Il mondo di Giacomo Sereni si regge su pochi assiomi basilari: c’è il bene e c’è il male, il crimine e l’onestà, il sacrificio e la lotta alle sopraffazioni. Carabiniere per vocazione, il suo idealismo si infrange contro l’esito del processo al Capitano Ultimo in seguito alla cattura del boss dei boss, Totò Riina…
Come si è svuotata la città, di gente ma soprattutto di senso. A Giacomo non sembrava vero che quella era la stessa metropoli che lui immaginava da bambino quando durante le vacanze estive, nella sua Noto, arrivavano i siculi – settentrionali, come li chiamava suo padre con un pizzico di ironia. Oggi da barbone ci arrivava a scoprire il Nord un po’ impacciato e, come allora, gli sembrava di trovarsi all’estero, piuttosto che in Italia. Cosa avrebbe detto suo padre adesso? Il suo disagio era evidente, un libro aperto con pagine scritte in un linguaggio crudo. La pelle non era più la stessa, figurarsi il volto. Ma le sue ferite più profonde erano gli occhi: aveva visto troppe cose storte per non subirne le conseguenze. E soprattutto era un disertore agli occhi del Paese.
Alle dieci del mattino vagava per le strade, c’erano ragazze e ragazzi delle periferie, i futuri adulti che tanto per cominciare quella mattina avevano saltato la scuola, come probabilmente erano solito fare quasi ogni giorno; giovani che sarebbero divenuti i futuri nuovi poveri perché non avevano prospettive e già sapevano di non averne, altrimenti non avrebbero avuto occhi così vuoti, avrebbero avuto delle cose da dirsi tra di loro. Invece a malapena articolavano monosillabi, percorrendo il territorio forti di senso senza riuscire a dargliene, a darsene, uno nuovo di senso. Erano come lui, a Milano, in una grande piazza del Nord, senza sapere perché: le fabbriche continuavano a licenziare, loro in quella metropoli che si aspettavano di trovare? Sicurezza? Lavoro? Istruzione? Servizi? Un pezzo di Stato fondato sull’articolo 1 della Costituzione?
Magari per campare sarebbero diventati venditori. Un esercito di venditori di idee, teorie, proposte, stili che non vedranno mai uno sbocco nella quotidianità. Perché la società è chiusa, non accetta chi è diverso, un diverso per scelte e costumi. E così disorientati, i ragazzi vagavano come tra cielo e terra, senza saper volare, senza sapere nemmeno camminare, in una città di fantasmi che al primo calare del buio sembrava un perfetto set cinematografico: ciak, si gira, città industriale del Nord, scena prima! Ineluttabile. La grande città sembrava a Giacomo un contenitore vuoto per esodi intercontinentali.
E mentre osserviamo questo esercito di trentamila scomparsi non perdiamo di vista Giacomo. La storia del mistero di un uomo che diserta dai suoi doveri. Uno strano mistero, pieno di contraddizioni e di lati oscuri, perché Giacomo è diventato suo malgrado un giallo per i suoi colleghi e superiori. La sua fuga è un mistero che va chiarito.