Al benefattore gravinese si deve l’ampliamento della Chiesa Madre nel 1852 e l’istituzione di Sant’Antonio da Padova quale protettore della comunità…
Identità, tradizione e senso di comunità: con la cerimonia di consegna del mezzobusto e dell’epigrafe dedicata al reverendo Biagio Giuffrida, vicario foràneo gravinese, la città si è ritrovata ancora una volta a ripercorrere la memoria di persone e luoghi simbolo della storia del Comune etneo. Ieri (25 maggio) presso la Chiesa Madre, l’effigie del benefattore è stata scoperta restituendola ai fedeli e alla cittadinanza, dopo le operazioni di restauro effettuate grazie al contributo dell’Amministrazione comunale e di tanti cittadini e fedeli.
«In questa occasione abbiamo voluto tributare il doveroso omaggio a una figura fondamentale nella storia di Gravina e della sua comunità – ha commentato il sindaco Massimiliano Giammusso – è stato un altro momento dedicato alla memoria e alla valorizzazione delle nostre tradizioni: un aspetto che abbiamo deciso di curare particolarmente sin dal nostro insediamento».
Il primo cittadino ha ringraziato padre Antonio Testaì, parroco della Chiesa Madre e lo storico locale Antonio Aiello che si è soffermato, durante il suo intervento, sulla figura e le opere del reverendo Biagio Giuffrida. Alla cerimonia erano presenti anche il presidente del Consiglio comunale Claudio Nicolosi, il consigliere comunale Francesco Marcantonio, i componenti dell’Ufficio di Gabinetto del sindaco Marco Rapisarda e Agata Viola e l’assessore alla Cultura Patrizia Costa: «La grande partecipazione dei cittadini ci conferma come il tema delle radici e dei valori della nostra comunità sia molto sentito – ha dichiarato l’assessore – celebrare il ricordo del reverendo benefattore Giuffrida contribuisce sicuramente a rinsaldare i legami tra il territorio e la nostra identità».
«Biagio Giuffrida, vicario foràneo gravinese, nacque nel 1823 e morì nel 1879 – ha spiegato Antonio Aiello– la sua vita di uomo e di religioso ci racconta la storia di un benefattore. A lui dobbiamo gran parte dei tratti distintivi della nostra identità, religiosa e non. È stato lui infatti a restaurare e ad ampliare nel 1852 la Chiesa Madre e a dedicarla a Sant’Antonio da Padova, che da quel momento diventò il protettore della nostra comunità. Compose anche il tradizionale inno al Santo patrono, la “Cantata”. Giuffrida fu uomo di grande cultura – ha continuato Aiello – scrisse diversi sonetti e tenne una fitta corrispondenza epistolare col vescovo Dusmet, intervenendo sui giornali del tempo in difesa della dottrina cristiana. Ricordiamo anche il suo sostegno importante alla comunità gravinese in tempi di ristrettezze economiche e il suo impegno nei confronti dei giovani del tempo».