Lo sport come strumento di inclusione sociale, come collante tra diversamente abili e normodotati. È il senso dell’iniziativa organizzata dalla sezione di Termini Imerese dell’Aiga, l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, nell’ambito del Consiglio Direttivo Nazionale in corso a Cefalù, che ha messo a confronto avvocati e atleti.
Si è discusso di diritto allo sport e degli strumenti di tutela «con un approccio che non è soltanto tecnico e giuridico ma anche etico – ha spiegato l’avvocato palermitano Filippo Costanza, coordinatore del Dipartimento Sport della Fondazione Bucciarelli e moderatore del convegno – le diversità non sono soltanto fisiche ma possono essere anche di natura psicologica e la presenza di atleti diversamente abili ha consentito di rivolgere ai professionisti le loro esigenze di tutela.
Compito della giovane avvocatura è quello di approfondirli e magari stilare un documento da inserire anche in un disegno di legge per garantire maggiori possibilità di inclusione non soltanto nello sport ma in tutti gli ambiti sociali».
A fare gli onori di casa dell’iniziativa, che si è tenuta nella Base Logistica dell’Esercito, è stata il presidente di Aiga Termini Imerese, l’avvocato Nina Minneci, che ha coordinato i lavori a cui ha assistito anche il Presidente del Tribunale di Termini Imerese, Raimondo Lo Forti: «Quello affrontato è un tema attuale e importante – ha detto – si parla di diritto allo sport, diritto alla solidarietà e al rispetto sociale. Lo sport è un momento di aggregazione non solo per gli atleti, è un momento di pace tra i popoli. Prendiamo ad esempio gli ultimi Giochi Olimpici invernali che sono stati l’occasione per un riavvicinamento tra le due Coree, base di partenza per l’incontro tra il leader nordcoreano e il presidente degli Stati Uniti».
«Per noi di Aiga Termini Imerese – ha detto l’avvocato Claudia Di Gati, vicepresidente e coordinatrice Aiga della Sicilia Occidentale – è un onore avere tanti colleghi da tutta Italia a confrontarsi su un tema delicato come la disabilità nel campo sportivo. È una grande occasione di crescita per sensibilizzare gli avvocati su temi che purtroppo sono spesso dimenticati sia a livello legislativo che professionale».
«Sport non è solo spettacolo, denaro, successo – ha aggiunto il presidente nazionale di Aiga, avvocato Alberto Vermiglio – è la parte sana dello sviluppo della persona, stimolo per corpo e mente, valori superiori che formano un uomo. Oggi il diritto allo sport deve essere la capacità di guardare al futuro anche con interventi fattivi delle istituzioni che consentano di dare uguaglianza non solo davanti alle leggi».
«Lo sport paralitico – ha detto l’avvocato Giuseppe Canzone, delegato provinciale del Coni – vive una giovinezza sconvolgente. E il campione paralimpico prima di vincere la sfida sportiva ne ha vinto una ancora più importante, nella vita. Ci sono una serie di possibilità che possono essere sfruttate, sia in soccorso delle famiglie che delle strutture, non sempre sono all’altezza in termini di sicurezza».
La tavola rotonda ha vissuto dei contributi e delle esperienze di chi vive il mondo paralimpico. A cominciare da Alessandro Arcigli, delegato Coni di Messina e commissario tecnico della nazionale italiana paralimpica di tennistavolo alle Olimpiadi. «Lo sport – ha detto Arcigli – è la massima espressione della vita, di quel diritto a vivere, non a sopravvivere. Avere avuto un incidente non significa essere morti, ma avere iniziato una nuova vita. Analizzare lo sport dalla parte dei più deboli ci aiuta ad analizzare il resto della vita. Bisogna garantire l’accessibilità allo sport».
L’esperienza diretta è quella di Roberta Macrì, campionessa italiana di sollevamento pesi. «Si parla di diritto allo sport ma spesso ci viene negato. Prima, infatti, lottiamo contro noi stessi, contro le strutture che non ci permettono di praticare sport e tutto il sistema. Per questo, per noi, raggiungere un obiettivo è una vittoria maggiore. E dietro una vittoria ci sono gli allenamenti, la dieta, lo psicologo. Ci sono tanti sacrifici».
Non solo pesi, Roberta Macrì non nasconde la passione per il primo amore, la danza. «Provo a trasmettere i miei messaggi di vita, che nulla è impossibile, basta volerlo.
Abbiamo così creato una coreografia che racconta la mia vita perché lo sport è la forza in più per affrontare la vita». Insieme a Roberta Macrì, anche Davide Migliore, campione italiano ed europeo di judo che col sorriso ha trasmesso l’emozione e la passione che lo sport gli regala ogni giorno.