di Andrea Filloramo
Rispondo alla lunga e contorta email inviatami da un certo Salvatore, a me sconosciuto, in cui chiede delucidazioni sulla guerra nella Striscia di Gaza e mi invita a prendere delle posizioni chiare sul conflitto.
Non è assolutamente necessario per nessuno leggere i miei scritti. Quello che auspico è che chi volontariamente mi legge lo faccia in modo intelligente, ne valuti attentamente i contenuti che cerco di esprimere chiaramente e ne tragga, se ritiene opportuno, le conclusioni.
So chiaramente che non è sempre facile, data anche la velocità e la quantità delle informazioni che come un fiume in piena ogni giorno ci giungono dai molti media, avere la pazienza di leggere un articolo, scritto senza alcuna presunzione su un Foglio Elettronico, che può anche non piacere o manchi di completezza, giacché non è un trattato.
Questa lunga introduzione tende a far capire che il mittente dell’email si perde in un dedalo di parole e spreca il proprio tempo pensando che chi scrive abbia voglia di convincere, ma non è così.
Andiamo al sodo: nel mio articolo non ho assolto l’orribile e imperdonabile eccidio operato da Ḥamās sul popolo israelita e non ho neppure giustificato (mi guardi il Cielo) quello che alcuni chiamano il genocidio dei palestinesi ad opera degli Ebrei. Ho cercato soltanto, rimanendo nel tema, di celebrare la giornata della shoah, invitando a non dimenticare.
Ho così evidenziato il fatto che la Chiesa cattolica per secoli ha perseguitato gli ebrei e ha contribuito in modo determinante a giustificare e a incentivare l’antisemitismo, cioè quell’ atteggiamento ostile verso gli appartenenti all’etnia ebraica, riferendosi indistintamente al gruppo etnico , al gruppo religioso, infine al gruppo linguistico, al quale si aggiunse poi l’atteggiamento ostile nei confronti del Sionismo, che è una corrente politica all’interno del panorama politico ideologico israeliano, uno dei pilastri su cui poggia le proprie basi ideologiche lo Stato ebraico di Israele, fondato da Golda Meir.
Diciamo la verità: alla luce dell’analisi dei dati dell’Eurispes, si può affermare che l’antisemitismo e il negazionismo dei crimini contro gli ebrei siano tematiche striscianti e presenti, non da oggi, presso quei cattolici che ancora ritengono che gli ebrei abbiano ucciso Gesù Cristo e che ancora sono rintracciabili nel nostro tessuto sociale.
Il conflitto in atto non ha fatto altro che riabilitare vecchi e noti crimini d’odio e intolleranza, e anzi, li ha forse acuiti.
Rispondendo alle parole sull’antisemitismo pronunciate ad Assisi dal cardinale Zuppi in apertura dell’assemblea plenaria della Cei, Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) fa il “punto” sulla situazione vissuta anche qui in Italia dagli ebrei e sull’impatto che la guerra tra Israele e Hamas, scoppiata il 7 ottobre, sta avendo anche nel nostro Paese e dice: «La polarizzazione dipende da un odio antisemita radicato che non si è mai sopito. Emerge solo per gli ebrei e per nessun’altra tragedia al mondo. È dentro le nostre comunità. È frutto di un odio che esiste ed è radicato profondamente. Per vincerlo occorre individuare le responsabilità e avviare processi educativi. Occorre costruire processi di verità e di rispetto. Forse solo così usciranno persone che non odiano ma sanno guardare all’altro con rispetto».
Ciò non significa chiudere gli occhi dinnanzi agli errori e agli orrori che compie il Primo Ministro Netanyahu, l’uomo che governa Israele quasi ininterrottamente dal 2009, personaggio molto controverso, che, pur ricevendo critiche sia all’estero, sia in patria, è riuscito quasi sempre a garantirsi una maggioranza per governare.
Finiamo col dire che nella lingua italiana ci sono molte parole che esprimono odio e disprezzo e servono a denigrare e insultare.
Fra queste le parole “ ebreo” e “ giudeo”, divenuti per tanto tempo, epiteti offensivi nei confronti di quanti sono stati etichettati come ‘maledetti’, ‘malvagi’, ‘meschini’, ‘perfidi’, ‘pessimi’ etc.
Da qui un’ampia gamma di sfumature di una presunta e incomprensibile crudeltà, tra cui prevalgono le tonalità dell’ostinazione della spietatezza, dell’invidia, della falsità e del tradimento di un popolo che merita rispetto.