Dopo il successo di Libere, donne contro la mafia, l’attrice e regista Elena Ragaglia propone, nell’ambito della rassegna nel Giardino Fava di Catania, una drammatizzazione delle liriche della poetessa antifascista morta suicida a ventisette anni nel 1938
“Madri madonne addolorate, mogli candele al vento, figlie giunchi piegati dal fiume in piena, sorelle, fidanzate, amiche, fiamme di fuoco ardente”.
Così la regista e interprete Cinzia Caminiti Nicotra ha descritto Libere, donne contro la mafia, terzo spettacolo della rassegna teatrale Green spass in scena fino a qualche giorno fa nel Giardino Fava di Catania.
“Sono soddisfattissima – ha aggiunto al termine delle repliche – per la quantità e la qualità del pubblico intervenuto. Personalità come Piera Aiello, testimone di Giustizia e deputata, Rosario Scognamiglio, consulente della Bicamerale antimafia, Dario Montana di Libera, Ida Bonfiglio del movimento Agende rosse, Salvo Castro, del Comitato Antico Corso, Luana Ilardo, autrice del libro Omicidio di Stato, dedicato al padre”.
“E l’avvocato Enzo Guarnera – ha concluso -, che ha scritto di essersi commosso assistendo allo spettacolo, nonostante conoscesse tutte le storie rappresentate sul palcoscenico, per la sua lunga esperienza di processi di mafia. Sono certa che questo spettacolo prenderà il volo”.
Il 20 e 21 agosto la rassegna organizzata da Fabbricateatro, Cts e Gruppo Iarba/Gria Teatro, proporrà, sempre nel Giardino Fava, La mia vita sognata, quarto dei nove spettacoli che saranno rappresentati fino a settembre.
Nel corso della pièce, l’attrice e regista Elena Ragaglia interpreterà alcune delle più significative liriche della poetessa Antonia Pozzi, nata nel 1912 in una famiglia della borghesia illuminata di Milano e morta suicida nel 1938. La protagonista sarà accompagnata dalla violinista Francesca Gugliotta, che eseguirà musiche di Alfano, Chopin, Dvorack, Faurè, Puccini, Verdi.
“Antonia Pozzi– ha spiegato Elena Ragaglia -, poetessa ragazzina che aveva cominciato a scrivere a quindici anni, grazie a una straordinaria personalità, fu molto impegnata nella sua breve esistenza. E intitolò un suo canzoniere, cioè una parte delle sue rime, proprio La vita sognata, a indicare che non si sarebbe potuta realizzare compiutamente”.
“Padre avvocato – ha aggiunto -, madre d’origini nobili, nell’Università meneghina si legò all’ambiente antifascista di Banfi, laureandosi in estetica. Poi, per delusioni amorose, ma soprattutto perché avvertiva ciò che sarebbe accaduto all’Italia e all’Europa con l’avvento dei fascismi e la seconda guerra mondiale, decise di porre fine alla propria vita gettandosi in una pozza d’acqua gelata a Chiaravalle”.
Il lavoro, prodotto da Fabbricateatro, si avvale delle scene di Bernardo Perrone e delle luci di Simone Raimondo.