GLI UOMINI CHE CREDEVANO DI AGIRE PER LA GLORIA DI DIO

Il 3° capitolo del libro «A gloria di Dio», edizioni Lindau (2011) scritto dal sociologo americano Rodney Stark è dedicato alla caccia alle streghe in Europa.

Il testo significativamente, ha come sottotitolo: «Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù». I primi due argomenti li abbiamo affrontati nella 1a parte, ora trattiamo gli altri due.

 «Per secoli – scrive Stark – gli europei hanno creduto che le loro società fossero vittime di un terribile movimento clandestino di ‘streghe’, che avevano giurato fedeltà a Satana e che gioivano nell’infliggere sofferenza, morte e distruzione al prossimo». Anche su questo tema sono state scritte tante sciocchezze e assolute invenzioni: «alcuni degli episodi più famosi non sono mai avvenuti, esistendo solamente in racconti ingannevoli e documenti falsificati, e perfino l’attuale letteratura ‘colta’ abbonda di cifre assurde sul numero delle streghe condannate». Qualche storico sostiene che ben 9 milioni di donne europee furono mandate al rogo come «streghe». Cosicché alcuni si sono spinti a utilizzare il termine di genocidio, paragonando la caccia alle streghe all’Olocausto.

Rodney Stark, in questo capitolo fa un lavoro scrupoloso, di certosino discernimento, leggendo i documenti reali. La datazione convenzionale dell’epoca della stregoneria va dal 1450 al 1750 circa. «Durante tutti questi tre secoli, è assai poco probabile che in Europa siano morte più di 100.000 persone per stregoneria». Altri hanno calcolato intorno a 60.000 persone compresi i maschi. Per la precisione si tratta di due vittime per 10.000 abitanti. Certamente una piccola frazione sulle stime che sono state a lungo ripetute.

Comunque sia per Stark: «la morte di 60.000 persone innocenti è certamente un qualcosa di agghiacciante, ma non giustifica l’esagerazione così inverosimile delle cifre. Né esiste alcuna giustificazione per presumere e continuare a ripetere che la maggior parte dei cacciatori di ‘streghe’ fossero dei fanatici sadici». Hugh Trevor-Roper a questo proposito, sottolineò che «i più feroci persecutori delle streghe, scopriamo spesso, sono anche i mecenati più colti del sapere contemporaneo». Peraltro la percentuale di condanne totali per coloro che furono portati in tribunali con accuse di stregoneria era del 50-55%, «una cifra bassa tanto quanto le percentuali di condanna per altri crimini in quell’epoca». Secondo Stark è probabile che le donne condannate per infanticidio erano molte di più, rispetto a quelle per stregoneria.

Nel testo l’autore fa una analisi ben dettagliata della magia, stregoneria e satanismo. Il sociologo americano oltre a confutare le statistiche esagerate individua otto spiegazioni sbagliate sulla caccia alle streghe, che purtroppo dominano sia nella letteratura popolare, sia in quella accademica. Stark chiarisce e confuta ognuna di queste teorie e solo così si potrà fondamentalmente conoscere il fenomeno. Naturalmente non sto qui a rendere conto delle otto spiegazioni. Lascio alla lettura del testo. Sarebbe interessante vagliarle tutte, sull’esistenza o meno delle vere streghe, sul satanismo, sulla presunta malattia mentale delle streghe. Un’altra spiegazione infondata è quella della tesi del sessismo, oppure quella economica, del guadagno da parte di chi gestiva la caccia. E poi c’era la questione del clero fanatico, molte di queste interpretazioni erano in realtà puro e semplice anti-cattolicesimo. Stark smonta ad una ad una tutte queste tesi. Praticamente spesso la stregoneria venne usata come arma di battaglia contro la fede.

Tuttavia occorre precisare che furono i protestanti a dare quel diffuso vigore a dare la caccia alle streghe, proprio durante le cosiddette Guerre di Religione. E se alcuni studiosi amano collocare nel «buio Medioevo», la caccia alle streghe, in realtà, gli episodi più efferati si sono verificati durante l’«Illuminismo»; durante i secoli  del Rinascimento, della Riforma e della scienza sperimentale. Infatti emerge chiaramente dagli studi di Stark che i primi ad obiettare sull’esistenza reale della stregoneria satanica sono stati proprio gli inquisitori spagnoli e non i cosiddetti scienziati. Thomas Hobbes, quello del Leviatano (1651), esplicitamente ateo, scriveva che le streghe «sono giustamente punite». Ma anche Jean Bodin (1530-1596 ca.) acerrimo nemico della Chiesa, autore di un libro contro le streghe, incitava a bruciare le streghe a fuoco lento. Oltre a questo esisteva un altro libro più celebre, proprio per scoprire le streghe, si tratta del «Malleus maleficarum», pubblicato nel 1486, fra i primi stampati, con numerose edizioni e traduzioni. Il testo ha avuto un impatto impressionante, «non solo convinse generazioni di persone istruite del fatto che le “streghe” esistessero; esso spiegava anche in dettaglio come scoprirle e interrogarle per ottenere una confessione valida[…]».

Stark è convinto che se non vi fosse stato in circolazione questo libro ed altri simili, «molte epidemie locali di caccia e di persecuzione delle “streghe” non vi sarebbero mai state[…]». Certamente senza questo libro, non ci sarebbe stata quell’«ossessione per le streghe». Dai confronti di dati, dai processi scoperti da Stark si evince che dal 1300 al 1499, gli imputati furono solamente 935. Certo poi con il passare del tempo sia i processi che gli imputati divennero più numerosi. «Eppure, nell’Europa nel suo complesso, negli ultimi 25 anni del XV secolo, solamente 283 imputati giunsero a processo, circa 11 all’anno, con 4 esecuzioni. Se le percentuali fossero rimaste queste, non ci sarebbe nessuna ‘ossessione delle streghe’ da spiegare».

Il proliferare dei processi per stregoneria cominciò all’inizio del 1500, raggiungendo il suo culmine tra 1562 e il 1600. Stark citando lo studio di Erik Midelfort sulla Germania sudoccidentale, scopre che qui furono giustiziate 1114 persone, molte di più di quante fossero state processate in tutta Europa nei due secoli precedenti. Successivamente sempre nello stesso territorio, furono giustiziate altre 1839 persone. In un altro studio, si scopre che nella sola Ginevra, nella metà del 1600, sono state giustiziate 153 ginevrini. Un numero rilevante, visto che la popolazione della città allora si aggirava intorno alle 19.000 abitanti.

Comunque sia Stark per spiegare la sua teoria della caccia alle streghe, dà la colpa ai conflitti religiosi intensi dell’epoca e al fattore paura, che in questo periodo c’era negli europei. Si pensi anche alle frequenti incursioni dei musulmani, sia sulle coste del Mediterraneo, sia sull’Europa continentale.

Dallo studio di Stark emerge che la caccia alle streghe avvenne nei territori dove erano attecchite le eresie e sopratutto nelle «terre di confine» dove c’era una certa «debolezza politica», cioè dove non c’era un’autorità centrale forte. E’ nel caos politico delle terre di confine dove si sopportava tutto il peso delle guerre di religione. «Qui combattevano gli eserciti protestanti e cattolici, conquistando e riconquistando gli stessi luoghi, e seminando il terrore fra le popolazioni civili: omicidi, mutilazioni, stupri, incendi, vandalismi, saccheggi, fame, e diffusione di malattie». Naturalmente in questi territori, facilmente si cambiava affiliazione religiosa più di una volta.

Il 4° e ultimo capitolo affronta un’altra questione spinosa e difficile da affrontare: Il peccato della schiavitù.

Così come per la nascita della scienza anche per l’opposizione morale della schiavitù fu essenziale la teologia cristiana. Con questo non vogliamo negare che i primi cristiani accettassero la schiavitù. Tuttavia, tra i grandi monoteismi, «solo nel cristianesimo si sviluppò l’idea che la schiavitù fosse un peccato e dovesse essere abolita». Anche se è di moda negarlo, ma Stark è convinto che le prime dottrine antischiaviste iniziarono a comparire nella teologia cristiana. Alcuni storici ripetono che la schiavitù fu ripudiata dalla Chiesa cattolica romana non prima del 1890. Sciocchezze! Addirittura nel VII secolo , santa Batilde (moglie di re Clodoveo II) divenne famosa per la sua campagna contro il commercio degli schiavi e a favore della loro liberazione.

E se poi gli europei istituirono la schiavitù nel Nuovo Mondo, «lo fecero nonostante la strenua opposizione papale, un fatto questo che è stato dimenticato nella storia, per motivi di convenienza ideologica, fino a epoche recenti». Tuttavia l’abolizione della schiavitù nel Nuovo mondo fu un’impresa avviata da attivisti cristiani. Questo è il tema che svilupperà Rodney Stark nel suo eccellente libro, “A gloria di Dio”. Già dall’inizio chiarisce, una questione che in tanti dimenticano, «il fatto che la schiavitù un tempo fosse praticamente universale per tutte le società in grado di permettersela, e che solo in Occidente nacque una significativa opposizione di natura morale che portò alla sua abolizione». Il testo rileva che gli umanisti che amavano la classicità della Grecia e di Roma opponendosi al bieco Medioevo, non presero in considerazione che si trattasse di società schiaviste. Anche Marx prestò poca attenzione alla schiavitù in quanto tale. Del resto gli storici marxisti ignorarono l’argomento.

Anche qui Stark smonta tutti quei pregiudizi dei libri di testo sulla schiavitù, come di un vizio solo europeo e in particolare americano. Inoltre, «non parlano dell’estensione della schiavitù in epoche passate, o delle notevoli dimensioni del fenomeno che tuttora persiste in molte parti del mondo non cristiano».

Altro particolare che Stark evidenzia è quello dell’incapacità di filosofi e moralisti non religiosi o anti-religiosi dell’Illuminismo di opporsi efficacemente alla schiavitù. Infine smonta la tesi che fu solamente l’economia a porre fine alla schiavitù e che tutti i riferimenti a Dio e al peccato furono irrilevanti.

Il capitolo affronta la schiavitù africana, quella del Nuovo Mondo, le incursioni schiaviste all’interno dell’Africa e poi vaglia i vari comportamenti tenuti dai Paesi colonialisti e guarda caso erano proprio i «crudeli» spagnoli ad avere la legge schiavista più umana, seguita dalla Francia e molto lontanamente dall’Inghilterra.

Le differenze religiose sono fondamentali per capire la complessità della schiavitù, e soprattutto in questo tema serve tanta apertura mentale, senza pregiudizi ideologici. La lettura dello studio di Stark sicuramente darà un forte contributo a comprendere meglio, questi temi, che probabilmente sono i più complessi che hanno dovuto affrontare gli studiosi, gli storici, i sociologi.

Domenico Bonvegna

domenico_bonvegna@libero.it