I detenuti di Ragusa diventano contadini con il progetto “Libere Tenerezze” adottato anche dal Vaticano

ALL’INTERNO DEL CARCERE DI RAGUSA NASCE “LIBERE TENEREZZE, LAUDATO SI’” IL PRIMO ORTO UMORISTICO-RIGENERATIVO CON L’UTILIZZO DI PROBIOTICI E TECNICHE DI AGRICOLTURA RIGENERATIVA DELLA SICILIA.

GRAZIE AI CLOWN DOTTORI DI “CI RIDIAMO SU” I DETENUTI DIVENTANO MODERNI CONTADINI E PRODUCONO TANTISSIMI ORTAGGI.

 

RAGUSA – Profumano di libertà e di un nuovo prossimo inizio, gli ortaggi che vengono coltivati in quantità sempre più elevate nelle aree verdi perimetrali del carcere di Ragusa. Dove appena qualche mese fa c’erano soltanto piccoli appezzamenti di terreni incolti, oggi crescono rigogliosi orti coltivati secondo la tecnica dell’agricoltura rigenerativa, dando lavoro continuo a due detenuti ma soprattutto insegnando loro a prendersi cura della terra e dei suoi frutti, iniziando un percorso rieducativo che potrà favorirli nel ritorno in società.

E’ il progetto “Libere Tenerezze, Laudato Sì”, nato per gioco grazie ai clown dottori di “Ci Ridiamo Su”. Adesso il Prap Sicilia lo ha inserito nella programmazione triennale 2021-2023 e la direzione del carcere di Ragusa l’ha inserito nella programmazione d’istituto 2021 all’interno dell’area trattamentale per fornire lavoro e competenze in campo agricolo ai detenuti coinvolti. Ad agosto scorso è stato adottato anche dal Vaticano e accolto in “Laudato Sì”, lettera Enciclica di Papa Francesco sulla Cura della Casa Comune.

Tutto è iniziato dal semplice dono di qualche seme di tenerezze. “Nel 2020 avevamo coinvolto gli ospiti della Casa Circondariale di Ragusa in un progetto di sartoria sociale per realizzare mascherine destinate ad anziani e operatori della città durante la prima fase della pandemia – spiega Fabio Ferrito, clown dottore e presidente di Ci Ridiamo Sù – E per ringraziarli abbiamo donato loro dei semi di tenerezze perché simbolicamente era come se volessimo offrire delle tenere carezze per il lavoro svolto. Bruno, uno dei detenuti, ha preso in mano questi semi e ricordando il padre contadino, ha chiesto di poterli piantare. E così dopo qualche mese sono cresciti dei ciuffi di tenerezze. Ed allora ci siamo spinti oltre e grazie agli sponsor abbiamo donato 1500 piantine e attrezzature per la coltivazione. Sono nati degli orti rigenerativi secondo tecniche di biodinamica lungo tutti i terreni che si trovano nel perimetro del carcere. Adesso da quell’idea iniziale è nato un progetto strutturato e che ha già trovato l’interesse del Vaticano. Per questo l’abbiamo chiamato “Libere Tenerezze, Laudato Si”, in onore all’enciclica di Papa Francesco. E’ il primo orto umoristico-rigenerativo che nasce in un carcere della Sicilia, umoristico perché le competenze di noi operatori di comicoterapia si approcciano con una nuova modalità basata sullo scambio, la condivisione e l’apertura “provocatoria” alla comunità esterna con azioni che permettano di modificare il “visus sociale”, ed è rigenerativo perché ci sono tecniche di coltivazione molto specifiche – quali quelle di rigenerare il suolo, gli ecosistemi e la biodiversità, le relazioni tra gli esseri viventi, i saperi – che vengono utilizzate con la consulenza di esperti in materia. Si punta così a far acquisire ai detenuti delle nuove abilità che potranno spendere in futuro”. Ogni giorno, dal lunedì al sabato, i due detenuti Bruno e Antonino scendono tra gli orti per curarli: dalla preparazione del compost e del terreno alla semina di essenze spontanee (corridoi ecologici) e di piante aromatiche per creare un ambiente che tenda all’equilibrio, vantaggioso anche per gli insetti impollinatori. E poi il trapianto delle nuove piante, l’attenzione alle diverse varietà di ortaggi, le potature degli alberi da frutto, gli interventi per arare i terreni, raccogliere le varie produzioni giunte a maturazione.

Ovviamente non è previsto l’impiego di principi attivi (fungicidi e insetticidi) dannosi all’uomo e all’ambiente o che ne ostacolino l’equilibrio. I prodotti raccolti dall’orto permettono di ricevere delle donazioni liberali interne al carcere o all’esterno tramite gruppi d’acquisto solidali o realtà locali, reinvestite nel progetto. Gli introiti verranno anche destinati a finalità sociali onde ricreare ponti tra sistemi e comunità complesse (ospedali, centri per anziani e disabili, scuole, ecc..) moltiplicando ulteriormente l’alto valore sociale del progetto e la bellezza prodotta dagli ospiti della Casa Circondariale di Ragusa.

“Operano in articolo 21, come misura di lavoro all’esterno – spiega Rosetta Noto, capo area trattamentale della Casa Circondariale iblea – secondo un progetto che mira al recupero dei detenuti per una futura integrazione sociale”. Un’idea su cui la struttura vuol puntare con la speranza di crescere ulteriormente, come spiega Giovanna Maltese, direttrice della Casa Circondariale di Ragusa: “Guardiamo al futuro dei detenuti e questo progetto sta offrendo tantissimi spunti positivi a partire dalla responsabilizzazione delle persone coinvolte. Speriamo di far crescere la produzione degli ortaggi e di incrementare l’attività in modo da poter creare anche altri posti di lavoro. Ma c’è dietro l’aspetto educativo, ovvero dare la possibilità ai detenuti di avere un contatto diretto con la terra, avere qualcosa di cui prendersi cura”.

Una cura che è anche amore, dice convinto Antonino Vicino, uno dei due detenuti-contadini: “All’inizio la piantina ha poco da dirti. Ma sei tu che la innaffi, la fai crescere, togli le erbacce e alla fine nascono i frutti. E provi grande soddisfazione, è come se fosse un figlio per noi che ce ne siamo presi cura”. E l’altro detenuto impegnato, Bruno Monti, colui che ha avuto l’idea di piantare i primi semi di tenerezze, dice che quanto è accaduto in pochi mesi ha rappresentato una sorpresa: “Ho scoperto questa passione dopo aver piantato i primi semi, come faceva mio padre. Lo guardavo da piccolo ma non avevo poi approfondito l’arte del coltivare. Invece con questo progetto è nato un grande interesse. Non ci siamo più limitati alle tenerezze ma abbiamo piantato pomodori, zucchine, melanzane, finocchi assieme ad altre piante che sono utili nell’agricoltura rigenerativa”. Piante differenti che si intrecciano tra loro e si danno forza, proprio come vuole questo sistema di coltivazione. “Un ecosistema che si rigenera e si riequilibria da solo, alternando coltivazioni ad essenze spontanee, oltre a materiale organico, rafforzando tra loro le piante e favorendo le produzioni in un orto a rotazione stagionale”, spiega Alessandro Scrofani dottore in agraria che segue sotto l’aspetto scientifico il progetto. In prospettiva c’è anche la realizzazione di un impianto di filodiffusione per sottoporre alcune coltivazioni alle frequenze quantiche ma quel che conta su tutto è e resta il messaggio etico che si intende lanciare con questo progetto e con i suoi risvolti futuri, guardando al domani attraverso prospettive inaspettate.