Hanno avuto il coraggio di infangare anche la figura di san Giovanni Paolo II. Non si fermano davanti a nulla. E’ un fatto gravissimo che non bisogna sottovalutare. Come cittadino italiano e come autore di un libro su Papa Wojtyla, mi sento profondamente colpito e offeso dallo squallido spettacolo offerto dai mass media, dalle recenti illazioni sulla vita e i comportamenti del Papa polacco. Ho letto diversi libri, ho particolarmente studiato la sua grande figura e non è possibile pensare alla veridicità delle cose terribili che sono state dette su di lui, senza nessuna prova e nessuna testimonianza.
Non c’è soltanto una trasmissione televisiva, ci sono diversi attori dietro le quinte che stanno lavorando per distruggere moralmente la figura di san Giovanni Paolo II. Chi può essere interessato a questa distruzione? Si chiede padre Livio Fanzaga dalla sua Radio Maria. L’ultimo tassello di questo attacco sono le farneticanti dichiarazioni del fratello di Emanuela Orlandi, “Provo profondo dolore nei confronti della famiglia di Emanuela Orlandi – ha detto monsignor Camisasca – che ha visto scomparire nel nulla la propria figlia e sorella. È un dramma sconvolgente che merita ogni considerazione e la ricerca della verità. Ma tutto questo non giustifica le accuse che, senza nessun fondamento, vengono rivolte ad un’altra persona. Viviamo in un’epoca barbarica dove chiunque può accusare un altro gettando fango su persone che non possono difendersi. L’immoralità di questo comportamento scuote la convivenza civile e chiede un cambiamento radicale dei cuori affinché i nostri rapporti siano fondati sulla verità e la giustizia”. (Massimo Camisasca, Caso Orlandi, Camisasca: “Solo fango su Giovanni Paolo II”, 15.4.23, Tempi)
Il Santo Padre papa Francesco, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare il Regina Coeli, è intervenuto in difesa del suo predecessore: «Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate».
Prima del Papa era intervenuto in una nota durissima il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di san Giovanni Paolo II in merito alle affermazioni del fratello della giovane scomparsa 40 anni fa.
Il porporato parla di “accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali”. “Il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia – sottolinea ancora Dziwisz – meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza. Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi. Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela”.
La nota del Cardinale si conclude con un appello alle istituzioni della Repubblica Italiana. “A questi atteggiamenti – scrive Dziwisz – io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede”.
La strategia di attacco al papa polacco è chiara secondo il giornalista polacco Wlodzimierz Redzioch, “È stato tutto ben organizzato e calcolato: prima un attacco concentrato di una vera coalizione mediatica composta dal quotidiano Gazeta Wyborcza, dal settimanale Newsweek Polonia, dalla televisione TVN e dal portale Onet per infangare la figura di Giovanni Paolo II […] Da anni certi ambienti in Polonia, ma anche nel mondo (vedi Bruxelles e Berlino) lavorano per “normalizzare” la Polonia, per secolarizzarla, per staccarla dalle sue radici cristiane, dalla sua identità nazionale, per indebolirla dividendo la società polacca. E tutto quello che stava succedendo alla vigilia dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II ne era la prova”. (Wlodzimierz Redzioch, I polacchi in strada per difendere la verità su Papa Wojtyla, 13-04-2023, Lanuovabq.it)
Redzioch ricorda che è stata imbrattata di vernice rossa una statua di san Giovanni Paolo II a Lodz, con la scritta “Maxima culpa” (è il titolo del libro con le accuse contro Papa Wojtyla). Il grave fatto di Lodz, come si poteva prevedere, è stato seguito da altri: anche la statua del Papa a Stalowa Wola è stata sporcata con la pittura, invece a Wroclaw (Breslavia) è stato imbrattato un murale del Pontefice. Redzioch sottolinea che i cattolici polacchi hanno reagito a questi ignobili attentati al loro Papa. “Per loro Giovanni Paolo II è un uomo santo: così è nei loro cuori, così rimarrà. Questa maggioranza che in pochi giorni è diventata un vero movimento sociale, nazionale, ha manifestato nelle città e villaggi polacchi il giorno dell’anniversario della morte del Papa, la Domenica delle Palme. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle Marce Pontificie. L’evento più grande è stato organizzato a Varsavia, decine di migliaia di persone (si parla addirittura di 50 mila) si sono presentate nel centro della capitale, a Cracovia c’erano 20 mila persone, a Stettino 10 mila, a Rzeszow e Danzica 4 mila. I partecipanti alle manifestazioni in tutto il Paese portavano croci, bandiere nazionali e vaticane, e tanti ritratti di san Giovanni Paolo II. Gli organizzatori delle Marce hanno sottolineato che le manifestazioni volevano essere una testimonianza di attaccamento a san Giovanni Paolo II e, allo stesso tempo, anche una risposta ai tentativi di contestare la santità e i meriti del Papa polacco. Małgorzata Żaryn, ha sottolineato che la marcia papale doveva essere un’espressione di unità, non un elemento di divisione: «Vogliamo restituire alla nostra comunità la persona e l’insegnamento del Papa polacco e, allo stesso tempo, ricreare la nostra comunità grazie alla sua persona». Per il momento la società polacca sembra aver sventato questo ennesimo attentato contro san Giovanni Paolo II. “Ma non ci illudiamo: non sarà l’ultimo. Perché Giovanni Paolo II, un uomo santo, rimane sempre segno di contraddizione per la nostra “modernità” anticristiana”.
In questi giorni su Fb sono apparse delle significative parole di S.Caterina da Siena, sono delle sollecitazioni che valgono anche oggi per tutti noi credenti “Avete taciuto abbastanza. E’ ora finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”. Ecco è quello che ha fatto oggi il direttore di Radio Maria, padre Livio. E’ questo il giusto momento di farsi sentire, senza far baccano, occorre resistere, è il tempo della mobilitazione spirituale, è il tempo della “Buona battaglia”, con la preghiera e il digiuno, facciamo resistenza contro chi vuole distruggere la figura di san Giovanni Paolo II. “Non per nulla in Polonia è stato detto che chi, nel 1981, ha tentato di uccidere Papa Woityla, ci ha provato una seconda volta.
Oggi c’è un nuovo tentativo di uccidere papa Wojtyla, che è una figura da eliminare, che dà fastidio, che è un ostacolo per il mondo dei senza Dio. “Bisogna prendere atto che la Chiesa cattolica è sotto attacco di forze malvagie, di diversa provenienza, ma fra loro coalizzate. Non è più possibile subire passivamente, ma bisogna dare vita una resistenza spirituale cattolica, attraverso una rete capillare di gruppi di preghiera mariani”. Una prima cosa da fare, suggerisce padre Livio, “è di spegnere la televisione, specialmente quelle che si segnalano per attacchi alla Chiesa e al Papa”.
DOMENICO BONVEGNA