MESSINA – Può arrivare a colpire un individuo su 600 persone, in Sicilia si stima che al momento ne siano affette circa 800 persone, ma l’incidenza maggiore, triplicata negli ultimi 40 anni, è nei confronti delle donne specialmente durante il periodo fertile e alcuni farmaci molto efficaci non sono compatibili con la gravidanza: preoccupa gli specialisti nefrologi, e non solo, la nefrite lupica, una patologia che riguarda vari organi ma in particolare il rene e che viene considerata un hot topic dagli esperti del settore.
Rappresenta una complicanza del LES (lupus eritematoso sistemico), una malattia autoimmune sistemica il cui esordio può essere improvviso ed acuto o paucisintomatico con successiva tendenza alla diffusione in altre parti del corpo. “Il rene è più frequentemente interessato nelle forme più aggressive – spiega il prof. Domenico Santoro, direttore dell’Unità di Nefrologia dell’Azienda ospedaliera universitaria G. Martino di Messina – e il rischio è quello di arrivare alla dialisi in assenza di una pronta diagnosi o di una tempestiva terapia. I pazienti affetti dalla nefrite lupica presentano una maggiore morbilità e mortalità rispetto ai pazienti affetti da LES senza il coinvolgimento renale. Grazie sia alla diagnosi eseguita attraverso biopsia renale che al trattamento precoce della nefrite lupica, la prognosi renale è notevolmente migliorata negli ultimi 50 anni”.
Questi argomenti saranno approfonditi in occasione del convegno “La nefrite lupica”, che si terrà nel centro congressi del Policlinico sabato 12 novembre alle ore 8.30. L’evento è accreditato con 7 ecm (n. 363147) ed è promosso dall’Università di Messina e dall’Azienda ospedaliera universitaria G. Martino con responsabile scientifico il prof. Santoro; prenderanno parte una cinquantina di nefrologi provenienti da tutte le scuole siciliane e illustri relatori che si alterneranno nell’analisi di specifiche tematiche, divisi in tre sessioni.
“Le donne fertili sono più coinvolte a causa dell’influenza dovuta all’attività estrogenica – prosegue Santoro – in questi casi la malattia rappresenta un evento estremamente critico anche perché può affliggerle in un momento particolare della loro vita che è la gravidanza, condizionandone l’inizio a causa del tipo di farmaci utilizzati per il trattamento incompatibili durante tale periodo. Negli ultimi anni esistono terapie innovative come rituximab e belimumab, quest’ultimo precedentemente utilizzato come farmaco di accompagnamento in corso di attività residua della malattia renale, ha dimostrato recentemente una sua efficacia anche nella fase d’induzione”.