«Radicati nella fede, è importante camminare insieme con spirito, cuore e testa». Così Il Presidente di Caritas Italiana, S.E. Mons. Redaelli si è rivolto ai delegati regionali e agli altri membri del Consiglio nazionale, riuniti on line il 30 e 31 marzo, ringraziandoli per quanto stanno facendo nelle varie Diocesi per non far mancare la presenza concreta accanto ai più bisognosi.
Tutte le Caritas segnalano un aumento significativo delle richieste di aiuti alimentari dal 20 al 50%, nelle varie forme in cui sono stati rimodulati i servizi: pasti da asporto, pacchi a domicilio, empori, buoni spesa. Anche i servizi per senza dimora sono stati adattati all’emergenza, in parte trasformati in comunità protette, oppure ridistribuiti su più strutture. Un altro intervento che accomuna tutte le diocesi è quello dell’ascolto, per via telematica o telefonica, con un’attenzione in particolare ad anziani e malati, ma anche pensato come sostegno psicologico per quanti sono provati e disorientati da questa pandemia. Altro fronte di impegno comune è stato quello della fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, igienizzanti) per operatori, o anche per strutture che ospitano le persone più fragili. Là dove erano più carenti alcune Caritas hanno anche iniziato a produrle.
In molte diocesi vengono distribuiti aiuti alimentari e attivate iniziative specifiche per nomadi, circensi e giostrai costretti alla stanzialità; in altre vengono realizzati interventi di sostegno a iniziative per carcerati (accoglienza in caso di dimissioni dalle strutture o per chi può usufruire di pene alternative, supporto nelle necessità ordinarie data la sospensione delle visite dei familiari). Non mancano poi iniziative rivolte alla povertà educativa in particolare dei minori con un sostegno allo studio e alla didattica a distanza. In altre diocesi si cerca anche di affrontare la difficile situazione dei migranti e richiedenti asilo, ora che sono sospesi i tirocini e i percorsi di inserimento e integrazione. Costante è la ricerca di un lavoro in rete con altri organismi e la piena disponibilità a collaborare anche con gli enti locali nel rispetto delle rispettive specificità. Significativa è stata anche la messa a disposizione di strutture diocesane finora da parte di 65 diocesi per l’accoglienza di 1.100 persone tra medici, infermieri, persone in quarantena e senza dimora.
La somma rimanente del contributo Cei sarà utilizzata per i successivi interventi su tutto il territorio nazionale. Più di tutto emerge la preoccupazione che, come già avvenuto nelle precedenti crisi del 2008 e del 2012, l’attuale emergenza porti ad un aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche fra le persone. «Questo invece è un tempo che richiede più solidarietà», ribadisce il Consiglio nazionale, che poi sottolinea l’importanza di continuare ad essere in prima linea e dare un segno di presenza e di speranza. Nelle prove c’è la fatica ma ci sono anche tanti segni positivi, come testimoniano ad esempio i tantissimi giovani che hanno dato disponibilità ad attività di volontariato e grazie ai quali le Caritas riescono ad assicurare i molteplici servizi, anche mentre i volontari più anziani hanno temporaneamente sospeso il loro impegno in via precauzionale.