Giovanna è la figlia quartogenita della regina Elena e di Vittorio Emanuele III. Giovanna di Savoia è una principessa felice, dedita agli studi e ai normali interessi di una ragazza degli anni Venti, ma che sogna di diventare regina. Così viene presentata nella premessa del libro di Cristina Siccardi, “Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell’esilio”, Paoline (2001, pp 274; 14,50 e.).
E Giovanna diventerà regina, anzi “zarina” di un Paese lontano, la Bulgaria. Il suo sogno giovanile si avvera il 25 ottobre 1930, quando sposa Boris III di Bulgaria. “Giovanna è stata una donna amante della cultura, una grande divoratrice di libri, dotata di una saggezza e di un equilibrio fuori dal comune. Visse per sedici anni in Bulgaria come amata zarina, riuscendo a conquistare il popolo con il suo fascino e con la sua capacità di parlare al cuore della gente”.
Questa di Siccardi è la prima biografia che viene scritta su Giovanna. Il testo ha l’onore di essere prefato dal figlio della regina, Simeone II, che ha elogiato il lavoro efficace e ben documentato della storica torinese. La Siccardi si è avvalsa di documentazione inedita. È una memoria storica che non deve andare perduta. Purtroppo, occorre lamentare un oblio totale su questa donna, come su tante altre di Casa Savoia. Giovanna è vissuta per tredici anni a fianco di un uomo eccezionale, Boris III, oggetto di odio, cospirazione, attacchi attentati. Un re che sembra appartenere a un’altra epoca, quella dei racconti di eroi mitici e leggendari. Votato e poi sacrificato alla Patria, la sua vita assume le tinte fosche e oscure dei gialli, soprattutto per come ha lasciato questa terra. Non si hanno certezze, ma probabilmente è stato avvelenato, ucciso da un veleno predisposto dai sovietici.
La Siccardi per questa biografia ha attinto alle Memorie scritte dalla regina nel suo esilio a Estoril in Portogallo. Nelle sue memorie, non c’è traccia di odio né di livore contro gli uomini o contro il destino, seriamente alla vita c’è solo pietà. Educò i suoi figli Simeone e Maria Luisa, con attenzione e scrupolo, preparandoli seriamente alla vita, e soprattutto a coltivare l’amore per la Bulgaria. Certamente dalle pagine scritte dalla Siccardi, possiamo definire Giovanna di Bulgaria, una “italiana seria” alla corte bulgara.
Amica di Giovanni XXIII, il papa santo che fu per dieci anni nunzio apostolico in Bulgaria. Nel 1930 quando sono emerse le difficoltà per il matrimonio con Boris III, nato cattolico, ma poi passato alla Chiesa ortodossa. Di fronte alla difficoltà, aggiunse che poteva contare su un amico a Sofia, che era italiano e la voleva bene. L’amico era Angelo Roncalli.
Giovanna è nata il 13 novembre 1907, come le sorelle Mafalda e Jolanda, venne alla luce al Quirinale. Fra i figli del re, Giovanna è la più appassionata allo studio, si applica con diligenza, “tanto da diventare il suo più grande divertimento Non ricercò mai feste o incontri mondani, ma andò sempre a caccia di libri e i momenti più belli li passerà con loro”. Siccardi precisa che Giovanna, “adorava imparare, conoscere, scoprire, dissetarsi alle fonti del sapere. Era una ragazza estremamente intelligente, così come sarà una donna preparata e saggia per tutta la sua esistenza”. I libri sono degli amici, incapaci di ingannare, in particolare proprio nei due anni terribili trascorsi, sotto la dittatura comunista, sono stati i libri a salvarla. È stato doloroso per lei aver dovuto abbandonare a Sofia la sua biblioteca personale.
Torniamo alla biografia della regina Giovanna. La storica torinese entra nei particolari e registra tutte le varie fasi salienti della vita sociale e personale della nobile di casa Savoia. A cominciare delle difficoltà del matrimonio con il re ortodosso Boris III, che tuttavia aveva un buon rapporto con Casa Savoia, che conoscevano sua madre Maria Luisa di Borbone Parma.
La spinosa vicenda del matrimonio misto, poi risolta, grazie all’intervento del Nunzio Roncalli, la scrittrice torinese la affronta nel 7° capitolo.
IL 6° capitolo è dedicato alla descrizione dello zar Boris III, che praticamente risentì della morte prematura della mamma e quindi dovette sottostare alla ferrea educazione del padre Ferdinando. Il padre uno studioso di scienze naturali occupava buona parte del suo tempo in spedizioni scientifiche. Un uomo intelligente, una figura poliedrica. Fu un monarca troppo grande per un Paese così piccolo, scrivevano i commentatori. Tra i monarchi europei, Ferdinando fu uno dei più intelligenti, dinamici e preparati.
Prima del matrimonio il re Boris dovette affrontare diverse criticità politiche del Paese in particolare quelle delle rivolte comuniste guidate da Kolarov e Dimitrov, che manovrate dal Cremlino pianificavano la conquista del Paese. La Siccardi fa riferimento al grave attentato nella cattedrale di Sofia (episodio poco noto che viene riportato anche nel Libro Nero del comunismo europeo) dove morirono membri del Parlamento, generali, ufficiali e il capo della polizia di Sofia. Classificato da Siccardi come uno dei peggiori attentati politici di massa del Novecento. In quel criminale attentato, organizzato dai comunisti bulgari su mandato del Comintern, morirono centosessanta persone con più di trecentoventi feriti. Il re bulgaro casualmente non era presente nella cattedrale.
Il capitolo 8° (“Non mi truccate Assisi”) viene descritto il matrimonio della principessa Giovanna con Boris nella città di San Francesco. Giovanna era profondamente devota del santo di Assisi, potremmo chiamarla anche la “regina francescana”, peraltro è stata anche terziaria francescana. Il matrimonio fu un evento straordinario, presente sulle prime pagine dei giornali di allora. Giovanna di Savoia, “volle essere regina là dove i re e gli imperatori si erano sempre inchinati per essere semplici mortali: e questo volle non per superbia o per orgoglio ma per pietà e per amore, per riverenza e per umiltà; per avere una grazia che nessuna Regina ebbe mai, da portare messaggera luminosa al suo popolo nuovo: la grazia della benedizione francescana, dell’infinito sorriso e dell’infinito amore”. Al matrimonio di Assisi furono accreditati centotrentacinque corrispondenti delle principali testate giornalistiche di tutta Europa. Ha organizzato tutto il podestà di Assisi, Arnaldo Fortini.
La Siccardi descrive l’evento nei minimi particolari, dall’allestimento dell’altare della Basilica, fino all’esposizione delle bandiere. Il 25 ottobre 1930 Assisi diventa il centro dell’Europa, erano presenti i rappresentati nobiliari di mezza Europa (Savoia, Borbone, Assia, Battemberg, Wurttemberg). “Assisi capitale dello spirito, diventa per ventiquattrore la capitale della nazione”. Ad Assis esistevano delle memorie visive (delle targhe) della presenza di Giovanna di Savoia ad Assisi, sono state rimosse, probabilmente gli amministratori si vergognavano del passato.
Il 9° capitolo tratta dell’accoglienza ricevuta della giovane regina da parte del popolo bulgaro. Gli sposi salirono a Brindisi sul battello “Ferdinando I” per raggiungere il Mar Nero e quindi il porto della Bulgaria. Nonostante il mare tempestoso, poté ammirare le coste greche e in particolare Atene. La giovane regina stava mettendo piede in una nuova terra, che diventava la sua nuova patria. Tutti i timori furono superati dalla voglia di conoscere e interpretare il suo nuovo ruolo.
Sbarcarono nel porto di Burgas in una atmosfera di festa e di gioia, Giovanna subito viene a conoscenza delle tradizioni del popolo bulgaro. La Siccardi sottolinea l’umore della regina che “senz’altro orgogliosa di essere stata scelta come lo fu Maria Luisa di Borbone Parma e di succedere a lei in qualità di sovrana: investita della corona, assume tutte le sue responsabilità di sposa e di regina, in seguito di madre, e saprà essere un’attenta e scrupolosa educatrice dell’erede al trono, Simeone II, che diventerà sovrano a soli sei anni”.
Giovanna ha studiato la storia della Bulgaria, per comprenderne le problematiche interne del Paese, per conoscere il marito e nello stesso tempo per essere pronta a difendere, la sua famiglia dai nemici. “Ancora oggi se dovessi scegliere una nuova patria, ritornerei in Bulgaria […]”.
Il 10° capitolo del libro è dedicato al trasferimento del Nunzio apostolico monsignor Roncalli, che scrive una bella lettera di saluto al popolo bulgaro. Anche al futuro papa Giovanni XXIII, rimane un ricordo indelebile della terra bulgara e del suo popolo, ricambiato con stima e rispetto. Peraltro, precisa Siccardi, che rimase indissolubile il rapporto di amicizia tra monsignor Roncalli e I due regnanti bulgari, Giovanna e Boris III. A conferma di questo straordinario legame, c’è il prezioso documento di monsignor Capovilla che attesta questa forte amicizia.
I capitoli 11 e 12 descrivono le caratteristiche personali, sociali e politiche della “zarina”, con perseveranza e caparbietà, apprese la lingua, gli usi, i costumi, la storia e la cultura dei bulgari, eliminando ogni barriera relazionale per unirsi in un vincolo indissolubile col popolo bulgaro. Era un piacere per la zarina italiana potersi fermare per strada, per le campagne e conversare con la gente.
La Siccardi evidenzia che Giovanna non amava gli sfarzi di corte. Non aveva interesse per le cene, pranzi lussuosi o feste mondane. “A palazzo reale non era previsto alcuno sfarzo, alcun lusso, alcuna vita di corte”.
Per certi versi Giovanna rimase fuori dalla politica, rispetto ad altre Savoia, “ma nei limiti del possibile”, come lei stessa afferma. Questo non significa che era digiuna di politica, quando se ne occupava lo faceva sempre con discrezione e riservatezza. Il suo sposo cercava di non coinvolgerla in cose politiche. In certe occasioni difficili, Boris si isolava silenziosamente e si allontanava dal palazzo.
Il libro della Siccardi non manca di raccontare gli orrori in Europa del XX° secolo. Il testo accenna (“L’Europa si prepara agli orrori”) al sorgere dei vari governi autoritari come quelli di Primo de Rivera, Salazar e Franco. Ma poi soprattutto a quelli più minacciosi totalitari di Hitler e Stalin, che hanno causato milioni di morti.
Naturalmente, in questo momento, Giovanna si trova in una scomoda posizione, essendo la figlia del re d’Italia e la sposa dello zar di Bulgaria. In un certo senso divisa tra Italia e Bulgaria, soprattutto quando il gioco si fa più pericoloso per l’imminenza dello scoppio della II guerra mondiale.
I Savoia erano molto contrari all’entrata dell’Italia in guerra. La volontà era quella di tenere un rapporto di neutralità, come farà Boris III. I dittatori volevano la guerra, i re, le monarchie europee, volevano la pace. E poi peraltro la Siccardi conferma il grande aiuto offerto dai sovrani bulgari agli ebrei. “La Bulgaria di Giovanna e di Boris diventa un faro di salvezza per molti e molti testimoni della stella di Davide”.
Quando Hitler e Himmler avevano predisposto di liberarsi di tutti gli ebrei europei, per mezzo della deportazione inclusi anche quelli presenti nei Paesi neutrali come il Portogallo, la Spagna e la stessa Bulgaria, che erano ben quarantottomila. Il governo bulgaro fece di tutto per impedirlo. Del resto, gli ebrei confidavano nel re Boris, lo consideravano un amico e credevano nella sua rettitudine e saggezza. Non era un segreto che lo zar di Bulgaria disapprovasse le misure antisemite. “I bulgari, sotto la coraggiosa guida del re Boris III, difesero e protessero gli ebrei bulgari e cercarono di risparmiarli dalla distruzione pianificata per loro […]”. Sostanzialmente sia Giovanna che Boris rischiarono la loro vita e la loro sicurezza personale esponendosi direttamente e personalmente per proteggere gli ebrei dalla deportazione.
Tuttavia, Giovanna non si vantò mai di quanto fece, assieme al consorte, in favore del popolo ebreo.
Gli ultimi capitoli affrontano i contrasti del re Boris con i tedeschi, la sua morte violenta e il dolore dell’amata sposa Giovanna rimasta sola ad affrontare avvenimenti più grandi di lei.
Giovanna dovrà affrontare i nuovi padroni della Bulgaria, i comunisti guidati da Gheorghi Mihailov Dimitrov, impossessatosi del potere con i soliti metodi violenti, manovrati da Mosca. Iniziano gli arresti e gli assassinii e deportazioni. Chi dissente viene subito zittito con la violenza. Capitò così ai tre reggenti dopo la morte di Boris. Il racconto di Giovanna è dettagliato, è rimasta vedova a trentasei anni, con due bambini, circondata da una folla di nemici. I processi farsa dei comunisti imperversavano, “l’impotenza regnava sovrana nella sua mente e nel suo cuore. ‘Vedevo con chiarezza spietata come freddamente la macchina del processo divorasse gli accusati, rifiutando ogni garanzia del diritto elementare’. Si trattava di un allestimento teatrale, dove le sentenze erano chiare fin dal principio”. E’ stato sempre così, una farsa che si ripete in tutti i regimi comunisti. Anche con Giovanna i comunisti fecero di tutto per incolparla, tuttavia, per la Siccardi, i sovietici hanno voluto risparmiare la regina, il piccolo re e la principessina. Hanno evitato di fargli fare la stessa fine degli zar di Russia, anzi hanno permesso che i reali bulgari abbandonassero la Bulgaria per avviarsi all’esilio. Giovanna voleva tanto ritornare in Italia, ma il governo ritenne la sua presenza inopportuna, perché non voleva indispettire la Bulgaria comunista. Pertanto, è la Spagna di Franco che gli offre ospitalità, rimase a Madrid fino al 1962, quando Simeone si sposò, preferì trasferirsi in Portogallo, vicino al fratello Umberto a Cascais.
DOMENICO BONVEGNA
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