DON BOSCO UN GIGANTE DELLA SANTITA’

Puntualmente ogni anno da quando vivo a Torino, il 31 gennaio partecipo alla Messa solenne in onore di San Giovanni Bosco nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, ormai è un appuntamento fisso.

Il santo, così come tanti altri della città torinese mi ha da sempre attratto per tutto quello che ha fatto durante la sua intensa attività apostolica. E ribadisco ancora una volta il mio stupore si ferma sulle attività “sociali” di questi santi come il Cottolengo, il Murialdo. l’Allamano, il beato Faa di Bruno e potrei continuare nella lunga lista di uomini e donne di Chiesa che hanno caratterizzato l’Ottocento torinese. Anche don Bosco si può rubricare come un grande santo che ha operato incessantemente nel sociale. Il cardinale Robert Sarah nel suo ultimo libro lo definisce un inventore dell‘istruzione professionale, verissimo, ma fu anche un promotore della buona stampa come viene sottolineato in questo documentatissimo intervento su Lanuovabussola di Antonio Tarallo. (La missione del santo. Don Bosco e la buona stampa, mezzo per salvare le anime, 31.1.25, Lanuovabq.it) Il giornalista, evidenzia di San Giovanni Bosco la sua insistenza a diffondere buoni libri «per la gloria di Dio e la salute delle anime». Lui stesso, con enorme sacrificio, si dedicò a quest’opera – in mezzo a tante altre – scrivendo circa 150 tra libri e opuscoli.

“Si sente ancora odore d’inchiostro nella vecchia tipografia salesiana a Torino, in via Maria Ausiliatrice, al numero 32”. Forse, se si fa silenzio, “ancora è possibile ascoltare (o almeno immaginare) il rimbombo delle macchine da stampa”. L’approvazione per la tipografia, san Giovanni Bosco (16 agosto 1815 – 31 gennaio 1888), la ebbe nel 1861. L’anno seguente, cominciò l’attività con piccoli macchinari per stampare i primi volumi di una proficua attività editoriale. Nel giro di pochi anni quel luogo divenne un tesoro dell’arte tipografica torinese.

Don Bosco fu un profeta e visionario, un uomo che camminava con i tempi, superandoli. A partire dal 1877, diede vita anche a un laboratorio chimico-fotografico, addirittura arrivò a ordinare persino una delle più innovative macchine dell’epoca per realizzare ampi fogli di carta, e poi si fece inviare da Zurigo, dalla ditta Escher-Wyss, una “macchina continua” che fu addirittura esposta all’Esposizione Generale di Torino nel 1884.

Pertanto, don Bosco una figura certamente poliedrica può essere legato anche alla stampa, “rappresenta davvero una santità “variopinta”: uomo e sacerdote vicino agli ultimi, a chi non poteva permettersi l’istruzione; fine intelletto; sacerdote di preghiera e di studio; instancabile pedagogo; uomo divenuto sacerdote grazie all’ausilio della Vergine Maria”. Il sacerdote piemontese ha dato una grande importanza alla comunicazione. Il santo auspica che i salesiani si impegnino «a diffondere buoni libri nel popolo usando tutti quei mezzi che la carità cristiana ispira». Il 19 marzo 1885, festa di san Giuseppe, in una lettera circolare inviata ai suoi confratelli scrive: “Fra questi (mezzi di apostolato) che io intendo caldamente raccomandarvi, per la gloria di Dio e la salute delle anime, vi è la diffusione dei buoni libri. Io non esito a chiamare Divino questo mezzo, poiché Dio stesso se ne giovò a rigenerazione dell’uomo”. Era convinto che in questa attività si imitava “l’opera del Celeste Padre”. Scrivere e pubblicare opere cattoliche era per lui una missione da vivere alla stessa stregua di quella di sacerdote.

“Una missione – scrive Tarallo – che ha visto una proliferazione di testi davvero impressionante. Sfogliando il catalogo delle pubblicazioni che sono state redatte per suo volere, si comprende bene la variegata tipologia della stampa prodotta”. Il giornalista cerca di catalogare gli scritti del santo. Ci sono gli Scritti dello stesso don Bosco: memorie; storie; compendi e profili anche sociologici dell’epoca. Poi gli articoli della sua attività “giornalistica”, gli articoli redatti per il Bollettino Salesiano. Poi, ci sono libri di vario genere (diverse le tematiche affrontate: dottrina e storia della Chiesa, soprattutto) e opuscoli religiosi. A questi, si aggiungono le varie circolari all’interno della congregazione, i programmi, gli appelli.

Ma perché scrive così tanto san Giovanni Bosco? Tarallo ricorda che per don bosco, la scrittura è un elemento tra i più importanti per formare soprattutto i giovani alla vita cattolica e sociale del Paese. “Certamente impressiona la mole di questi scritti, pensando anche al poco tempo a disposizione tra viaggi, missioni, la sfida educativa di Valdocco e tanti altri impegni che possiamo solo immaginare”.Inoltre, il giornalista evidenzia anche la chiarezza degli scritti di S. Giovanni Bosco, che “non pretese di essere un dotto o un letterato ma divenne uno scrittore apprezzato vincendo le difficoltà dell’italiano, limando la lingua in modo da renderla sempre più chiara, semplice e corretta”. Infine Tarallo cerca di fare un sintetico elenco della vastissima produzione letteraria di S. Giovanni Bosco, lui ne ha contate 150.

DOMENICO BONVEGNA

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