Giovanni Paolo II forse è stato l’unico Papa che ha saputo parlare ai giovani, che è stato capace di coinvolgerli nella vita della Chiesa. E visto che da molto tempo il nostro Occidente è attraversato da una vera e propria emergenza educativa, sarebbe opportuno studiare, capire, come questo grande pontefice sia riuscito ad avere un rapporto privilegiato con una moltitudine di giovani di tutto il mondo. Forse con questo intento è stato scritto e curato un importante studio sul rapporto di Papa Wojtyla e i giovani, ci ha pensato un sacerdote di Caltanissetta, padre Salvatore Rumeo.
Il libro è “Giovanni Paolo II e i Giovani insieme”, sottotitolo: “un incontro che non dimenticheremo mai”. Pubblicato da Edizioni del Seminario nel 2008. Sono convinto che il ricco Magistero di Giovanni Paolo II non vada riscoperto solo nell’ambito cattolico, ma può essere una risorsa anche per il mondo laico, in particolare per quello della cultura, della scuola, della politica. Pertanto, il testo di don Rumeo, nonostante sia datato, è uno studio che merita attenzione per la sua accurata e scrupolosa documentazione sull’argomento, come si evince dall’ampia bibliografia. Certo non è facile recensire un’opera così poderosa di ben 853 pagine, il mio è un tentativo.
Il testo mi è stato donato in questa estate dall’amico Alberto e per questo non ho avuto il tempo per fare una presentazione esauriente nella mia “Antologia di testi critici” sul grande Papa polacco. Tento di farlo adesso. Il testo è stato prefato da S. Em. Card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, introdotto da monsignor Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta e dal compianto don Riccardo Tonelli, salesiano.
L’opera si compone di cinque parti, in nove capitoli. Nella prima parte, lo sguardo è rivolto alla fisionomia del giovane di oggi e mira a coglierne il rapporto, all’interno della società, con l’esperienza religiosa e la fede. Vengono presentate le indicazioni della Chiesa italiana, con le linee programmatiche per il futuro, partendo dal Concilio Vaticano II.
La seconda parte, formata da tre capitoli, illustra la sollecitudine pastorale del Pontefice: il lavoro apostolico che ha preceduto il pontificato, il Programma di Giovanni Paolo II, e gli ultimi giorni del suo pontificato. Per comprendere meglio il significato del dialogo di Giovanni Paolo II con i giovani e il fare pastorale, don Rumeo ha dato spazio alla visione dell’uomo nel magistero del Papa. Ampio spazio ai discorsi magisteriali, rivolti alle Conferenze Episcopali e agli interventi diretti in occasioni delle visite alle diocesi del mondo, alle associazioni, ai movimenti.
La terza parte dà ampio spazio alle GMG, intuizione profetica del Santo Padre, evento di convocazione giovanile e, nello stesso tempo, sorgente e luogo privilegiato per una seria e valida catechesi giovanile. Le Giornate sono stati eventi straordinari di grande rilievo che hanno rilanciato la missione della Chiesa nel cuore dei giovani.
La quarta parte della ricerca si è puntata l’attenzione sulle catechesi pontificie, sui contenuti e sulle varie sfide cui è sottoposto il mondo giovanile. Nella quinta e ultima parte, partendo dal Convegno Ecclesiale di Palermo si è voluto tracciare quasi un percorso ideale di formazione, comunione, missione e spiritualità, indispensabile per la formazione del giovane cristiano. Per fare questo immenso e certosino lavoro il sacerdote ha consultato diversi testi pontifici, la lettura di alcune opere biografiche, di articoli e dossier di riviste specialistiche, in particolare per le fonti ha utilizzato le opere edite dalla Libreria editrice Vaticana, Insegnamenti di Giovanni Paolo II (IGPII, LEV) e Insegnamenti di Benedetto XVI (IBXVI, LEV).
Con il Sessantotto la Chiesa aveva perso i giovani, Papa Wojtyla lancia la sfida per recuperare, per far avvicinare i giovani alla Chiesa, a Cristo, certamente è stata una scommessa. Dopo qualche settimana dalla sua elezione a Pontefice, Wojtyla pronunciava parole storiche e significative: “IL Papa vuole bene a tutti, ad ogni uomo e a tutti gli uomini, ma ha una preferenza per i più giovani, perché essi avevano un posto preferenziale nel cuore di Cristo”. I giovani sono la speranza della Chiesa e della società. Rivolgendosi ai giovani, esprimeva tutto il suo amore per loro in tre pensieri: “Cercate Gesù, “Amate Gesù”, “Testimoniate Gesù”. Un linguaggio chiaro e coinvolgente. Questo era il suo programma per i giovani. Seguendo l’esempio di Cristo, Giovanni Paolo II non ha mai smesso di incontrare i giovani, dedicava sempre a loro un appuntamento in ogni viaggio. E’ stato un uomo coraggioso nel cercare i giovani e nel parlare ai giovani. E’ riuscito ad intercettare il linguaggio dei giovani, non è fuggito davanti a loro, egli sapeva che i giovani senza Cristo, non avrebbero mai potuto trovare il senso della vita, mai potuto assaporare la verità affascinante dell’amore.“Oggi i giovani hanno bisogno di eroi come Giovanni Paolo II e non vogliono vivere in modo superficiale”. IL Papa invita a fare attenzione ai gruppi, ai movimenti ecclesiali, sono diversi gli interventi su questo argomento. Ha colto nel segno, un articolo de L’Osservatore Romano: “Giovanni Paolo II si presenta ai giovani con umiltà e verità. Umiltà che non vuol giammai schiacciare o assoggettare con una autorità che si impone, ma, piuttosto, conquistare e convincere facendo appello a ciò che c’è di più nobile e genuino nei giovani. Giovanni paolo II non inganna mai. Preferisce interpellare i giovani a nome di un ideale elevato, denunciare le loro debolezze e cedimenti; richiama alla serietà e al sacrificio; propone loro mete esigenti”. Il Papa ha sfidato i risultati delle ricerche sociologiche e dei sondaggi che descrivono una situazione negativa delle giovani generazioni. Ricordo negli anni ‘70, subito dopo il Concilio, negli ambienti dell’Azione Cattolica che io frequentavo, notavo una certa paura, c’era come un tabù da superare per quanto riguarda l’approccio verso i giovani. Wojtyla invece ha fiducia nei giovani, in essi vede una grande potenza profetica. Del resto, sottolinea Rumeo, “l’età giovanile è sempre connotata dalla tensione verso alti ideali: la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e la solidarietà. E’ l’età che precede e prepara gli anni delle decisioni e delle scelte”. Il Papa desidera coinvolgere i giovani, nella grande opera della nuova evangelizzazione del mondo contemporaneo, desidera che loro diventino protagonisti e missionari.
Più volte nel libro si dà spazio al carismatico pontificato di papa Wojtyla, al suo agire comunicativo. “Egli non è stato il Papa del governo della Chiesa, ma della visione […] Esso ha significato l’avvio di una nuova fase della storia del papato. Egli non è stato né il Papa del tradizionalismo, né quello del progressismo”. Tra le principali caratteristiche del Pontificato di Giovanni Paolo II individuiamo il rafforzamento della dimensione universale del cattolicesimo. Il suo essere un Papa missionario, per questo è stato un Papa itinerante. Si è reso visibile, presente a tutti, in ogni orizzonte. Ha reso vicini tutti i popoli. Il giornalista Giuseppe Mazza, lo definisce, “il Papa delle comunicazioni: il papa comunicativo e comunicante, capace cioè sia di usare gli strumenti a sua disposizione, sia di fare di se stesso la migliore comunicazione in assoluto […]”. Anche per il giornalista De Carli, Papa Wojtyla è “un comunicativo nato, che non ha mai seguito le regole pratiche della comunicazione. Non ha mai guardato le telecamere, ma con la sua disinvoltura ha fissato gli sguardi della gente ed è riuscito a dominare le moltitudini. E’ stato sempre se stesso: mediatico e carismatico insieme, non ha mai abdicato alle sue idee. Capace di commuoversi sino alla tenerezza”. Per don Salvatore, “nessun Papa del Novecento ha insistito più di Giovanni Paolo II nel creare iniziative e compiere gesti all’esterno della Chiesa”. Basta leggere i numeri dei suoi viaggi, raduni, congressi, incontri. Il testo di Rumeo accenna ad alcune tappe che hanno permesso il ventennale cammino delle GMG di Giovanni Paolo II con i giovani, in particolare ricorda la “Lettera ai Giovani e alle Giovani del mondo”, dove il Papa parla ai giovani in forma personale, da amico e padre. “E’ un testo straordinario – scrive Rumeo – che dovrebbe diventare un vademecum per tutti i giovani e gli operatori di pastorale giovanile”. Le GMG sono incontri provvidenziali dei giovani con Dio, sono strumento forte di evangelizzazione del mondo giovanile.
Giovanni Paolo II ha indicato la via, ha saputo condurre i giovani a Cristo. La sua proposta è stata chiara ed esigente, senza sconti. Ha saputo cogliere le preoccupazioni e i problemi di tutti senza cadere in falsi moralismi. Ha proposto il vangelo di Cristo e la via della Croce per il raggiungimento della felicità.
Per don Rumeo, Papa Wojtyla, “E’ stato il pedagogo del mondo”, mai una predica noiosa, le sue parole sono state sempre una lezione magistrale. Il Papa ha sempre voluto bene i giovani, e loro l’hanno ricambiato di slancio, in ogni occasione. Ad ogni GMG il Papa chiedeva ai giovani: “Che cosa siete venuti a cercare? O, meglio, chi siete venuti a cercare? La risposta non può essere che una sola:siete venuti a cercare Gesù Cristo”.
Giovanni Paolo II sa che l’uomo moderno vive e sperimenta l’angoscia, causata da una reale perdita di senso dell’essere uomo. In questa situazione si colloca la proposta di speranza del Papa. Per Giovanni Paolo II la questione antropologica è questione religiosa. “Una società senza Dio riduce l’uomo ad una tessera anonima della società terrena. L’uomo non può allontanarsi dal grembo vitale di Dio”. Il Papa è abbastanza critico della cultura contemporanea, atea e laicista, che ha rotto i rapporti con Dio. Chi organizza il mondo contro Dio, lo organizza contro l’uomo stesso. Questo significa che la domanda religiosa è inestirpabile perché appartiene alla natura dell’uomo.
I discorsi e gli interventi magisteriali sui giovani, costituiscono oggi una miniera inesauribile da esplorare e da analizzare, è una ricerca utile, necessaria e urgente per la Chiesa universale. Don Rumeo accenna ad alcuni interventi del papa sull’argomento, in particolare nel Quinto capitolo vengono proposti gli “interventi diretti ai giovani”. Qui il testo propone una grande mole di interventi discorsi e messaggi di Giovanni Paolo II a cominciare dei discorsi ai giovani europei. Ha avuto parole di speranza e di pace per tutti, in ogni angolo del Continente europeo. Don Salvatore ricorda quello rivolto ai giovani siciliani nello stadio “Esseneto” di Agrigento, a quelli di Piazza Maggiore a Bologna. E poi ai giovani polacchi, della sua terra, a quelli francesi, spagnoli, ai portoghesi, inglesi, irlandesi, e poi ci sono quelli degli altri continenti, a tutti il Papa ha lanciato sempre una sfida solida e impegnativa: “solo in Cristo e con Cristo si giunge alla vittoria”. Di particolare significato sono i discorsi rivolti ai giovani delle associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali, don Rumeo ne presenta alcuni.
La Terza Parte del libro viene dedicata alle Giornate Mondiali della Gioventù: la catechesi e il cuore del Pastore.
“Nessuno ha inventato le Giornate Mondiali dei Giovani. Furono proprio loro a crearle. Quelle Giornate, quegli incontri, divennero da allora bisogno dei giovani di tutto i luoghi del mondo”, ha scritto il Papa in “Varcare la soglia della Speranza”. Tuttavia si deve all’intuizione e alla sollecitudine pastorale del grande Papa, l’istituzione di quell’idea così moderna, comunicativa, sconvolgente, originale e innovativa che ha stravolto e rivoluzionato il rapporto tra la Chiesa e il mondo giovanile in questi ultimi decenni. In pratica, Giovanni Paolo II ha segnato, con il suo magistero, una via nuova nel campo della Pastorale Giovanile. Il Santo Padre ha scommesso sulle nuove generazioni: “non siate, dunque, passivi; assumetevi le vostre responsabilità in tutti i campi a voi aperti nel nostro mondo”. Le GMG, sino ad oggi, hanno visto coinvolti milioni di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, in un pellegrinaggio vissuto fra mille difficoltà. “Sono state il vento dello Spirito per una nuova primavera della Chiesa”. Certamente sono state il vento di Karol Wojtyla.
Anche se occorre precisare come ha fatto don Rumeo, che le GMG, “non sono la risposta alle numerose problematiche legate alla pastorale giovanile, non costituiscono la soluzione magica che risolve tutti i problemi […]”.
Il testo del sacerdote nisseno racconta la storia della nascita della prima GMG, l’anno cruciale è il 1985 e soprattutto il tutto parte dalla “Lettera Apostolica ai Giovani e alle Giovani del Mondo”. La prima edizione si svolse a Roma il 23 marzo 1986 e l’ultima a cui partecipò Papa Wojtyla, fu quella di Toronto nel 2002. Don Rumeo ci offre alcuni interessanti particolari di queste giornate dove i protagonisti sono i giovani con il Papa polacco. Significativa la Giornata di Santiago de Compostela (15-20 agosto 1989) ai piedi del santuario di san Giacomo, il Papa pellegrino ricorda le radici cristiane dell’Europa, la Cristianità. Poi la VI giornata nel 1991a Czestochowa nella sua Polonia, presso il santuario della Madonna Nera, cuore della fede e centro propulsore dell’identità e della coscienza nazionale del popolo polacco. Entusiasmante è la XV GMG, quella di Roma, durante il grande Giubileo del 2000. I giovani radunati a Tor Vergata: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo”, con queste parole di S. Caterina da Siena il Papa esorta i giovani a evangelizzare il mondo. Don Rumeo ci invita a fare attenzione all’evento di Roma, “O Roma felix”, sottolineando il luogo-città, “dove la fede cristiana si è radicata nel tessuto culturale e vitale, grazie alla testimonianza degli Apostoli Pietro e Paolo e la testimonianza dei martiri; ‘città santuario’ dove vive e opera una comunità ricca di tradizione di memorie […]”. Il raduno di Tor Vergata, uno spettacolo unico e impressionante. Uno spettacolo che Roma non dimenticherà mai, come dirà il Papa durante la Veglia. I giovani che cantano in coro con le parole dell’Inno della GMG: “Siamo qui, sotto la stessa luce, sotto la sua croce, cantando ad una voce: E’ l’Emmanuel, l’Emmanuel, l’Emmanuel”. La croce, dall’alto dei suoi trentasette metri, svetta ed orienta i giovani di Tor Vergata. E il Papa entusiasta di questi giovani con il loro “chiasso” che colpisce Roma, arriva a dire, recitando un proverbio polacco: “se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane”, e così anche il Papa deve diventare giovane.
Giovanni Paolo II ha dimostrato che anche in un tempo come il nostro, con un apparente disinteresse dei giovani verso la fede. Per don Rumeo c’è un dato oggettivo da rilevare, dagli Stati Uniti a Manila, come a Parigi o a Roma, “coloro i quali sono stati spiazzati dalla forte testimonianza di fede di questi ragazzi sono stati gli osservatori più scettici”. Ciò che emerge forte dal Giubileo dei giovani, è il coraggio di parlare alle nuove generazioni, c’è una sete spirituale che deve essere incanalata verso Gesù Cristo.
Rumeo individua una particolare metodologia di approccio al mondo giovanile da parte di papa Wojtyla, al centro ci sono i “laboratori della fede”, dove si trasmettono ai giovani non dubbi, ma speranze e certezze. I giovani sono protesi verso una tensione ideale: cercano la verità, il senso della propria vita, anelano alla felicità, alla giustizia, vogliono realizzarsi. Il testo propone interessanti e spunti brillanti per capire le ragioni, le mete delle GMG, lo stile che assumono le GMG. Non posso dilungarmi troppo, ho già abusato troppo della vostra attenzione. Sarebbe interessante soffermarsi sui singoli messaggi che il Papa dedica ad ogni GMG. Giovanni Paolo II è stato il cantore della speranza e dell’amore, in un mondo che ricerca ancora maestri e testimoni, uomini veri e credibili. E proprio il nostro Papa con la sua vita e il suo continuo pellegrinare ha segnato la storia del nostro tempo. Ha dato speranza a interi popoli, poveri, oppressi, uomini e donne in cerca di umanità e di pace.
Oggi proprio mentre ero al computer a scrivere per completare la recensione del libro di don Salvatore Rumeo, gli amici siciliani di Alleanza Cattolica danno la notizia che don Rumeo è stato nominato vescovo della Diocesi di Noto in provincia di Siracusa. Sarà stato un segno profetico o una semplice casualità?
DOMENICO BONVEGNA
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