Rivedo don Ettore Sentimentale proprio al mattino del suo ingresso alla Parrocchia della S. Famiglia di S. Teresa di Riva. La cerimonia è prevista questa sera alle ore 19.00. Colgo l’occasione per fare quattro chiacchiere e gli propongo un’intervista.
Da sette mesi ti trovi a S. Teresa. Che aria tira da quelle parti?
Direi buona, a parte l’alto tasso di salsedine che si respira in questi ultimi giorni a causa delle mareggiate. Come tutti hanno visto le onde sono salite sulla strada che costeggia il mare. In fondo non c’è molta differenza climatica dal centro della città metropolitana da cui provengo. La distanza si copre in circa trenta minuti di viaggio, se nell’autostrada noi si incappa in contrattempi.
Com’è composta la società santateresina?
Il tessuto sociale è alquanto variegato. Molti bambini e giovani in più rispetto alla grande città; giovani famiglie che discendono dalla generazione precedente (circa 40 addietro) allorché vi fu un primo esodo di persone che lasciarono i villaggi collinari (Antillo, Casalvecchio, Savoca, Misserio, Rimiti, Misitano, etc…) e si stabilirono nella “marina”, comprarono casa perché qui trovarono servizi e lavoro. La cittadina conta circa 10.000 persone è animata da un certo qual movimento, arricchito dalla presenza egli istituti superiori e da molteplici associazioni culturali e sportive. Tuttavia non mancano sacche di povertà e marginalità…
Allora, domani farai l’ingresso nella nuova parrocchia. Che progetti hai? A cosa darai il primato?
Dico subito che il vescovo ha chiesto (a p. Francesco Giacobbe e a me) di prenderci cura della vigna del Signore piantata a S. Teresa di Riva, nella parte che va da Bucalo a Pozzo Lazzaro. Diciamo grazie al vescovo che ha avuto fiducia in noi e cogliamo l’occasione per porgere un saluto fraterno a tutti, soprattutto a chi è impedito di prendere parte fisicamente alle celebrazioni comunitarie nelle rispettive chiese.
Quanto ai “progetti”, in questo inizio di nuovo anno pastorale, mentre la Chiesa mette al centro del suo interesse il mondo dei giovani e la disponibilità all’ascolto di questo universo, pensiamo sia opportuno cominciare a conoscerci. Lo faremo durante le celebrazioni eucaristiche e nelle visite alle famiglie che inizieremo con l’avvicinarsi del nuovo anno liturgico.
Anche se il “giro” per la “benedizione delle famiglie”(non delle mura domestiche) solitamente si fa durante il tempo pasquale, noi lo cominceremo in Avvento e non avremo alcuna fretta di finirlo. Vista l’estensione del territorio, sarà impossibile farlo “famiglia per famiglia”, ma lo vivremo con incontri comunitari con le famiglie del palazzo, del cortile, della zona. È innegabile che questa metodologia riducela portata dell’incontro personalizzato con il prete (che potrà sempre avvenire in un altro momento), ma permette un approccio comunitario alla realtà pastorale.
Da qui ne scaturisce che la prima urgenza è l’incontro con le famiglie reali che vivono i disagi le gioie e i dolori di ogni giorno, della presenza di alcune persone diversamente abili, anziani, non autosufficienti…con le problematiche che ormai attingono trasversalmente tutti i quartieri (droga, problematiche sociali, micro-delinquenza, bullismo, tensioni nel vicinato…).
Vedo che sulle scelte pastorali avete già le idee chiare. Come intendete coinvolgere la gente in questo progetto?
Non staremo a fare un’indagine sociologica (per quanto importante possa essere), ma chiederemo a tutti di attrezzarsi per la “costruzione delle comunità parrocchiali”, di cui fanno parte integrante il culto, l’evangelizzazione, la solidarietà, l’attenzione al territorio…agli ultimi.È auspicabile (e ciò dipenderà dalla buona volontà di ciascuno) che sorgano dei gruppi di famiglie che possano periodicamente incontrarsi per pregare, leggere la Parola di Dio e così instaurare un bel rapporto solidale.
Fin qui hai parlato delle attività esterne alle parrocchie. Per quelli che frequentano, per i vicini, cosa pensate di fare?
Se questo è quanto avverrà “ad extra” delle chiese parrocchiali, “ad intra” si rende necessario e vitale un approccio con lo spirito del Concilio Vat. II, in modo da parlare la stessa lingua…non dire le stesse cose!!! Leggeremo insieme quindi la svolta conciliare commentando le quattro costituzioni: Sacro sanctum Concilium, Dei Verbum, Lumen Gentium e Gaudium et Spes. Gli incontri (che partiranno entro il mese di ottobre) saranno aperti a tutti, ma non potranno essere disertati dagli operatori pastorali. Ne va di mezzo l’autenticità e la freschezza del messaggio cristiano. Aggiungo un altro motivo sull’importanza della formazione. Può sembrare paradossale, ma in tanti ambienti ecclesiali si nota una presenza massiccia di praticanti che di fatto sono non credenti, in quanto non hanno coscienza del contenuto della fede né dell’approccio con il quale si crede. È amara questa constatazione, ma trasversalmente vera.
Tanti chiedono perché non scrivi su IMGPress con la frequenza di prima…
Quando ho potuto ho inviato qualche riflessione… ma prima di scrivere dovrei trovare il tempo necessario per mettermi a pensare. Diceva il Libro del Qoelet qualche giorno addietro che c’è un tempo per tacere e uno per parlare…in questo ultimo periodo ho fatto più silenzio rispetto al precedente. Ne vorrei fare ancora ma penso che non sarà possibile.
Quale augurio vuoi fare ai nostri lettori?
Visto che la festa del “poverello di Assisi” è prossima, auguro a tutti di essere – come lui – “strumenti della pace del Signore”.