Il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della Terra. Ma il nostro Pianeta non se la passa bene. Basti ricordare che il 75% della superficie terrestre non coperta da ghiaccio è già stata significativamente alterata, la maggior parte degli oceani è inquinata e più dell’85% delle zone umide è andata perduta (LPR, 2020).
Le specie attualmente minacciate di estinzione sul pianeta sono 1 milione. Il tasso di estinzione di specie animali e vegetali è 1.000 volte superiore a quello naturale. È quanto ricorda il WWF con il documento: “Giornata mondiale della Terra 2022: un pianeta in bilico”.
I dati dell’ultimo Living Planet Report certificano il drammatico calo della biodiversità: 68% il calo medio delle popolazioni di vertebrati negli ultimi 50 anni. Circa il 25% delle 93.579 specie per le quali è valutato lo status di conservazione (inserite nella Lista rossa IUCN), è attualmente minacciato di estinzione. Il più importante fattore diretto alla base della perdita di biodiversità negli ultimi decenni è stato il cambiamento dell’uso dei suoli e, principalmente, la conversione di habitat primari incontaminati in sistemi agricoli: l’agricoltura consuma oggi il 40% della superficie terrestre, ed è responsabile del 23% delle emissioni di gas serra.
Questa conversione dei suoli avviene a danno soprattutto degli ecosistemi forestali, che ospitano l’80% della biodiversità terrestre: nel XXI° secolo è stato perso il 10% della superficie forestale globale (circa 10 milioni di ettari l’anno). Da luglio 2020 a luglio 2021 la deforestazione in Amazzonia è aumentata del 22% rispetto all’anno precedente.
Le conseguenze non si fermano al declino della biodiversità e alla scomparsa di specie vegetali e animali (a rischio non solo leoni, elefanti, tigri: il 40% delle specie di insetti è minacciato, tra cui molti impollinatori). Sebbene la foresta Amazzonica sia stata per decenni cruciale nell’assorbire anidride carbonica dall’atmosfera, un recente studio pubblicato il 14 luglio 2021 su Nature ha evidenziato come parte della foresta amazzonica stia ora emettendo più carbonio di quanto ne catturi (“Amazonia as a carbon source linked to deforestation and climate change”). Ciò è causato principalmente da due fattori: aumento della deforestazione e cambiamento climatico, con intensificazione della stagione secca e degli incendi, che provocano da un lato la riduzione della capacità di fotosintesi e dall’altro un aumento della mortalità degli alberi e quindi delle emissioni. In queste zone, le emissioni supererebbero l’assorbimento di addirittura di 1 miliardo di tonnellate di CO2 l’anno.
Uno degli incendi più violenti degli ultimi decenni ha invece colpito l’Australia nel 2019, furono persi 8,5 milioni di ettari di foreste e si stima un miliardo di vertebrati tra le fiamme: proprio questi “mega-incendi” sono in continuo aumento a livello globale, conseguenza di eventi meteorologici estremi come prolungate siccità. L’aumento dei fenomeni estremi su scala globale è una costante degli ultimi anni, sia in America che in Europa (Grecia, Spagna, Italia) con temperature mai registrate e incendi devastanti.
Il documento del WWF analizza anche la situazione italiana, dove il 50% delle specie di vertebrati, il 36% delle specie di anfibi e il 25% delle specie di uccelli sono minacciate di estinzione, in particolare a causa del consumo di suolo.