La pandemia– diciamolo con estrema chiarezza – mette a nudo, oltre la corruzione e la ruberia che non sono soltanto fenomeni italiani, la fragilità di questo nostro mondo, che molti pensavano fosse il migliore dei mondi possibili; ci obbliga a prendere coscienza dell’inconsistenza di ciò in cui pensavamo di aver trovato la chiave risolutiva di tutti i nostri problemi…
di ANDREA FILLORAMO
Dopo un mese di domicilio coatto nelle nostre abitazioni, dovuto alla necessità di difenderci da un virus sconosciuto contro il quale – scienziati, medici, infermieri, volontari, ai quali va il nostro ringraziamento – stanno lottando fino al sacrificio della stessa vita, prendiamo atto che la pandemia, pur mostrando in Italia qualche brevissimo cenno di arretramento, in pochissimo tempo ha dominato e continua a dominare; ha esteso e continua ad estendere il suo dominio di morte, privandoci sempre di più di ciò che davamo per scontato e non avremmo mai pensato che potesse essere messo in discussione.
Nessuno fino a qualche tempo fa poteva pensare, però, che per la cattiva amministrazione e per la corruzione potessero mancare negli ospedali persino i farmaci di base utilizzabili per alcune terapie ospedaliere o alcuni strumenti dei pazienti ricoverati a causa di un’epidemia di Coronavirus.
Eppure tutti conoscevamo i problemi della Sanità italiana, la migliore del mondo – si diceva – per la quale le Regioni hanno avuto a disposizione 110 miliardi.
Di questo denaro 23,6 miliardi sono stati rubati o buttati. I conti li ha fatti l’Ispe, l’Istituto per l’etica in Sanità e sono stati avallati da Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, l’Anticorruzione… I casi di corruzione accertati, giunti a processo penali, accertati con sentenza assommano a un danno per i soldi pubblici pari a 6,4 miliardi in un anno. In un solo anno e soltanto la corruzione accertata vale due volte tutte le Imu e Tasi d’Italia.
Tutti sanno di Roberto Formigoni, per molti anni presidente della Regione Lombarda. Qui basta richiamare quanto precedentemente scritto sul processo che lo ha condannato a soli 5 mesi (e poi spedito agli arresti domiciliari) per aver distratto una considerevole somma (200 milioni di soldi dei contribuenti) a favore di cliniche private di alcuni suoi amici…
Mai, tuttavia, fino a qualche tempo fa, pensavamo di vedere, tramite le televisioni, la terribile immagine dei feretri caricati sui camion dell’esercito per essere trasferiti dal cimitero di Bergamo in altre zone del Nord, per la cremazione di colpiti dal virus. Sapere che su quei camion c’erano 70 bare dei propri cari per i quali non è nemmeno possibile organizzare un funerale, perché le regole per contrastare la diffusione del coronavirus li vietano, fa venire i brividi.
La pandemia– diciamolo con estrema chiarezza – mette a nudo, oltre la corruzione e la ruberia che non sono soltanto fenomeni italiani, la fragilità di questo nostro mondo, che molti pensavano fosse il migliore dei mondi possibili; ci obbliga a prendere coscienza dell’inconsistenza di ciò in cui pensavamo di aver trovato la chiave risolutiva di tutti i nostri problemi; di prendere atto finalmente della gracilità di quell’economia, che sia a livello locale, sia a livello globale, è stata ritenuta l’unica meta ed è stata vista e osannata come l’unica via, che al di fuori di ogni regola o con molte e complicate regole, avrebbe portato l’umanità verso la felicità sulla terra.
Essa ci fa vedere – se non siamo ciechi – quello che è il capitalismo selvaggio, che pensa solo ai profitti, che ha causato guerre per vendere armi, che ha lasciato morire i poveri nell’indifferenza, che ha respinto i più disperati in cerca di pane, che per distrarre dai problemi interni, ha eretto muri contro di loro e armato le navi dei guardacoste, che ha criminalizzato i loro soccorritori, che ha fatto scrivere editoriali, giorno dopo giorno, contro chi li difendeva (incluso Papa Francesco), che ha predicato odio continuo contro i “diversi”, che ha, infine reclamato uomini forti, come gli unici che avrebbero potuto salvare le nazioni.
Alcuni uomini forti sono effettivamente venuti, se essere forti significa essere arroganti, narcisisti, illusionisti, imbroglioni ma l’umanità non è stata salvata. Al contrario siamo precipitati nell’insicurezza e nell’angoscia. L’insicurezza per il proprio futuro e quello dei nostri figli e nipoti, l’angoscia di chi ha visto tagliare ogni anno, mese dopo mese, il bilancio della sanità pubblica, quello della spesa sociale a svantaggio dei più poveri, persino dei portatori di handicap e di quanti nel capitalismo finanziario non possono permettersi né azioni, né titoli e nemmeno carte di credito, sebbene per pochi spiccioli.
La pandemia così ha cancellato tutto il nostro passato che potrebbe anche non tornare più, il buono e il cattivo, il bello e i brutto, ciò che ci è stato concesso e ciò che con grande sacrificio abbiamo conquistato e ci convince oggi di aver vissuto in una grande bolla illusiva di sapone che improvvisamente dopo aver volteggiato nell’aria è scoppiata, lasciandoci in balia di un piccolissimo virus, che ha fatto e continua a fare strage, proiettandoci in un futuro che non sappiamo se ci sarà o quale sarà.
Non c’è altro cammino di sopravvivenza per tutti, quando ci libereremo da questo virus o ci abitueremo a convivere con lui, se non quello di restare umani, di crescere in umanità, di riagganciare politica, economia e finanza a quella umanità senza la quale il mondo diventa già su questa terra un inferno, di vivere la fede, se l’abbiamo, come la sta vivendo Papa Bergoglio nel silenzio assoluto di una piazza, quella di San Pietro, senza il folklore dei grandi riti, al di fuori delle grandi Chiese, delle grandi basiliche. Forse si realizzerà la profezia di Gesù fatta alla Samaritana: “Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (cfr. Gv 4,21-24).
La situazione attuale ci mostra, mai come adesso con tanta chiarezza, che la vita di ogni essere umano è interdipendente con la vita degli altri. Mette in luce l’importanza dell’aiuto reciproco e dimostra solidarietà e coraggio anche da parte di coloro che alcuni ritenevano avventurieri o peggio dei delinquenti che volevano saccheggiare il nostro paese.
Ciò che sta accadendo, a mio parere smaschera l’inconsistenza, la piccineria di alcuni politici che si ritengono superiori a qualsiasi limite, eterni “quaquaraquà” di sciasciana memoria, che “se la cantano e se la suonano” come vogliono, che stanno sempre a galla qualunque sia il vento politico che li trasporta, in continua campagna elettorale con cui strumentalizzano persino i morti provocati dal virus. Per loro “absit iniuria verbis” cioè “sia lontana l’ostilità dalla (mia) parola” per non vanificare le considerazioni fatte.
Vinceremo questa battaglia? Speriamo di sì. Questo è l’unico augurio che ci possiamo fare in questa Pasqua 2020.