di ANDREA FILLORAMO
Sarà un anno duro, ma ce la faremo. Sono molti coloro che, per la ripresa della diffusione del Covid-19, avvenuta da qualche settimana, soffrono di particolari condizioni psicofisiologiche, che si manifestano con stati di confusione, disturbi del sonno, immobilismo tonico, perdita di appetito, stress addominale e inoltre: disturbi del pensiero, dell’emotività e del comportamento, turbamenti spesse volte inconsapevoli, che provocavano disagi e interferiscono con la quotidianità. Sono tutti questi effetti dell‘ansia che influisce pesantemente nella vita delle persone.
Tali condizioni rischiano di riflettersi anche sull’andamento familiare, quindi, sul rapporto fra i vari membri della famiglia, sulla stessa coppia e, di conseguenza, sui figli, reiterando quindi, quanto è avvenuto durante il lockdown, al quale siamo stati costretti e che speriamo non ritorni.
Per le restrizioni imposte dal lockdown, infatti, tante coppie sono scoppiate, molti matrimoni sono stati messi sotto pressione della forzata e prolungata convivenza e sono andati in frantumi come una coppa di cristallo; è stato come se si fosse rotto un equilibrio e ad andarci di mezzo sono stati sempre, come al solito, i figli.
Prendiamo, quindi, atto che è ancora in corso un disordine specifico di natura ansiosa collegato alla pandemia, di cui non possiamo non interessarci e di cui dovrebbe interessarsi anche la sanità pubblica, che dovrebbe curare non solo gli ammalati di Covid-19 o di altre patologie ma anche chi si ammala di malattie psichiche, conseguenze della pandemia.
Veniamo a sapere da alcune informazioni pervenute da alcuni insegnanti che i più colpiti dalla crisi psicologica pandemica siano i giovanissimi e non sempre, quindi, per le rotture che avvengono fra i genitori.
Tali notizie ci rendono ancora più ansiosi, poiché pensiamo ai nostri figli o nipoti che fino a qualche tempo fa vedevamo proiettati verso un futuro migliore di quel che si proietta adesso dentro di loro.
Ritengo che la loro situazione oggi sia molto grave, dati i disordini sedimentati nei ragazzi già nella fase protratta di privazione delle libertà del lockdown, che continuano ancora nel presente e la paura del possibile ripetersi di un’esperienza che sembrava non dovesse più ritornare.
I ragazzi sanno chiaramente che con il protrarsi di questa epidemia, e della possibilità che ritorni il lockdown viene compromessa non solo la loro vita quotidiana attuale, ma anche il loro futuro.
Diciamolo chiaramente: se si vuole uccidere psicologicamente un ragazzo basta spegnere il suo futuro.
Alcune ricerche dimostrano che i sintomi della crisi in età evolutiva si accompagnano sempre a depressione e uso di droghe. Elena Franzot, psicologa e psicoterapeuta, a tal proposito, riferendosi a un’indagine scrive: “I dati di questa indagine confermano quello che riscontro in questi giorni anche nella mia pratica clinica: le richieste di consulto da parte di ragazzi sono aumentate notevolmente; inoltre ritornano in studio con ‘ricadute’ anche giovani che in passato avevano già affrontato con successo disagi psicologici di vario genere”.
Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, responsabile dell’educazione degli adolescenti e non solo dell’apprendimento, si deve far carico anche di questa situazione.
All’inizio dell’anno scolastico, la Ministra dell’Istruzione, aprendo le scuole, ha inviato una lettera di incoraggiamento e di ringraziamento agli insegnanti e ha scritto: “Sarà un anno duro, ma ce la faremo. La preoccupazione è comprensibile: lo dico senza alcun trionfalismo, ma con soddisfazione. Dati alla mano, nessuno in Europa si è impegnato così tanto come noi”.
Nessuno può negare alla Ministra dell’Istruzione, questa sua autoesaltazione con cui si vanta d’aver fatto tanto per la scuola, ma ricordiamo che impegnarsi era ed è del resto il suo obbligo istituzionale e, per questo viene pagata. L’Azzolina, però, ha il dovere di vedere in un periodo in cui la pandemia naviga tranquillamente fra la gente e non risparmia gli studenti, i docenti e il personale della scuola, creando problemi anche psicologici apparentemente insuperabili, se è stato fatto, in tal senso, tutto quel che si doveva fare.
Per essere più chiari, è lecito chiedere alla Ministra se, oltre a garantire, come ha potuto, la difesa dal Covid-19 dei nostri ragazzi, si è adoperata per cercare di ridare a loro, con opportuni interventi legislativi, la serenità psicologica, necessaria per rendere efficace lo stesso processo di apprendimento–insegnamento; ma sembra che ciò, fino ad oggi non sia accaduto.
Esso avverrà solo quando provvederà per ogni plesso scolastico, non solo banchi ruotanti ma psicologi e psicoterapeuti, pronti sempre ad intervenire quando gli alunni, gli insegnanti e il personale non docente ne avessero bisogno e, inoltre, quando in ogni scuola verrà assegnato, come avveniva una volta, un medico scolastico, che può servire anche come supporto psicologico.
Tutto ciò contribuirebbe a creare quel clima il più possibilmente idoneo alla costruzione di un’autentica comunità scolastica, che faccia superare il disagio della situazione psicologica che stiamo tutti vivendo.