di ANDREA FILLORAMO
Preti e anche vescovi “sporcaccioni” e “ viziosi” – lo sappiamo – nella Chiesa ce ne sono stati e ce ne sono, purtroppo, tanti, appartenenti e alle vecchie generazioni quando si entrava in Seminario da bambini e si usciva a 24/25 anni senza alcuna formazione umana, utile per affrontare i problemi del mondo o a quelle più recenti degli ultimi decenni, quando molti preti hanno scelto la vita clericale dopo aver conseguito un diploma o addirittura una laurea, o esercitato una professione, ben consapevoli, quindi, di quel che era la vita, che avrebbero dovuto vivere dopo la loro ordinazione presbiterale.
Che il malessere morale e, quindi, le nefandezze dei preti non siano causate per tutti, dal celibato ecclesiastico imposto per legge, ormai sembra cosa più che certa e che l’immaturità umana emotiva, sia la causa prossima o remota di questa bufera che ormai da tempo si è abbattuta nella Chiesa, nessuno lo può mettere più in dubbio.
Tutto nasce, a mio parere, dalla sensazione che molti preti, cooptati dal clericalismo, del quale la Chiesa fino ad ora non ha potuto fare a meno, hanno di se stessi; di sentirsi, cioè, in maniera deviante, facenti parte di un corpo separato (il clero) autoreferenziale, di un certo settarismo che cerca di asservire gli altri al proprio pensiero, al quale, si presume che tutti debbano riconoscere una superiorità morale immeritata.
Da evidenziare che il settarismo, in qualsiasi forma si manifesta, è sempre il risultato di un’aggregazione di pensiero generata da una pressione coercitiva – più o meno visibile – alla quale si tende ad adattarsi.
Papa Francesco ha dato una breve descrizione di questo fenomeno quando dice: “I preti si sentono superiori, sono molto distanti dal popolo”.
Andiamo, però, ai fatti concreti: che un prete quarantenne, come è avvenuto recentemente a Prato, fosse arrestato perché parte attiva di festini a base di migliaia di dosi di Gbl (conosciuta come droga dello stupro ma usata anche per sballarsi), che sarebbero state usate insieme ad alcol e cocaina comprata tramite Internet con le offerte, che avvenivano a casa del compagno, nessuno osava pensarlo, neppure il vescovo che ha manifestato dolore e sgomento, pur sapendo che quel prete fosse tossicodipendente.
A don Francesco Spagnesi sono contestati svariati episodi di cessione di cocaina.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura, prosegue ora per cercare altri riscontri e verificare l’ipotesi di appropriazione indebita, legati agli ammanchi nelle casse della chiesa che sarebbero stati provocati dal parroco per mantenere il suo sfrenato stile di vita.
Eppure, quel parroco godeva di grande stima, andava per la maggiore nella sua città e nella diocesi, sapeva come fare per fustigare i peccatori, come coinvolgere giovani e adulti nel suo impegno pastorale e nelle sue iniziative.
“Distinguere il pastore buono dal ladro, dal brigante e dal falso pastore non è sempre facile – ha detto Papa Francesco – C’è sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore”.
Parole con le quali il Papa ha ripreso il tema della corruzione del clero, “che ha molte declinazioni, dall’idolatria verso la ricchezza e il potere, al malcostume del disimpegno e dell’attrazione verso il successo mondano, al peccato dell’infedeltà ai propri voti, al crimine gravissimo, infine, degli abusi sessuali sui minori o persone in condizione di soggezione”.
Rimangono sempre attuali le parole di Cristo: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri (Mt 23, 23-39).