GLI ANGELI I GRANDI SCONOSCIUTI DEI NOSTRI TEMPI

Lo affermò Giovanni Paolo I e aggiunse che sarebbe opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini. Sicuramente non li ha dimenticati don Marcello Stanzione, teologo, sacerdote campano, esperto angelologo che ha pubblicato oltre 100 libri sugli angeli.

 

Don Marcello nel 2002 ha rifondato la Milizia di San Michele Arcangelo (M.S.M.A.), un’associazione di fedeli cattolici che si propongono la diffusione della devozione cristiana ai Santi Angeli di Dio e in modo particolare a San Michele Arcangelo e a Maria, Regina degli Angeli.

Ho appena finito di leggere un testo di don Marcello, uno dei tanti che pubblicato la casa editrice Sugarco nel 2011, «Gli Arcangeli. Michele il Guerriero, Gabriele il Messaggero, Raffaele il Guaritore». Potremmo fare la domanda: Un altro libro sugli Angeli?

E una domanda che occorre porsela vista la sterminata mole di volumi che le Case Editrici di tutto il mondo mandano in libreria. Soltanto che non sempre l’argomento è trattato con la giusta profondità intellettuale e dottrinale. Molto spesso leggiamo opere che inseguendo la filosofia new age offrono degli angeli descrizioni e messaggi non ortodossi, lontani da quello che ci viene presentato dalla Sacre Scritture e dalle religioni rivelate.

Don Marcello in questo libro fa luce sui tre principali arcangeli venerati dal cattolicesimo e ci racconta mirabilmente la loro storia.

Nel I capitolo, il sacerdote ci spiega doviziosamente le gerarchie angeliche. Infatti prima di proporre in modo specifico cosa sono i tre spiriti celesti, è necessaria una breve trattazione sui nove cori angelici. Naturalmente don Marcello si aiuta con le Sacre Scritture e con i numerosi santi, che hanno fatto abbondantemente riferimento alle numerose schiere di angeli.

Il testo elenca tre ordini di angeli. Nel primo ordine (Suprema Coelestis Hierarchia), troviamo i Serafini, Cherubini, Troni, detti la triade superiore. Poi nel Secondo ordine (Media Coelestis Hierarchia), ci sono le Dominazioni, Virtù, Potenze o Potesta. Chiamati le triade mediana. Infine il Terzo ordine (Infima Coelestis Hierarchia), appartengono i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli, chiamati la triade inferiore. Ben nove ordini di angeli chiamati comunemente cori.

La prima gerarchia è la più vicina a Dio, sono i suoi consiglieri. La seconda è quella dei Governatori Celesti, infine, la terza, composta dai Messaggeri Celesti.

Stanzione precisa che i nomi di questi tre ordini non sono un’invenzione di qualcuno, ma si trovano nelle Sacre Scritture. Tutti questi cori angelici vengono descritti accuratamente nel I capitolo.

A partire dalle Potenze, queste sublimi armate sono iconograficamente rappresentati come militari, guerrieri che stringono la spada, e spesso sono seduti su un trono in atteggiamento da dignitari, oppure vestono l’abito da diacono portando un giglio fiorito. Forse ho capito perchè questi esseri celestiali non sono più di moda nella Chiesa, sono stati dimenticati, quando non osteggiati.

Mettiamoci nei panni di tanti buonisti, che si cingono col vessillo multicolore della pace, come possono amare o comprendere oggetti come spade, lance, scudi, elmi, armature, corazze. Come possono condividere termini come conflitti, lotte, assalti, battaglie, difese e poi proprio contro Satana, che loro hanno cancellato da tempo. E poi quell’altra parola Milizia, e ancora legioni, ah gli chiediamo troppo.

Comunque sia il coro più conosciuto è quello degli Arcangeli, la loro popolarità secondo Stanzione è dovuta alla funzione di messaggeri e annunciatori di grandi eventi.

E’ la categoria angelica di cui si hanno le maggiori informazioni e peraltro sono gli unici che si conoscono tutti i nomi, molto diffusi tra i cattolici: Michele, Gabriele e Raffaele. Scrive Stanzione: «l’Antico Testamento abbonda di citazioni relative ad esseri che hanno la funzione di trasmettere la volontà di Dio agli uomini e di proteggere i giusti. Tra questi ultimi emergono le figure di Raffaele, nel libro di Tobia, e Michele, nel libro di Daniele. Nel Nuovo Testamento troviamo, nel Vangelo di Luca, la figura dell’arcangelo Gabriele, che ha il compito di annunciare alla Vergine la nascita di Cristo».

Inoltre le figure degli Arcangeli nel mondo cristiano, nonostante appartengono ad uno dei livelli inferiori delle gerarchie angeli, sono le più note e vengono raffigurate frequentemente nella storia dell’arte cristiana. Poi ci sono gli Angeli, angelus, significa «colui che annuncia».

Il 2° capitolo è dedicato a l’Arcangelo Michele, il principe delle schiere celesti. «Mi-Kha-El= Chi(è) come Dio? Che può essere definito come un urlo di battaglia in difesa dei diritti dell’Onnipotente Iddio», scrive don Marcello. Il nome Michele appare cinque volte nella Sacra Scrittura, definito come «il grande Principe». Era il patrono del popolo ebraico, e nella Lettera di Giuda si racconta come Michele si scontra col diavolo per strappagli il corpo di Mosè, appena deceduto. Ma il testo più affascinante dove compare il nome di Michele è il capitolo dodicesimo dell’Apocalisse, dove si tratta di guerra, di combattimento contro il drago. A questo punto Michele diventa paladino di Cristo, ma anche paladino di Maria, perché egli sferra un attacco contro il drago rosso (il colore del sangue versato dalla violenza). «Il dragone e Michele – scrive Stanzione – rappresentano due modi differenti di porsi davanti a Dio: l’uno – quello di satana – è l’atteggiamento di chi vuole sostituirsi a Dio (così il serpente nel racconto di Genesi 3,5), Michele è invece colui che proclama che solo Dio è Dio».

Michele è l’esatto contrario della figura di Satana. Dio non si abbassa a combattere il diavolo, lo fa fare al principe Michele, secondo la mistica svizzera Adrienne von Speyer. «La lotta tra luce e tenebre, tra la bontà divina e l’astuta collera dei demoni ribelli, – per Stanzione – rappresenta un grande e affascinante spettacolo di efficace bellezza, tanto da colpire ogni fantasia creatrice d’arte. Il re dei cieli ha confidato la sua forza ad un esercito giovane, glorioso e infinito di numero. Il capo di questi arcangeli è Michele; il suo nome è un grido di battaglia, imprecazione contro chi si è ribellato a Dio. Michele è il comandante delle dodici legioni celesti cui anche Cristo fece riferimento, che trionfalmente guida attraverso gli spazi nelle battaglie contro gli spiriti infernali […]E’ guerriero nato – insiste don Stanzione – difensore delle giuste cause, ed ha il governo di tutte le battaglie, specie quella solitaria che ciascuno conduce contro le tentazioni e le debolezze, per cercare di dare un significato più alto alla propria vita […]».

A Michele i credenti gli attribuiscono il compito più importante, quello di lottare contro le forze del Male. Nella mente esercita un fascino singolare, è l’arcangelo per eccellenza. Anch’io adolescente, mentre mi misuravo con la vita, rimasi affascinato della sua figura eroica, tanto da possedere un poster alla parete della mia stanza. «Questo suo aspetto di guerriero vittorioso e invulnerabile gli assicurerà il grande favore da parte di tutti gli eserciti, dei soldati e dei regnanti di ogni epoca. Fin dall’anno 313d. C., infatti, l’imperatore Costantino gli tributa un intenso culto […] Francesco d’Assisi lo elesse suo protettore».

Il testo di Stanzione dopo una generica presentazione dell’arcangelo si sofferma su come è stato rappresentato dalla tradizione cristiana. «Scrivere dell’amore verso l’arcangelo da parte di numerosi mistici e santi richiederebbe un’enciclopedia di vari volumi»,  per cui, don Stanzione si limita a fornire alcuni elementi fra i più significativi. Furono numerosi i re e i principi che si affidarono a lui. Numerosi regnanti poi si recarono in devoto pellegrinaggio sia al santuario di Monte Sant’Angelo, a Mont-Saint-Michel in Normandia. L’arcangelo Michele è anche chiamato «l’angelo dei tedeschi».

Da San Francesco a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fino al beato Bartolo Longo, fondatore del santuario di Pompei, tutti avevano un grande amore per l’arcangelo.

Stanzione sceglie delle storie dove il protagonista è Michele e li racconta così bene che riesce a catturare l’interesse dei lettori. E’ capitato per quella dei santi Antonino e Catello sul monte Aureo. E poi per quella della Madonna di Pompei, col devotissimo Bartolo Longo.

Tra i papi devoti a S. Michele, certamente, quello che più si è distinto è stato Leone XIII, che ha composto sia un esorcismo che una invocazione all’arcangelo Michele, obbligatoria per tutti i sacerdoti da recitare al termine della Santa Messa. Così è stato fino al 1966. Recentemente anche Papa Francesco, per il mese di ottobre, ha invitato tutti i fedeli a recitarla. Nel libro don Stanzione constata che proprio nel nostro tempo di grande decadimento, ci sarebbe tanto bisogno di fare appello all’arcangelo Michele in difesa della Chiesa contro i nemici diabolici all’interno e all’esterno di essa.

Nel 1987 San Giovanni Paolo II in visita al santuario di San Michele Arcangelo, sul monte Gargano, ebbe a dire: «Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell’arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perchè il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In questa lotta, l’arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro le tentazioni del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare».

Inoltre sempre san Giovanni Paolo II nel 1994, a proposito della famosa preghiera di Leone XIII, ebbe a dire: «Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo».

Nel Medioevo, sia san Leone Magno che san Gregorio Magno ricorsero all’aiuto di san Michele, il primo per bloccare gli Unni di Attila, il secondo per bloccare la peste a Roma.

La terza parte che affronta don Stanzione nel libro edito da Sugarco, è l’iconografia sui tre arcangeli. E qui occorre fare una puntualizzazione. Don Marcello nel descrivere i tanti quadri, pitture, le opere d’arte riguardanti i tre arcangeli è veramente straordinario, insuperabile. Per ogni quadro che prende in esame nel testo, fa una descrizione mirabile, precisa, dettagliata, fino al punto che il lettore viene coinvolto totalmente. Certamente don Marcello deve essere un esperto anche nella Storia dell’Arte, almeno per quello che riguarda gli Angeli, l’ha studiata veramente bene. Ho notato che per ogni opera artistica Stanzione riesce sapientemente a trovare delle frasi adeguate e particolareggiate. E’ attento ad ogni dettaglio delle figure rappresentate. Sostanzialmente compone dei meravigliosi quadri letterari delle opere più belle dell’arte, assumendo anche lui la veste di artista.

Chiaramente per apprezzare le descrizioni di Stanzione è necessario avere sottomano un testo, una guida di Storia dell’arte cristiana. O perlomeno delle indicazioni, magari su internet,  dove trovare questi capolavori così ben descritti nel libro “Gli Arcangeli”, pubblicato da Sugarco.

L’arcangelo Michele è sempre rappresentato con la spada, lo scudo, e spesso con il drago che viene schiacciato sotto i piedi o colpito dalla spada o dalla lancia. Per ogni arcangelo Stanzione seleziona degli artisti che lui reputa più significativi. Naturalmente non mancano i nomi di Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Giotto, Martini, Leonardo da Vinci, Bellini, Donatello, quelli più conosciuti, poi ci sono altri meno conosciuti e anche stranieri.

Il 3° capitolo è dedicato all’Arcangelo Gabriele, il messaggero di liete notizie. E siccome si avvicina il Natale del Signore. S. Gabriele è l’angelo dell’annunciazione a Maria. E’ quello che è stato incaricato da Dio a trasmettere il più gioiso dei messaggi: l’Incarnazione del Figlio di Dio. Fu anche Gabriele ad annunciare a Betlemme ai pastori della nascita del Redentore e fu sempre lui a riunire gli spiriti celesti a cantare sulla grotta: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

San Gabriele è il protettore delle nascite dei bambini e proprio oggi di forte denatalità, avremmo tanto bisogno della sua protezione. Anche con san Gabriele, Stanzione ci offre dei racconti particolari come quello di una ragazza povera di Caiazzo, in provincia di Caserta, Teresa Musco. Stanzione non manca di sottolineare che l’arcangelo Gabriele, riveste un ruolo fondamentale nella tradizione islamica. Singolare il racconto della storia di un sacerdote francese legato a san Gabriele, mi riferisco a padre Jean-Edouard Lamy, il nuovo curato d’Ars. E visto che la nostra epoca ama le testimonianze e non la propaganda, questo sacerdote, fu uno che sapeva «tenere con una mano il rosario e con l’altra la falce e il rastrello». Fu uno che mentre confessava con un orecchio , con l’occhio sorvegliava i bambini di un patronato. Praticamente nello stesso tempo, era un contemplativo ed apostolo nell’azione.

Anche per san Gabriele l’iconografia è abbastanza ricca. Diffusa è l’espressione artistica dove viene rappresentato nell’Annunciazione a Maria. «Le differenze che si riscontrano, – nota Stanzione – anche se a volte limitate a particolari irrilevanti, dimostrano come questa iconografia si sia adeguata al progressivo mutare dello spirito ufficiale ed ufficioso della Chiesa». Nelle rappresentazioni si passa da un dominio sostanziale dell’arcangelo contrapposto all’immobilismo e alla penombra in cui rimane Maria, a quello dove predomina la Vergine, talvolta seduta su una sedia simile ad un trono e con l’angelo che si inginocchia ai suoi piedi.

Il 4° capitolo dedicato all’Arcangelo Raffaele, il celeste farmaco di Dio. E’ l’angelo mandato da Dio a prendersi cura dei nostri bisogni, un’entità relativamente vicina agli esseri umani sulla quale si può ricorrere in cerca di aiuto e sostegno.

A proposito di questo arcangelo è bellissimo il racconto di Stanzione preso dal libro di Tobia, dell’Antico Testamento che parla di Raffaele. Devo essere sincero don Marcello con queste proposte della Sacra Scrittura mi ha dato l’opportunità di rivedere rileggere i Sacri testi. «La storia di Tobia, padre e figlio, contiene la più importante angelofania dell’intera Bibbia, e ruota intorno alla manifestazione dell’arcangelo Raffaele che aveva assunto il nome e il corpo di un bellissimo giovane di nome Azaria». Raffaele è l’ispiratore della scienza applicata all’uomo, soprattutto della ricerca scientifica.

Un culto particolare fu tributato nella città di Cordova in Spagna. Tra i sacerdoti devoti a san Raffaele si ricorda San Josemaria Escrivà De Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei.

Il testo di don Stanzione alla fine è arricchito da Appendici, dove si pubblicano alcune preghiere ai Santi Angeli di Dio e ai tre Arcangeli.

Domenico Bonvegna

 domenico_bonvegna@libero.it