FOIBE, UNA MEMORIA ANCORA SCOMODA

Sono passati circa vent’anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo, e ancora la memoria delle Foibe è abbastanza scomoda e perfino divisiva. Ancora oggi, qualcuno tenta di cancellare questa tragedia con la menzogna e la violenza. Tuttavia, ha perfettamente ragione Guido Giacometti, profugo istriano, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che segnala “una maggiore consapevolezza di cosa possa corrispondere ai termini “foibe” ed “esodo”, ma la situazione è tutt’altro che ottimale”. Giacometti ha fatto un primo bilancio sul sito di alleanzacattolica.org (Giorno del Ricordo. Un primo bilancio, 16.2.25)…
Un documento del Viminale permette di avere un primo bilancio approssimativo, fa un elenca dei Comuni che nel 2024, per il Giorno del Ricordo, hanno predisposto qualcosa in più rispetto alla sola prescritta esposizione delle bandiere a mezz’asta. Anche non considerando i 3.000 comuni più piccoli, arriva al solo 5% la percentuale di quelli che hanno fatto perlomeno una semplice deposizione di fiori, sino a organizzare conferenze o rappresentazioni teatrali.

Poi c’è da tenere conto le associazioni che controllano i canali informativi, quasi tutti di sinistra, composto da una rete capillare sul territorio formata dalle sezioni ANPI, ANED, ARCI, Istituti Storici della Resistenza, CGIL, ecc., che trova fraterna accoglienza in larga parte del corpo insegnanti, soprattutto nel centro-nord Italia. Peraltro, da segnalare in particolare che l’ANPI, ma non solo, considera un disvalore l’anticomunismo.
“Questo è inaccettabile – scrive Giacometti – per chi, come i giuliano-dalmati, hanno subito il regime comunista, essendo rimasti al di là della Cortina di ferro. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella su questo punto è stato molto chiaro: i giuliano-dalmati hanno avuto, “il destino di passare direttamente dalla oppressione nazista a quella comunista. E di sperimentare, sulla propria vita, tutto il repertorio disumanizzante dei grandi totalitarismo del Novecento, diversi nell’ideologia, ma così simili nei metodi di persecuzione controllo, repressione, eliminazione dei dissidenti”.

Inoltre, nella nota, l’esule istriano denuncia che sono anni che queste associazioni di sinistra hanno accesso preferenziale nelle scuole e sulla stampa locale, ben sapendo che, «chi controlla il passato controlla il futuro» (Orwell, 1984). Del resto ci sono Comuni che si prestano a patrocinare conferenze, incontri dove ancora si fanno delle contro-celebrazioni del Giorno del Ricordo. Mentre nella Chiesa giustamente si ricordano i preti uccisi dai nazisti, ma si sorvola su quelli uccisi dai comunisti. A questo proposito Giacometti ricorda tre giovani beati il cui martirio, per mano dei partigiani comunisti e in odio alla fede, è stato riconosciuto dalla Chiesa: Lojze Grozde, studente di 20 anni di lingua slovena; Francesco Bonifacio, sacerdote di 32 anni di lingua italiana; Miroslav Bulesic, sacerdote di 27 anni di lingua croata.
San Giovanni Paolo II, durante la proclamazione del beato Grozde, disse: “Lojze Grodze è solo una delle innumerevoli vittime innocenti del comunismo che alzano le palme del martirio come ricordo e monito indelebili”. E tra gli uccisi nelle foibe ci sono i martiri i cui nomi sono noti solo a Dio e che intercedono per noi.

DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com