Troppo spesso la figura di Papa Francesco suscita reazioni contrastanti sui social, sui mass media in genere. Da una parte certe frange che si definiscono ultra tradizionalisti, lo criticano aspramente per le sue “sparate”, dall’altra, capita che un certo mondo laicista arriva ad adularlo, facendolo diventare addirittura un paladino del partito del politicamente corretto.
Vorrei segnalare ad entrambi gli schieramenti, che nelle scorse settimane, il Papa ha dato due segnali di testimonianza forte, che pochi giornali hanno ripreso. Il primo segnale è la beatificazione di ben 127 religiosi, uomini e donne, uccisi in “odium fidei”, dagli anarco-comunisti, durante la guerra civile spagnola tra il 1936 e il 1939. L’altro episodio è una lettera che il Santo Padre ha inviato a una parlamentare argentina di centrodestra per congratularsi della sua battaglia contro la legalizzazione dell’aborto in Argentina.
Per la prima notizia utilizzo un intervento del settimanale Tempi del 27 novembre scorso (Twitter censura tutti, tranne chi vuole bruciare i preti in Spagna di Caterina Giojelli)
Per la seconda notizia l’intervento del quotidiano Libero del 29 novembre (L’Anatema del Papa. “I ginecologi abortisti sono dei Killer prezzolati”, di Fausto Carioti).
Intanto la giornalista descrive le appartenenze dei 127 religiosi partendo da Medina, un sacerdote che, «morì, insieme a 14 confratelli alle porte del cimitero di Castro del Río, proclamando la propria fede con con l’espressione “Viva Cristo Rey” e perdonando i suoi uccisori; morì della stessa morte brutale e violenta inflitta a 79 sacerdoti, 5 seminaristi, 3 frati francescani, 1 religiosa e 39 fedeli laici, di cui 29 uomini e 10 donne, i cui eccidi si verificarono in tre vicarie della diocesi di Córdoba negli anni della Guerra Civile.
«L’odium dei fu il motivo prevalente dell’agire dei persecutori – ha scritto la Congregazione delle cause dei santi -. I Servi di Dio furono assassinati perché cattolici; alcuni erano impegnati in attività ecclesiastiche o erano membri di associazioni come l’Azione Cattolica o l’Adorazione Notturna del Santissimo Sacramento. La ferocia non colpì solo le persone, ma si riversò anche su oggetti sacri e luoghi di culto».
Peraltro il giornale cattolico rileva un altro particolare inquietante, mentre veniva annunciata questa beatificazione, nello stesso tempo, cresce sui social (e non solo) una campagna d’odio indisturbata. La Giojelli fa riferimento a una campagna d’odio apparsa su twitter con uno slogan più aberrante: “FuegoAlClero”. Di fronte a questa aggressione mediatica, si denuncia il silenzio di Twitter. «Centinaia di sconcertati hanno chiesto a Twitter se tali messaggi non incitassero all’odio violando gli sbandierati standard dell’azienda volti a punire chi promuove «odio, violenza, attacchi e minacce sulla base di razza, etnia, origine nazionale, casta, orientamento sessuale, sesso, identità di genere, affiliazione religiosa, età, disabilità o malattia gravi e incitare ad altri danni sulla base di queste categorie».
A fronte di questa aggressione nei confronti della Chiesa spagnola, nella Spagna governata dai socialisti e da Podemos, c’è chi comprende questo odio sui social, si tratta di Beatriz Gimeno, neoeletta direttrice dell’Istituto per le donne: «Il profondo disgusto che molte persone provano qui per la Chiesa cattolica è giustificato» ha scritto la Gimeno, «era un’istituzione così odiata dalla classe lavoratrice, dai contadini e dalla maggioranza degli intellettuali che, appena si è accesa la scintilla, la gente è accorsa a bruciare le chiese». Si capisce allora meglio l’ondata di tweet sui preti “ladri” e “pedofili”, le chiamate a “bruciarli vivi” o le immagini di tonache in fiamme diventati virali. Il testo poi si sofferma sui tanti casi di Cristianofobia in Europa, nel più completo silenzio dei media, ma ci occuperemo in un’altra occasione dell’argomento.
La seconda notizia: il 22 novembre scorso il Papa argentino scrive un’interessante lettera a Victoria Morales Gorleri, parlamentare argentina di centrodestra e cattolica, soprannominata dalle sue parti «la diputada del Papa». È anche la portavoce del gruppo di donne dei quartieri popolari di Buenos Aires che assieme a molti altri è scesa in piazza per fermare la legge sulla legalizzazione dell’aborto che sarà discussa da martedì nella Camera dei deputati argentina. Sono parole che colpiscono, quelle scritte da «Francisco» alla «querida Vicky».
«Non solo il Papa prende posizione contro il progetto del governo e benedice con linguaggio d’altri tempi le battagliere protagoniste di questa “marcia per la vita” («la patria è orgogliosa di avere donne così»), mostrando nella propria terra una volontà di ingerenza politica che non si è vista né in Italia né altrove. Ma lo fa in un modo che non ammette relativismi, agli antipodi del «chi sono io per giudicare?» che gli abbiamo sentito dire in altre occasioni».
Per quanto riguarda il problema dell’aborto, il Papa scrive: «bisogna tenere presente che non si tratta di una questione primariamente religiosa, ma di etica umana, anteriore a qualsiasi confessione religiosa». E fa due domande: «È giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? È giusto assoldare un sicario per risolvere un problema?».
Sono frasi molto pesanti, riferite in particolare, ai ginecologi che praticano aborti e che sono paragonati dal pontefice a «sicari», assassini a pagamento che si mettono a disposizione di chi vuole rimediare al problema di una gravidanza indesiderata. E dunque la madre che li assolda è mandante di un omicidio. Carioti osserva a questo proposito: «Nessun politico italiano che si oppone all’aborto ha mai usato un linguaggio tanto cruento. Non è la prima volta, peraltro, che il pontefice interviene così: identiche parole furono da lui pronunciate in piazza San Pietro durante l’udienza di mercoledì 10 ottobre 2018».
In conclusione Carioti pone ai lettori delle interrogazioni: come mai nessuno si indigna su queste parole del Papa, e le femministe nostrane dove sono? Se l’avesse dette Benedetto XVI? Ci sarebbe stato questo silenzio? Eppure tutti i giornali argentini ne parlano, «da noi la cosa è stata seguita solo dal vaticanista Sandro Magister, sul proprio sito, e da qualche samizdat cattolico online. Tutti gli altri preferiscono concentrarsi sulla lettera di condoglianze che il Papa ha inviato alla famiglia di Diego Armando Maradona: quella sì che è una notizia».
Naturalmente noi comprendiamo benissimo questo silenzio. Fare cassa di risonanza a questa forte testimonianza di papa Francesco, per la sinistra, significava rompere quel mito, quel “giocattolo”, costruito del Papa progressista e di sinistra.
DOMENICO BONVEGNA
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