La Giornata dell’Educazione, che ricorre il 24 gennaio, nel 2021 sarà dedicata all’educazione della “Covid-19 generation”, sia come istruzione in senso formale sia intesa come apprendimento continuo. Il tema è strettamente legato a quello dell’emergenza educativa che la pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato, ampliando le diseguaglianze legate allo status socio-economico, all’area geografica di residenza e al digital divide. SOS Villaggi dei Bambini è da sempre impegnata a contrastare tali diseguaglianze, attraverso progetti sul campo e azioni di sensibilizzazione e Advocacy, con uno sguardo specifico sull’infanzia fragile.
ISTRUZIONE: L’IMPEGNO CONTRO LE DISEGUAGLIANZE NELL’ANNO DELLA DAD
Il 2020 è stato segnato dalla pandemia e dalla Didattica a Distanza, poi sostituita dalla DDI (Didattica Digitale Integrata); abbiamo assistito, come ricorda l’OMS, alla “più grande interruzione dei sistemi educativi nella storia”, che ha colpito quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 Paesi. SOS Villaggi dei Bambini ha lavorato incessantemente per garantire agli oltre 300 minorenni accolti nei programmi SOS che ognuno avesse un dispositivo con cui accedere alle lezioni da casa e il supporto di educatori dedicati. Gli stessi hanno garantito turni straordinari per potere affiancare i bambini e spesso non sono tornati a casa, dedicandosi al completamente ai ragazzi. Nel contempo, l’Organizzazione si è impegnata da subito per sensibilizzare le istituzioni sui rischi della povertà educativa, accentuati dalla crisi pandemica. Oltre a sedere ai tavoli istituzionali sul tema, alla riapertura delle scuole dopo la pausa estiva, SOS Villaggi dei Bambini ha lanciato un’indagine, condotta da Ipsos, dal titolo “Nutrire l’Infanzia. Povertà educativa, divario digitale”. Da questa emerge, secondo la dichiarazione di 9 genitori su 10, che i ragazzi fossero molto (53%) o abbastanza (37%) contenti di rientrare a scuola, indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Peraltro, più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Fondamentale il ruolo della refezione scolastica per più di una famiglia su 10 (12%), per cui la disattivazione del servizio di refezione comporta l’incapacità di garantire ai ragazzi un pasto giornaliero ben bilanciato in termini nutrizionali (7%) o addirittura la mancanza del principale pasto giornaliero (5%) a causa delle difficoltà economiche in cui versa la famiglia.
“La chiusura delle scuole, sia pur necessaria, ha danneggiato tutti i bambini ma, come tutte le crisi, ha avuto ripercussioni maggiori sui bambini che appartengono a famiglie vulnerabili; sui bambini vittime di violenza, sui minorenni stranieri non accompagnati” ricorda Samantha Tedesco, Responsabile Advocacy e Programmi di SOS Villaggi dei Bambini. E prosegue, “La scuola rappresenta non solo il luogo in cui apprendere, per molti bambini è la possibilità di un pasto sano e completo al giorno. E per molti bambini, purtroppo, è l’unico pasto completo dell’intera giornata. La scuola è la possibilità quindi di alimentare il corpo e la mente, è la possibilità per molti bambini non solo di mangiare, ma di essere “visti” da adulti competenti, di fare sport, di essere considerati bambini e ragazzi con bisogni propri. La scuola è un presidio di tutela in particolare per i bambini vulnerabili”.
FORMAZIONE CONTINUA: IL TRAGUARDO DELL’AUTONOMIA
SOS Villaggi dei Bambini accompagna i ragazzi accolti nei Programmi e Villaggi SOS in tutto il loro percorso di crescita, e lavora per facilitarne l’accesso anche alla formazione e al mondo del lavoro, attraverso il Programma Autonomia Giovani (PAG), dedicato a ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Nel 2020, nonostante le accresciute difficoltà, SOS Villaggi dei Bambini ha continuato a garantire l’accesso alla formazione, a stage e tirocini che sono divenuti nuovamente accessibili a partire dal mese di giugno. Sono stati 99 i ragazzi coinvolti nel PAG nel 2020: per loro sono stati messi in campo, come negli anni precedenti, il supporto dei referenti dedicati all’interno del Villaggio SOS, che li hanno accompagnati nella scoperta dei propri talenti, attraverso il bilancio di competenze e la ricerca di attività di volontariato e professionali nei territori di residenza.
Sempre in tema di autonomia, SOS Villaggi dei Bambini, porta avanti il Fondo Sostegno e Formazione, grazie al quale nel 2020 circa 40 ragazzi sono stati aiutati a realizzare i propri sogni. Al Fondo possono accedere ragazzi che abbiano beneficiato di uno dei vari Programmi di SOS Villaggi dei Bambini in Italia, come Giulia[1], 20 anni, che vive nel Nord Italia e sogna di studiare Psicologia a Roma. Nella sua lettera motivazionale scrive: “Nel mio passato ho avuto modo di conoscere il Villaggio SOS essendo stata seguita con generosità insieme ai miei fratelli al Centro diurno SOS per tre anni, in un periodo di difficoltà della mia famiglia. Quella esperienza ci è servita per poter risolvere almeno temporaneamente dei problemi e per evitare che se ne creassero altri, oltre che per darmi un po’ di sollievo e di speranza per il mio futuro. In tutta sincerità, credo di dovere alla seconda famiglia che ho trovato al Centro diurno SOS la mia passione per la psicologia umana e la voglia e il coraggio di migliorare me stessa aiutando gli altri in difficoltà”.
Sono 3000 in Italia i cosiddetti care leavers, ovvero i giovani che escono dal sistema di accoglienza, e avendo raggiunto la maggiore età non possono più beneficiare della cura, della protezione e della tutela garantite ai minorenni. “Diventare grandi è difficile per tutti. Lo è ancora di più per i bambini che accogliamo e proteggiamo, perché hanno alle spalle esperienze familiari difficili, spesso traumatiche. – spiega Samantha Tedesco – Per questo, mentre ci prendiamo cura di loro, li prepariamo a quando, compiuti i 18 anni, diventano adulti e perdono le tutele legate ai minorenni, spesso mentre stanno frequentando la quarta superiore e non sono sicuramente già in grado di essere autonomi lavorativamente e abitativamente, li sosteniamo affinché proseguano gli studi, li aiutiamo ad orientarsi e inserirsi nel mondo del lavoro, li sosteniamo nella ricerca di un’abitazione autonoma. Il nostro obiettivo, in fin dei conti, è che i ragazzi alla fine del percorso abbiano spalle larghe e siano in grado di camminare da soli”.