Per la Giornata Europea delle Fondazioni 2023, ACRI, insieme alle fondazioni associate, fra cui Cariplo, ha promosso l’iniziativa Ci stiamo lavorando – Attiviamo le energie delle comunità su tutto il territorio nazionale.
Il tema individuato quest’anno è l’inclusione lavorativa di soggetti “fragili” (persone con disabilità, giovani, donne, ex detenuti…), un impegno che coinvolge Fondazione Cariplo da anni. All’interno della attività filantropica, Fondazione Cariplo ha sempre considerato l’importanza di un lavoro dignitoso per il benessere delle persone. Il lavoro è dignità, inclusione, libertà, sviluppo, diritto, opportunità. Un’occupazione dignitosa garantisce libertà e benessere all’individuo, crescita e evoluzione.
Negli ultimi 5 anni, Fondazione Cariplo ha infatti indirizzato risorse per oltre 27 milioni di euro al sostegno di 160 progetti di inclusione lavorativa sul territorio lombardo e nelle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola. Ma il tema dell’inserimento lavorativo è da sempre tra i focus di Fondazione Cariplo.
Grazie ai progetti realizzati dagli enti partner della Fondazione oltre 15 mila persone in difficoltà hanno potuto trovare un’opportunità di inserimento lavorativo. Giovani che non studiano e non lavorano, i Neet, donne in fragilità economica e sociale, persone con disabilità, ex detenuti e molti altri- hanno potuto intraprendere percorsi lavorativi o formativi.
Il lavoro è uno dei pilastri fondamentali per la vita delle persone – osserva Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo – Per tutti, ma in maniera ancor più importante ciò vale per le persone più fragili: le donne sole, quelle vittime di violenza, le persone emarginate, quelle che sono portatrici di disabilità, i giovani che soffrono di isolamento sociale, che non studiano e non lavorano. Sono solo alcune delle persone a cui da sempre si rivolge l’azione di Fondazione Cariplo. Negli ultimi 5 anni, oltre 15mila soggetti sono stati aiutati nel seguire un percorso di inserimento lavorativo. In questa attività, è fondamentale l’opera degli enti non profit che promuovono i progetti e che accolgono le persone che hanno bisogno di un’assistenza più ampia di cui il lavoro è solo un importante aspetto, spesso non l’unico”.
La Giornata Europea delle Fondazioni è un’iniziativa nata in seno al network europeo delle associazioni nazionali di fondazioni (Dafne) – oggi confluito in Philea – che ha l’obiettivo di rendere riconoscibile a livello comunitario il ruolo e l’operato delle Fondazioni che, insieme al mondo del volontariato e del Terzo Settore, concorrono ad alimentare e innovare il welfare e la cultura in tutta Europa. Un dato su tutti: la filantropia organizzata di cui le fondazioni di origine bancaria sono un player importante muove in Italia risorse per oltre 1 miliardo di euro ogni anno.
Fondazione Cariplo è una delle più importanti fondazioni erogative in Europa e ha aderito alla iniziativa promossa in Italia da ACRI lanciando una campagna di comunicazione in sensibilizzazione sul tema che verrà diffusa su treni, in metropolitane, nei cinema e in altri spazi messi a disposizione.
Fondazione Cariplo è impegnata nell’allargare i confini, per arrivare alle persone più fragili: la cosa più difficile è ingaggiare e motivare chi è convinto di non avere speranze, e spesso sono giovani che non vedono una via verso il futuro. Il lavoro non è quindi solo una fonte di reddito, pur necessaria. È molto di più. E la partnership tra Fondazione Cariplo, le altre fondazioni di origine bancaria in Italia e il Terzo Settore serve proprio a rafforzare le comunità, perché possano rispondere a questo bisogno”.
L’impegno di Fondazione Cariplo fin dall’insediamento dei nuovi organi a maggio è stato improntato al confronto con le grandi fondazioni che a livello internazionale si occupano dei problemi emergenti, tra questi certamente le povertà. L’inserimento lavorativo per le persone più fragili su cui si concentra l’attività di Fondazione Cariplo è un ambito importante che contribuisce a ridare dignità alle persone e a renderle autonome.
Un progetto simbolo: FAMILY WORK Km Zero
Tra i molti progetti sostenuti da Fondazione Cariplo, Family Work KM Zero che rientra nel più ampio programma QuBì contro la povertà infantile, e mira all’inserimento nel mercato del lavoro di mamme, ma anche papà, con profili professionali di livello medio-basso, in difficoltà economica e sociale e con figli minori a carico. Da donne e madri senza un impiego, assorbite totalmente dalla cura dei figli, a lavoratrici con un futuro di emancipazione economica e sociale. Sono storie di riscatto quelle di Asma, Basma e Valentina, protagoniste dell’iniziativa, tre madri che non avevano fino a qualche tempo fa la possibilità di lavorare perché dedite alla cura dei propri figli, una condizione comune a quella di moltissime donne in Italia; secondo il rapporto “Le equilibriste – La maternità in Italia – 2023 di Save The Children” il 71,8 per cento delle persone che si sono dimesse nel 2021 sono donne.
7 dimissioni su 10 riguardano donne che non possono conciliare la cura dei figli con il lavoro. È da questo scenario che arrivano le storie di Asma, Basma e Valentina. Su un campione di donne di età compresa tra i 18 e i 49 anni che hanno vissuto la maternità, a distanza di tre mesi dalla nascita del figlio più piccolo, il 44% permane nello stato di attività lavorativa, il 32% in quello di inattività o disoccupazione, mentre il 18% dichiara di non lavorare più. Tra le motivazioni dell’abbandono del lavoro, nel 65% dei casi ci sono le difficoltà di conciliazione del lavoro con la cura dei figli, suddivise tra le difficoltà connesse alla mancanza di servizi sociali (44 per cento) e le problematiche legate alla possibilità di organizzare il lavoro in azienda (22 %).
Le storie di Valentina, Asma e Basma appartengono a un campione ancora più fragile, fotografato dai dati: quello di chi abita a Milano – città fra le più care d’Italia – che non ha nessuna possibilità di delegare le proprie responsabilità di cura ai servizi di welfare, proprio perché disoccupate e dunque senza i requisiti che permetterebbero loro di rientrare nelle graduatorie.
Grazie al progetto Family Work che agevola e crea occasioni di formazione e di impiego nel quartiere di residenza di mamme e papà, aiutandoli a conciliare gli impegni di lavoro con il tempo per i figli, Valentina, Asma e Basma hanno potuto ricevere ascolto e sostegno, per poi mettersi alla prova in una nuova occupazione.