Viviamo in una società dello spettacolo, in cui si pretende di sapere tutto su tutti: in realtà le notizie sono selezionate e non sempre gerarchizzate. Quelle che arrivano non sono le notizie più importanti, ma sono alcune notizie che fanno clamore e che vengono dilatate, che nascondono altre notizie, senza che vengano compresi i problemi reali.
di ANDREA FILLORAMO
E’ ormai sotto gli occhi di tutti: il mondo occidentale sta attraversando uno dei momenti più difficili di grandi cambiamenti a tutti i livelli, a partire da quello tecnologico a quello economico, politico e sociale.
La società tutta sta cambiando, si modificano i valori e mutano le coordinate entro le quali l’uomo e la donna occidentali vivono la propria vita.
Aggiungiamo ancora: “Viviamo in una società dello spettacolo, in cui si pretende di sapere tutto su tutti: in realtà le notizie sono selezionate e non sempre gerarchizzate. Quelle che arrivano non sono le notizie più importanti, ma sono alcune notizie che fanno clamore e che vengono dilatate, che nascondono altre notizie, senza che vengano compresi i problemi reali”.
Il cambiamento non poteva non interessare la Chiesa cattolica, che si trova ad affrontare nuove sfide che, in epoche di grandi trasformazioni, sono sempre momenti di crisi.
Ci sono nuove esigenze e ci si pongono nuove domande, che hanno da sempre monopolizzato, come del resto tutte le religioni, il tempo degli uomini piegando a sé anche il calendario. Il cittadino, pertanto, spesso ignaro ne segue le feste e i riti, quand’anche più per abitudine che per convinzione, non conoscendone e non capendone le origini, e le motivazioni, che consistevano una volta nel mantenimento dell’ordine sociale, attraverso un sistema rigido, dogmatico, impermeabile al nuovo che ha reso impossibile il suo riformarsi.
Questo sistema è ancora un sistema che può imporre vescovi non desiderati alla comunità ecclesiale, che può discriminare le donne, che impedisce il matrimonio ai preti, che talvolta soggioga i teologi.
È certo che la Chiesa oggi si trova di fronte alla più profonda crisi dopo la Rivoluzione Francese.
Fino a Papa Francesco, il vescovo di Roma è stato spesso, anzi molto spesso, un profeta immobile, un pietrificato annunciatore del passato perché non è stato in grado di immaginare una Chiesa radicalmente diversa, pena il radicale mutamento etico, culturale e dottrinale del Cristianesimo.
Se il pontificato di Francesco ha il merito di tentare una grande rivoluzione, fatta innanzitutto di autentica testimonianza del Vangelo, sono assurde le critiche e i giudizi pesanti nei suoi confronti provenienti da ambienti ostili e dai vari “Viganò” di turno, che approfittando della “liberalità” del Papa si stanno alzando in maniera piuttosto rumorosa, per far passare l’idea di sue dovute dimissioni.
Franco Cardini, storico del Medioevo, ritiene che le polemiche sul pontificato di Francesco non sono una causa dell’attuale crisi, ma sono un effetto della tensione all’interno del mondo ecclesiastico causate dalle dimissioni di papa Benedetto XVI, evento dirompente da paragonare con l’11 settembre 2001. Insufficiente, contraddittoria, parziale e superficiale, quindi, gli appare la giustificazione ufficiale che viene ad essere data.
Se quanto scrive Cardini ha un fondo di verità, si può, perciò, solo fantasticare su quel che è avvenuto all’interno dei sacri palazzi, prima e dopo le dimissioni e prima del conclave e nello stesso conclave, dal quale è uscito papa Bergoglio, scelto come “una risoluzione che attutisce le opposizioni a Benedetto XVI che, nel suo pontificato, era stato attaccato da tutte le parti”.
Lo storico scrive ancora; “Giovanni Paolo II aveva solo apparentemente sistemato le cose, aveva regnato ma non governato: era dotato di grande carisma, ma non ha risolto molte situazioni che erano profonde e delicate. Francesco si è trovato ad amministrare una situazione che si potrebbe definire prescismatica, con un collegio cardinalizio diviso, con quei mali che sembrano gli unici della Chiesa: il malumore di alcuni prelati verso il presunto autoritarismo di Francesco e gli scandali legati alla pedofilia”.
Il messaggio di Papa Francesco è sempre lo stesso: “oggi, chi vuole essere cristiano, deve esserlo fino in fondo. È un mondo nuovo e, in questo nuovo contesto, bisogna vivere diversamente…Quello che deve distinguere i cristiani dev’essere la misericordia: non si può più agire come si il cristianesimo fosse un’eredità da gestire. Il cattolico si deve sentire a servizio della giustizia, della verità”.