescovo di Agrigento per raggiunti limiti di età, però, è stato lo stesso Papa Bergoglio che l’ha voluto vicino a sé a Roma.
Probabilmente il dato è già stato tratto e al Papa resterà il compito di dare comunicazione della sua decisione, che dovrebbe avvenire fra giorni.
Una nota a margine: il messinese Montenegro con la sua probabile nomina a quel Dicastero diverrà, se il Papa come sembra vorrà e se egli, come si spera accetterà questo gravoso impegno, il suo braccio destro nell’azione di riforma della Chiesa; entrerà nel cerchio ristretto della “famiglia” pontificia e si accompagnerà a un altro messinese doc. Padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, da tempo, il gesuita più vicino al Papa, addirittura l’ “alter ego” di Bergoglio, uomo di multiforme ingegno e di rara intelligenza, che non fa mancare mai il sostegno al pontefice argentino. Per una particolare coincidenza, entrambi provengono dalla Parrocchia S. Luca Evangelista, al Muricello.
Con ogni probabilità, quindi, i venti dello Stretto, soffieranno metaforicamente in modo più forte sulla “ barca” di S. Pietro per portarla nel porto sicuro designato da Cristo, che vuole una Chiesa più aperta al mondo, che apre le sue braccia ai poveri, ai deboli, a quanti non sono da considerare, come dice Papa Francesco, lo “ scarto” dell’umanità, ma “devono stare al cuore dei nostri pensieri e anche delle nostre iniziative, dei nostri atteggiamenti e di una politica e di una economia che si deve ristrutturare in funzione degli ultimi”.