Save the Children opera, in collaborazione con tante realtà locali, in molti quartieri del nostro Paese caratterizzati dalla forte marginalità. Tutti i giorni, dunque, tocchiamo con mano la complessità di questi luoghi, dove la violenza e la criminalità minorile si associano al vuoto di opportunità educative e sociali in una fase della vita, quella dell’infanzia e l’adolescenza, in cui si costruisce la propria identità, attraverso errori e apprendimenti.
In questi contesti, la strada maestra è quella di quella dell’accompagnamento educativo, senza il quale ogni altro intervento punitivo potrebbe risultare del tutto inefficace, se non controproducente. Nelle periferie dei bambini, dove mancano, asili, mense, scuole, biblioteche, centri sportivi, aree verdi e spazi pubblici liberi dal degrado e sicuri, lo Stato deve far sentire la propria presenza, attraverso un in-tervento straordinario di sostegno alle comunità educanti. Per questo motivo Save the Children da tempo chiede alle istituzioni di attivare vere e proprie “aree ad alta densità educativa” nelle zone oggi più deprivate e spesso preda di reti criminali. Nuovi asili nido, un potenziamento dell’organico delle scuole, tempo pieno, un pasto completo alla mensa per tutti i bambini, attività sportive e culturali gra-tuite, sono il miglior baluardo per arginare fenomeni di violenza.
Anche le misure disposte nei confronti dei minorenni che commettono un reato non devono mai abdi-care alla loro funzione educativa e rieducativa: devono essere tempestivi, coinvolgere la famiglia, non solo in ottica punitiva, attivare reti e sinergie, riavvicinare i ragazzi alla comunità, anche attraverso il lavoro socialmente utile, con l’obiettivo di dare loro una nuova prospettiva sul mondo e sulla società.