Giornata internazionale contro le Mutilazioni genitali femminili

Le Mutilazioni Genitali Femminili sono una forma di violenza che calpesta i diritti di bambine e giovani donne, mettendo a rischio la loro salute fisica e psicologica e che deve vedere tutti quanti noi impegnati in una battaglia che non riguarda solo le donne ma ha a che fare con lo sviluppo dell’intero genere umano. Almeno 200 milioni di ragazze e donne vivono oggi nel mondo con le cicatrici di qualche forma di mutilazione genitale subita nel corso della propria vita.

 

Le mutilazioni genitali vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni Paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni come nello Yemen. La pratica può causare complicanze a breve, medio e lungo termine, tra cui dolore cronico, infezioni, aumento del rischio di trasmissione dell’HIV, ansia e depressione, complicazioni al momento del parto, infertilità e, nei casi peggiori, la morte.

Lo ha dichiarato la Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, intervenuta alla Conferenza nazionale: “Salute globale per la tutela delle donne: è possibile eradicare le Mutilazioni Genitali Femminili?” che si è svolta oggi al Ministero della Salute organizzata dagli Ircss Regina Elena e San Gallicano di Roma, in occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili che si celebra il 6 febbraio di ogni anno.

Durante la conferenza a tracciare la linea comune emersa dal confronto tra medici, ricercatori e parlamentari è il prof. Aldo Morrone, direttore scientifico del San Gallicano: “La difficile situazione di violenze fisiche e morali a cui ancora oggi sono sottoposte molte bambine nel mondo, trova nelle MGF una delle sue più efferate e odiose manifestazioni, da situare nel più ampio quadro delle pratiche tradizionali pericolose che comprendono anche i matrimoni, gli aborti e le gravidanze in età adolescenziale. Tutte queste pratiche violano i diritti umani delle bambine e mettono in serio pericolo il loro benessere, la salute sessuale e riproduttiva”.

Le donne e le ragazze coinvolte

Circa 250 milioni di ragazze e donne viventi oggi sono state sottoposte a MGF; ma i tassi di MGF sono in aumento, un riflesso della crescita della popolazione globale. Le MGF sono diffuse prevalentemente nell’Africa sub-sahariana e negli Stati arabi, ma anche in alcuni paesi dell’Asia, dell’Europa orientale e dell’America Latina. E’ probabile che 68 milioni di ragazze saranno infibulate tra il 2020 e il 2030 in 25 paesi in cui la MGF è praticata abitualmente.

Solo nel 2020, circa 4,1 milioni di ragazze potrebbero essere sottoposte a questa pratica.

“Tanto è stato fatto per salvaguardare la dignità e l’integrità fisica e psicologica delle donne, ma è ancor più quello che va fatto. Infatti se ad oggi il numero delle MGF è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non abbiamo sbagliato qualcosa nelle modalità di contrasto che abbiamo sino ad oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa vergognosa pratica. Un mondo – conclude il prof. Morrone – in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto”.

Il fronte internazionale e quello italiano

“I governi degli Stati in cui le Mutilazioni Genitali Femminili sono ancora diffuse – ha proseguito l’On. Zampa – devono sviluppare Piani di azione nazionali per porre fine a questa pratica. Per essere efficaci, questi piani devono prevedere risorse di bilancio dedicate ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, all’istruzione femminile, al welfare e ai servizi legali. Oltre al contrasto della pratica delle mutilazioni genitali femminili e alla realizzazione di un’attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche, la Legge 7/2006 prevede lo stanziamento di fondi per la formazione del personale sanitario. Fino al 2009 lo stanziamento era pari a 2,5 milioni di euro annui, scesi fino a circa 174.463 euro nel 2018. Un’integrazione delle risorse ha consentito di riportare lo stanziamento annuale a 500.000 euro. L’impegno come Ministero della Salute è però quello di prevedere maggiori risorse dedicate nella prossima legge di bilancio”.

“Eradicare questa efferata forma di violenza sulle donne è un traguardo raggiungibile ma bisogna agire senza sosta se si vuole che questo impegno si traduca in risultati concreti, duraturi e irreversibili. Si tratta di un percorso ancora lungo e non lineare, ma è la sfida cui siamo tutti chiamati a concorrere. Bisogna creare una vera alleanza tra politica, istituzioni pubbliche, associazioni nazionali e internazionali promuovendo condivisione, momenti formativi, intensificando azioni sanitarie e sviluppando solidarietà tra donne di diversi paesi di provenienza nel Paese di approdo. Solo così potremo vincere una battaglia che è di civiltà e umanità insieme” – ha concluso la Sottosegretaria alla Salute.