Per un giorno Pesaro è stata al centro di una straordinaria operazione di salvataggio di opere d’arte e manoscritti scampati ai campi di concentramento. Il 30 ottobre scorso, infatti, presso il locale “Harnolds” di piazza Lazzarini, Roberto Malini ha consegnato a Francesco Lotoro quattordici opere d’arte realizzate da autori ebrei assassinati nei campi di morte nazisti o sopravvissuti alla Shoah; fra di esse, tre oli di Edith Birkin, poetessa e pittrice sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau e Bergen Belsen, già in mostra a Carpegna in occasione del Premio Rotondi 2023.
Le opere, donate da Malini alla Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria di Barletta, entreranno così nel Thesaurus Memoriae, una delle più importanti raccolte d’arte della Shoah in campo internazionale, che esporrà in permanenza centinaia di dipinti, disegni, incisioni cui il destino ha consentito di evitare la distruzione sistematica perpetrata dai nazisti nei confronti dell’arte prodotta dagli ebrei e dagli altri gruppi etnici e sociali invisi ai seguaci di Hitler.
Il maestro Francesco Lotoro giungeva a Pesaro dopo un viaggio che l’aveva condotto in Polonia e in Francia, dova aveva recuperato alcuni spartiti manoscritti di musica concentrazionaria e il diario, sempre manoscritto, di un sopravvissuto. Non tutti lo sanno, ma le città di Pesaro, nelle Marche, e Barletta, in Puglia, sono accomunate da un’attività preziosa per la civiltà e la cultura. Da Pesaro svolge una meticolosa attività di salvataggio delle opere d’arte scampate alla Shoah Roberto Malini, scrittore, studioso, Premio Rotondi 2018 quale “Salvatore dell’arte della Shoah”. Da Barletta svolge un’opera simile Francesco Lotoro, pianista, compositore e direttore d’orchestra che da oltre trent’anni gira il mondo per recuperare, studiare, revisionare, archiviare, eseguire e registrare migliaia di opere di musica concentrazionaria.
Il maestro Lotoro a propria volta ha ricevuto, fra i diversi riconoscimenti nazionali e internazionali, il Premio Rotondi Europa 2023. Proprio a Barletta, all’interno di una storica distilleria dismessa, sta nascendo una Cittadella della musica e dell’arte proveniente dai lager, capace di accogliere e valorizzare il monumentale archivio di musica scritta nei campi di concentramento, alcuni strumenti musicali provenienti dai lager e la preziosa raccolta d’arte dell’Olocausto, che rappresenta gli artisti di tutte le nazioni in cui si è verificato l’immane sterminio. Il lavoro di Lotoro e Malini prosegue l’azione dei cosiddetti “Monuments Men”, il gruppo di esperti d’arte reclutato dall’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale e spedito in Germania per salvare i capolavori artistici trafugati dai Nazisti e restituirli ai legittimi proprietari. E dell’indimenticato Pasquale Rotondi, lo storico dell’arte e funzionario che salvò, durante la Seconda guerra mondiale migliaia di opere d’arte antica, fra le quali capolavori di Giovanni Bellini, Piero della Francesca, Raffaello, Tiziano.
I principali protagonisti del recupero di opere d’arte sono citati, con le loro storie, nel libro di Salvatore Giannella “Operazione salvataggio” (Milano 2014). Fra di essi vi è Roberto Malini, con il suo metodo di indagini e i tanti importanti recuperi. Salvare un’opera dalle ceneri della Shoah e delle altre tragiche persecuzioni significa restituirla alla nostra memoria storica e culturale, colmando, anche se in minima parte, quel buco nero causato dallo sterminio, dai roghi e dalla dispersione. Per questo le Nazioni Unite, l’Unione europea e istituzioni fondamentali come il Museo Memoriale Yad Vashem di Gerusalemme attribuiscono grande valore all’opera di difensori della cultura come Lotoro e Malini, cercatori instancabili che recuperano le opere scampate all’oblio o in fase di dispersione o degrado nel mondo.
Dario Picciau – EveryOne Group, Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria
Nella foto di Fabio Patronelli, Francesco Lotoro e, alla sua destra, Roberto Malini