È morto Ernesto Rossi, attivista per una Milano e per un’Italia dei diritti

Apprendiamo solo oggi che in un torrido giorno di metà agosto è morto Ernesto Rossi, instancabile attivista impegnato per i diritti di rom e sinti, presidente e animatore di Aven Amentza e di ApertaMente, padre di due figli. “Un caro amico, un vero fratello che è stato al nostro fianco in tante azioni a difesa dei diritti di rom e sinti,” commenta con gli occhi lucidi Roberto Malini, co-presidente dell’organizzazione umanitaria EveryOne Group.

“La sua perdita, dopo quella dell’altro grande attivista Fabrizio Casavola, priva non solo Milano e hinterland, ma tutto il Paese e l’Unione europea di una personalità fondamentale per la tutela dei diritti e della cultura delle comunità rom e sinte più indigenti, che sono troppo spesso lasciate sole di fronte a intolleranza e violenza. Ernesto era un profondo conoscitore delle più antiche tradizioni rom e sinte e grazie a lui sono stati evitati innumerevoli abusi nei loro confronti e la loro cultura ha sempre ottenuto spazi di promozione e valorizzazione. Quando il mio gruppo ha subito attacchi da parte di razzisti o persecuzione istituzionale, costretto a difendersi in tribunale, Ernesto Rossi è stato fra i pochi a restarci vicino, protestando con le istituzioni italiane e dell’Ue. Non lo dimenticheremo mai”.

Il suo lavoro svolto a Buccinasco è considerato come uno dei progetti più efficaci fra quelli mirati alla difesa dei diritti e della cultura rom e sinta. È stato un promotore di tale cultura, capace di contrapporre sempre le antiche tradizioni dei popoli rom e sinto al pregiudizio e alla discriminazione di cui la nostra società non si è ancora liberata. Era nato a Porto San Giorgio nel 1940 e viveva a Trezzano sul Naviglio. Si era laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. Ha collaborato con diverse organizzazioni umanitarie, fra cui EveryOne Group, per assicurare i diritti umani più elementari ai rom e ai sinti presenti sul territorio italiano, in particolare opponendosi a sgomberi, persecuzione legale, diffusione di calunnie etniche, violenza.

Dei rom e dei sinti disse in un intervista: “Sono popolazioni affini e allo stesso tempo diverse, che sono migrate dall’India nord-occidentale verso l’Europa. Nel periodo fra la fine del XIV  secolo e l’inizio del XV i rom sono giunti in Italia attraverso l’Adriatico, i sinti attraverso le Alpi. Molti confondono i rom con i romeni, solo a causa dell’assonanza fra i nomi. In Romania i rom sono stati schiavi per cinquecento anni, resi liberi solo a metà dell’Ottocento. Attualmente i sinti in Italia sono circa 35.000, mentre i Rom sono 140.000, di cui la metà italiani”.

Nel 1996 Ernesto Rossi, che già si occupava di integrazione dei rom e sinti a Milano e nell’hinterland, è entrato nell’Opera Nomadi. Nel 2004 ha fondato nel campo di Triboniano l’associazione “Aven Amentza” (in romanì “Venite con noi”), con l’appoggio della Camera del Lavoro, della CGIL regionale e di Coop Lombardia. Era un’associazione mista: i rom erano più della metà, gli altri erano gagé (vale a dire non rom). Ha lavorato per un anno e mezzo allo sportello sindacale dentro il campo. “Finché il Triboniano non si è trasformato in un luogo di repressione, presidiato dalla polizia, con l’ingresso interdetto dopo le 10 di sera,” ha detto in quel periodo, “ed è stato chiuso, mentre l’associazione ha proseguito le attività civili e culturali”.

 

Nelle foto di Steed Gamero, Ernesto Rossi (a sinistra) con Roberto Malini