
Verona – Se oggi è normale assistere ad una sempre maggiore partecipazione delle donne alla vita amministrativa in tutti i suoi livelli, grazie anche alle numerose battaglie sostenute in questi decenni dal mondo femminista, di certo non lo era negli anni subito successivi al secondo Dopoguerra, quando le donne non erano nemmeno ammesse al voto.
Non che mancassero le donne impegnate in vari settori, dal sociale alla cultura, ma la politica era ancora privilegio esclusivo degli uomini.
Verona fu uno dei primi Comuni a invertire la rotta, dimostrandosi lungimirante e anticipando i tempi nominando già negli anni Quaranta, assessore del Comune due cittadine veronesi, Marina Bortolani e Maria Zeni Fracastoro. La prima, da sempre dedita all’accoglienza e alla solidarietà verso i più bisognosi, la seconda, esempio di indipendenza e avanguardia anche per le vicende personali che l’hanno portata a mantenere da sola due figli ancora piccoli. Entrambe, a loro modo, sono state fondamentali per il consenso politico dell’Amministrazione di allora, quando fare politica voleva dire non solo sollevare i problemi, ma anche proporre le soluzioni per risolverli. Democristiana una e del Partito comunista l’altra, le due assessore rimasero in contatto anche dopo l’esperienza politica, che entrambe ad un certo punto della loro vita scelsero di svolgere in seconda linea anche per la difficoltà, oggi come ieri, di conciliare la vita familiare con quella lavorativa.

In occasione delle iniziative per la Giornata internazionale dei diritti per le donne, l’Amministrazione dimostra ancora una volta la propria sensibilità verso i temi legati alla parità di genere dedicando due medaglioni alle prime assessore del Comune di Verona, componenti della prima Amministrazione democratica che contribuì ad avviare lì importante processo di ricostruzione della città dopo il secondo conflitto mondiale. Le due effigi, realizzate dall’artista Zeno Finotti e che ripropongo il volto delle due donne, sono state collocate nell’atrio di Palazzo Barbieri, nella sala Falcone Borsellino dove è presente la targa con l’elenco di tutti i sindaci del Comune di Verona. Un’iniziativa in linea con gli impegni di questa Amministrazione per restituire memoria alle tante donne che hanno contribuito allo sviluppo della città e che sono vissute nell’oblio per molto tempo.
“Questa cerimonia ci offre l’ opportunità di riflettere sul ruolo della donna nella nostra società e sulla storia recente della nostra città – afferma il sindaco Damiano Tommasi -. Queste due figure in particolare hanno avviato quel percorso di partecipazione alla vita pubblica delle donne che hanno portato ad oggi, dove la nostra giunta comunale è composta in maggioranza da assessore donne. Un’occasione anche per ricordare quel particolare momento della storia, la prima Amministrazione democratica che contribuì ad avviare l’importante processo di ricostruzione della città dopo il secondo conflitto mondiale e che proseguì negli anni a venire. Una responsabilità, quella degli amministratori, che oggi come allora deve sempre guardare al bene della comunità”.
“Sono grata all’Associazione dei Consiglieri Comunali Emeriti che ha voluto celebrare le prime assessore del Comune di Verona, molto diverse per esperienze di vita e per provenienza politica, ma unite da un ideale di libertà e di cura, nell’attività sociale e nella vita amministrativa della Città nel momento storico difficilissimo della Ricostruzione dopo la devastazione della Guerra- afferma la vicesindaca e assessora alla Parità di genere Barbara Bissoli-. Due donne che hanno dimostrato, dunque, grande capacità di adattamento e di azione in un contesto di difficoltà estrema e di pericolo ben prima di dedicarsi all’amministrazione di Verona. La consapevolezza del valore femminile nella vita sociale, amministrativa e politica si afferma oggi anche tramite la memoria di queste due donne che sono ancora modello e motivo di ispirazione per tutte noi che ci occupiamo del bene pubblico.
“L’ Associazione Consiglieri Emeriti ha deciso di rendere omaggio alle due prime donne assessore della giunta comunale per due ragioni – ha detto il presidente dell’associazione Consiglieri emeriti del Comune di Verona Silvano Zavetti-. La prima per testimoniare il coraggio degli amministratori di allora, e soprattutto del prefetto Giovanni Uberti e del sindaco Aldo Fedeli, nell’aver chiamato ad amministrare la città due donne in un momento di maschilismo imperante. Basti pensare che in quegli anni era giunta da Roma una circolare con la quale si invitavano i comuni a licenziare le donne per lasciar posto agli uomini che erano tornati dalla guerra e senza lavoro.
Il secondo motivo è per testimoniare il coraggio dimostrato dalle due donne per aver accettato un incarico che fino ad allora era riservato agli uomini. Il Comune era l’unica fonte alla quale si rivolgeva la cittadinanza disperata e distrutta fisicamente e moralmente. Marina Bortolani e Maria Zeni Fracastoro impegnarono tutte se stesse nello svolgere il proprio compito rispondendo, per quanto possibile, alle innumerevoli richieste dei cittadini in un momento di estreme difficoltà. Per questo vanno ricordate e indicate come esempio alle future generazioni”.
Alle cerimonia è intervenuta la professoressa dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza Valentina Catania, che ha illustrato i profili delle prime due assessore e ciò che hanno fatto per la comunità di allora.
Chi sono state e cosa hanno rappresentato:
Marina Bortolani (27/9/1902 – 3/5/1990)
Fu assessora per ben 15 anni, dal 1945 al 1960. Durante le riunioni di giunta interveniva poco, ma quando lo faceva era per sollevare problemi di cui aveva già pronta la soluzione. Le fu assegnato uno degli assessorati che più impattavano sulla popolazione, quello dell’Assistenza, le Politiche sociali di oggi. Seppur non ci siano molte notizie su di lei, è ragionevole pensare che il partito abbia goduto di un grande consenso anche grazie alla sua instancabile attività. Quando alla sera rientrava nella sua casa in via Duomo c’era la fila di cittadini e cittadine che l’aspettavano per chiedere cibo o alloggi. Si è occupata anche della salute dei bambini, che d’estate mandava nelle colonie affinchè trascorressero del tempo in località salubri e con un’alimentazione adeguata. Rimase in giunta fino al 1960, dopdichè, su richiesta dell’allora sindaco Giorgio Zanotto, accetto di essere delegata dell’amministrazione per la frazione di Santa Maria in Stelle.
Nata in una casa di via Duomo dove visse tutta la vita, conseguì il diploma magistrale all’Istituto Montanari e fin da giovane fu molto attiva nel volontariato vincenziano aiutando le persone più bisognose della città. Durante il ventennio fascista non si impegnò direttamente in politica ma strinse amicizia con i cattolici antifascisti, tra cui in particolare Giovanni Uberti.
All’indomani della Liberazione, quando fu insediata la prima giunta con sindaco Aldo Fedeli era tra i consiglieri comunali e, nell’ottobre ’45, su suggerimento di Giovanni Uberti, Prefetto di Verona, fu nominata Assessora alla beneficenza, colonie marine e montane, servizio assistenza Unrra. Tutti settori vitali per la sopravvivenza della popolazione veronese. I nipoti ricordano ancora le file di persone che l’attendevano all’ingresso della casa di via Duomo. A tutti Marina Bortolani dava attenzione e ascolto.
Con le elezioni del giugno 1946 il sindaco Fedeli fu rieletto per un secondo mandato che durò fino al 1951. Marina Bortolani fu rieletta con moltissime preferenze e fu ancora Assessora, sempre con deleghe all’assistenza (che comprendeva anche l’assegnazione di alloggi popolari) e alla beneficenza. Fu ancora eletta sia nel 1951 (Amministrazione Uberti) che nel 1956 (Amministrazione Zanotto), sempre con deleghe all’assistenza e alla beneficenza.
Alle amministrative del 1960, nonostante il sindaco uscente Giorgio Zanotto volesse assolutamente una sua ricandidatura, Marina Bortolani declinò con decisione l’offerta. Questo per lei non significò un rientro a casa: ricominciò il volontariato presso le Dame di San Vincenzo di cui fu responsabile regionale.
Maria Zeni Fracastoro (28/12/1910 – 8/8/1984)
Una donna fuori dall’ordinario, che per anni fu costretta a mantenersi con due figli piccoli senza aiuti e continuando a lavorare come maestra. Lavorava anche di notte, con il lumino acceso sulle carte che portava a casa dal suo ufficio di assessora all’Istruzione e agli Istituti civici. Una donna colta che leggeva moltissimo, suonava il pianoforte e conosceva in maniera approfondita la lingua latina.
Da giovane aveva aderito al GEI (Giovani Esploratori Italiani) e con questa organizzazione aveva percorso in tenda Alpi e Appennini. Durante il ventennio aveva partecipato ai campionati nazionali di Tiro con la carabina. Per l’epoca era quindi una giovane decisamente all’avanguardia.
Giovanissima sposa Aldo Fracastoro, noto antifascista . Maria condivide gli ideali di libertà del marito, che viene arrestato nel 1938 e nel 1939 viene condannato a 5 anni di prigione. A 28 anni si trova così sola con due bambini di 6 e 3 anni da mantenere con lo stipendio di maestra e senza la possibilità di altri aiuti.
Nell’ agosto del ’43, Aldo Fracastoro fu liberato, ma dopo l’8 settembre si unì al movimento partigiano. Scelta pienamente condivisa dalla stessa Maria Zeni che nel frattempo si trasferì in una casa isolata sopra il santuario della Madonna della Corona a Spiazzi dove, con la copertura dei bambini, partecipò alla lotta partigiana in qualità di staffetta.
Nell’ottobre del ’45, in sostituzione del prof. Emo Marconi, fu nominata Assessora all’istruzione e all’amministrazione degli Istituti Civici. Maria Zeni si dedicò a questo incarico con un impegno incessante, ricevendo – come ricordava Sara Fracastoro – file di persone che venivano a chiedere l’ospitalità per i figli negli Istituti Civici, spesso l’unica possibilità per consentire il proseguimento agli studi e un’adeguata alimentazione.
Alle successive elezioni amministrative non si presentò ma continuò il suo impegno politico con l’Unione Donne Italiana di cui fu presidente nei primi anni ’50. In particolare fu tra le responsabili del Comitato pro infanzia che organizzò l’ospitalità dei bambini di Montecassino presso le famiglie veronesi.