DALLA PARTE DELL’UOMO IN QUALSIASI CONDIZIONE SI TROVI

Da tempo mi domando perché nei vari talk show televisivi, ridotti da tempo a sterile chiacchiericcio, difficilmente si dibatte dell’essenziale, di quello che più conta, come si è fatto al 1° Festival dell’“umano tutto intero”, che si è svolto a Roma, il 18 e il 19 Giugno scorso. organizzato dal network “Sui tetti” e coordinato dall’avvocato Domenico Menorello.

Sono state due giornate densissime di interventi, le associazioni che fanno parte di questa rete hanno messo a fuoco un «giudizio comune sulle dinamiche normative e pubbliche che incidono sulla concezione dell’umano». Si è parlato dunque di fine vita e utero in affitto, ma anche di lavoro, di sussidiarietà, di educazione, di intelligenza artificiale. Tra i relatori ha visto avvicendarsi ai microfoni anche i ministri Giorgetti, Tajani, Valditara e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (presenterò il suo discorso quanto prima). A loro si è aggiunto, nell’ultimo incontro che ha chiuso la giornata di mercoledì, il segretario di Stato della Santa Sede cardinale Pietro Parolin.

Il convegno ha voluto mettere al centro la questione della crisi antropologica contemporanea nel mondo occidentale, dedicando il primo giorno alla diagnosi dei vari aspetti della crisi e degli ambiti culturali e sociali necessari di una cura urgente, mentre il secondo giorno ha visto presenti attori fondamentali del mondo politico e religioso italiano contemporaneo che hanno indicato, concretamente, le azioni che si stanno facendo e che si dovranno fare per arginare la crisi e ricomporre un’idea buona di umanità. La prima giornata sono intervenuti diversi relatori, ha cominciato col tema la maternità, la prof.ssa Claudia Navarini, che ha ricordato i danni profondi della maternità surrogata per la madre e per il figlio: dopo nove mesi di vita simbiotica, lo strappo della separazione non può non avere anche riverberi psicologici. La condizione della madre surrogata ha ricordato la Navarini, è quella di una schiava, controllata dalle aziende 24h su 24h, affinché il prodotto bimbo riesca perfettamente. Si è discusso quindi della possibilità di rendere questa pratica un reato universale o almeno di aumentare le sanzioni per chi va all’estero a comprare il figlio, come accade ancora in Ucraina, nonostante la guerra, per circa 70 coppie italiane all’anno, di questo argomento, ne ha parlato il deputato Carolina Varchi e ha ripreso l’argomento il ministro Eugenia Roccella il giorno successivo.

La fragilità è stato il tema della seconda frazione, in cui sono stati raccontati fatti e forniti dati impressionanti: 4.560.000 vittime di tratta ogni anno in tutto il mondo (Pietro Sebastiani, ambasciatore); persecuzione dei cristiani in Pakistan in aumento, soprattutto di bambine costrette a sposarsi presto e poi vendute al mercato della prostituzione (Shaid Mobeen, fondatore associazione pakistani in Italia); necessità di aumentare le ancora troppo scarse cure palliative, vera risposta umana alla tentazione dell’eutanasia (Marcello Ricciuti, palliativista e Aldo Bova, presidente associazioni socio-sanitarie). Il tutto coordinato da Emmanuele di Leo, Fondatore e Presidente dell’organizzazione umanitaria di cooperazione internazionale Steadfast. Dopo la descrizione di questo panorama di morte, unica consolazione, comunque assai significativa, l’aumento degli obiettori all’aborto: quasi il 70% a livello nazionale e in due ospedali delle Marche (Jesi e Fermo) si arriva al 100%.

Nella terza frazione si è discusso della lotta contro la realtà di chi nega la natura umana: Assuntina Morresi, lo psichiatra Massimo Polledri e altri hanno ricordato i danni della ideologia gender, in particolare l’ottima psicologa Mariolina Ceriotti Migliarese ha fatto notare che i trattamenti con i farmaci bloccanti della pubertà

sono un altro attentato alla vita, alla sua stessa possibilità. Infatti la pubertà è proprio il momento in cui i preadolescenti acquisiscono la capacità di procreare e, bloccare lo sviluppo in quel momento, significa impedire la loro individualizzazione fisica e psicologica, maschile e femminile. Non è un caso quindi, come ribadirà il sociologo Luca Ricolfi, che aumentino in maniera preoccupante i suicidi all’interno della cosiddetta generazione Z (ragazzi nati dopo il 2000).

Durante la quarta frazione, dedicata al tema della comunità, si parlato della funzione sociale dello sport, degli interventi per assicurare il diritto alla casa e tutti hanno sottolineato l’inadeguatezza attuale dell’ISEE per diagnosticare in modo autentico le difficoltà economiche dele famiglie.

La quinta frazione ha toccato l’inevitabile tema del momento: i rischi dell’intelligenza artificiale, con interventi molto interessanti del neurochirurgo Giulio Maira, della bioeticista Giulia Bovassi, di Antonino Giannone e Antonio Palmieri, responsabili di associazioni che si occupano di Intelligenza artificiale e nuovo umanesimo. I rischi di manipolazione del pensiero e di un utilizzo possibile e forse già sperimentato nelle guerre attuali spaventano tutti, eppure, secondo Palmieri, presidente dell’interessantissimo progetto Pensiero solido (https://fondazionepensierosolido.it/) bisogna puntare ad approfondire l’aspetto conversazionale dell’IA, dedicata al soddisfacimento della conoscenza e comprensione del funzionamento di un dato servizio.

Gli interventi di apertura e di chiusura della giornata hanno disegnato la cornice di pensiero in cui si muovono le 100 e più associazioni che hanno aderito al network.

La Relazione di apertura dei lavori assegnata al famoso filosofo di Estetica Stefano Zecchi che ha esordito dicendo che l’umano vero si riconquista reagendo al nichilismo e al relativismo, attraverso una rinnovata educazione alla bellezza. Le avanguardie del Novecento hanno distrutto l’idea stessa di arte: con Duchamp tutto è arte, anche un cesso, staccato dal suo contesto e messo in museo, quindi se tutto è arte, nulla lo è più. Non è vero che la bellezza salverà il mondo, dice Zecchi, nauseato da quanto venga citata a sproposito questa frase di Dostojevskij; siamo noi che dobbiamo salvare la bellezza dal mondo.

La relazione di chiusura della giornata è stata invece affidata a Francesco Botturi, emerito di Antropologia Filosofica alla Cattolica di Milano, che ha ripercorso il mito di Prometeo, evidenziando come oggi non possa essere più preso a modello della ricerca di libertà ribelle dell’uomo contemporaneo, perché la ricerca di libertà di Prometeo aveva un fine, uno scopo, una trasgressione compiuta comunque per aiutare gli uomini, mentre la libertà attuale è tautologica, si limita sempre a cercare solo sé stessa, è una libertà che non sa dove collocare l’altro e quindi diventa inevitabilmente conflittuale.

Negli altri interventi Domenico Airoma ha citato il poeta Guido Gozzano: “Ricordo le parole del poeta Guido Gozzano, che va al cuore della questione: questi giudici mi hanno sempre rivoltato lo stomaco – osservava – chi stabilisce che una cosa è giusta e l’altra no? In fondo Gozzano ha ragione, la giustizia non è dei magistrati. Il diritto dovrebbe essere anzitutto essere espressione dei limiti dell’uomo, invece è diventato espressione di forza e arroganza. Siamo nella dittatura del relativismo, come disse Papa Benedetto XVI. Non si discute più di libertà ma di ‘diritti’, come espressione dei desideri dell’io.

Che fare? Dobbiamo diventare i difensori del diritto alla libertà per ricostruire. I giuristi non possono non intavolare relazioni con chi collabora alla ricostruzione dell’umano. Non facciamoci prendere dalla tentazione del frammento litigioso. C’è un  rovesciamento di prospettiva antropologica. La storia si fa con le scelte personale e comunitarie. Giambattista Vico diceva che prima o poi gli uomini si nauseano delle

riflessioni assurde, insensate, cadono al fondo e poi rimbalzano. Ecco, noi dobbiamo diventare esperti di rimbalzo antropologico, prendere al volo i rimbalzanti e mostrare loro la realtà”. Il poeta Davide Rondoni ha poi ripreso il tema della bellezza, sottolineando la ferita drammatica che tutti portiamo in noi: è un’umanità divisa, non riconciliata quella che abbiamo di fronte. Il poeta Baudelaire diceva che la causa delle crisi di civiltà è l’avvilimento di cuori. Per uscirne bisogna guardare alla letizia di san Francesco d’Assisi, segno certo della presenza del sacro in noi.

Il secondo giorno, anche se più lungo, ha visto meno incontri, e c’è stato il tempo per qualche riflessione più approfondita. È stato anche il giorno dei politici: il ministro Giancarlo Giorgetti ha detto con realismo che per la famiglia bisogna fare molto di più, ma i vincoli di bilancio e gli 80 miliari di debiti son un freno non indifferente.

Lui sostiene da 30 anni il quoziente familiare e sta cercando in tutti i modi di capire come attuarlo, per aiutare le famiglie a sostenere i figli fino al momento in cui entreranno nel mondo del lavoro. Ha pure detto: “Mi hanno riempito la testa di sostenibilità ambientale, ma senza inversione demografica il welfare a cui siamo abituati non è sostenibile. All’Ecofin mai si parla di demografia”.

Il viceministro del Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci ha fatto un bell’intervento sul ruolo degli anziani nella società e su cosa sta facendo il governo per sostenerli. Il ministro si confrontato con Peppino Zola, presidente dell’associazione Nonni 2.0, a partire dal credito formativo per quei giovani che sceglieranno percorsi di volontariato con gli anziani. Lo slogan del ministro è: “Non meno stato, più società, bensì più stato insieme alla società”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara intervistato da Elena Fruganti, insegnante e membro dell’associazione Esserci , ha rilanciato l’alleanza tra famiglia e scuola, ricordando anche gli interventi per la scuola paritaria, pubblica a tutti gli effetti, come ha ribadito. Inoltre ha anticipato che, a breve, il governo farà un serio intervento sul consenso informato in modo che la famiglia possa anche non condividere proposte specifiche di progetti scolastici contrari ai propri valori, specie per quanto riguarda l’educazione sessuale e l’ideologia gender.

L’ex ministro Maurizio Sacconi ha guidato un interessantissimo panel dedicato alla sanità, con Mariapia Garavaglia ed altri. Non è vero che i soldi mancano, dicono tutti, bisogna saperli spendere meglio. Bisogna spostare i soldi da ospedali piccoli, spesso inutili doppioni inefficienti, che vanno chiusi, per spostarli in forme diverse di assistenza sanitaria, ad esempio potenziano quella a casa. Bisogna razionalizzare l’uso delle risorse e soprattutto assicurare l’assistenza sanitaria 24h, è un diritto per quei malati gravi che non vorrebbero pesare sulla famiglia, ma le ASL non sono ancora abbastanza preparate. I soldi ci sono, mancano i modelli

di assistenza.

Prima del gran finale con i ‘principi della Chiesa’, si è parlato di impresa e sindacato, con il Segretario Generale Cisl Luigi Sbarra che ha proposto il disegno di legge sulla Partecipazione al lavoro-Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori che ha ricevuto un consenso molto ampio, per questo il dibattito ha visto la partecipazione anche di Maria Elena Boschi, deputata di Italia viva.

Infine Marco Invernizzi ha ricordato al Card. Matteo Zuppi di ricordare ai preti di non lasciare ammuffire il Compendio sulla dottrina sociale della Chiesa, perché questa dottrina è la risposta a tutti i nostri problemi sociali attuali, senza dimenticare di segnalare che la nostra crisi ha radici antiche, che risalgono al 1789. Il cardinale ha risposto con cenni di assenso e nel suo intervento ha detto a Marco che la dottrina sociale va anzitutto vissuta.

L’ultimo incontro è stato dedicato all’eccezione italiana: tutti grandi commentatori politici come Antonio Polito e Giovanni Orsina hanno ribadito alcuni tratti di questa eccezione italiana: Polito ha parlato di De Gasperi e della sua concezione cristiana della persona; Orsina ha spiegato le ragioni di questa eccezione, di questa singolarità, legata alla particolare posizione geografica nel Mediterraneo, all’incrocio tra molte e differenti culture, oltre alla propensione universalistica della Chiesa cattolica.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, con notevole ironia e determinazione, ha detto che l’Italia è un paese sbagliato ed è stato sempre dalla parte sbagliata, perché non si è protestantizzato, come molti avrebbero voluto nel corso della Storia, dal Rinascimento a oggi.

L’Italia invece è rimasto un paese mediterraneo e cattolico nella sua anima più profonda e questa eccentricità non può che farci bene, infatti, anche quando non era unita come nazione, l’Italia era unita nella sua fede. Ma come si legano uomo e geopolitica? Il G7 ha accertato l’importanza del Piano Mattei per l’Italia, cioè progetti di sostegno per l’Africa, concertati con i paesi stessi, cercando di comprenderne i reali bisogni. Mantovano ha detto testualmente: “Significa guardare all’Africa con spirito costruttivo e non predatorio, favorendo un rapporto paritario e formando le professioni. Abbiamo fermato gli interventi a pioggia per progetti che lascino tracce, nella formazione, nell’agricoltura, nella cooperazione. Confidiamo che l’eccezione confermi la regola”.

Infine, l’intervento del Segretario di Stato card. Pietro Parolin ha riportato la platea alla questione di fondo iniziale: quale umanità per il nostro futuro? La questione antropologica è stata accantonata, ha osservato Parolin, perché fa venire alla luce la costitutiva fragilità dell’essere umano che, se guarda dentro di sé, scopre una totale dipendenza dall’altro e un’insopprimibile esigenza di essere amato. Noi tutti siamo una radicale domanda di amore e questo dice la grandezza della nostra vocazione. L’unica risposta a questa domanda e al mistero della sofferenza è Gesù Cristo, uomo e Dio, che incarna il modello della vera antropologia, di un’umanità disponibile ad accogliere i doni di Dio. Il cardinale ha concluso invitando tutti a continuare sulla buona strada di questo progetto di azione politica e sociale. Domenico Menorello, portavoce del network Ditelo sui tetti, organizzatore e animatore instancabile di tutto l’evento, ha concluso sottolineando che la rivoluzione copernicana che serve alla società è solo quella antropologica. (!° Festival dell’”umano tutto intero”, Luca Finatti, 25.6.24, alleanzacattolica.org).

 

a cura di Domenico Bonvegna